Capitolo 2

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Capitolo 2

"Norah." Sentii il mio nome mormorare da qualcuno.
"Norah, svegliati!" di nuovo quella voce.
"Norah, sono la mamma, devi andare a scuola, forza!" Sobbalzai all'ennesimo bussare. Mia madre mi stava chiamando, ed io ero mezza addormentata con Graham sul mio letto. Se avesse saputo che dormiva qui, mi avrebbe vietato di vederlo, ecco perché chiudevo la porta di camera mia a chiave. Proprio per evitare che Graham dovesse tornare a casa, da suo padre.
«Sono sveglia!» la informai.
"Posso entrare?" domandò.
«Ehm..sì un attimo.» urlai, cercando di svegliare Graham. Lo scossi un paio di volte fino a quando non aprì i suoi occhi azzurri. «Buongiorno.» sussurrò stiracchiandosi.
«Devi andare.» spiegai a bassa voce.
"Norah, va tutto bene lì dentro?" Graham si alzò di scatto, infilandosi velocemente la maglia.
«Sì, arrivo!» risposi irritata.
«Ti aspetto giù.» mi informò Graham. Annuii, facendolo uscire dalla finestra. Andai verso la porta e l'aprii.
«Finalmente!» tuonò severa. Risi.
«Ti sei divertita ieri sera?» domandò subito dopo. Se il concetto di "divertirsi" era curare le ferie che il padre di Graham gli procurava a causa dell'alcol, c'era qualcosa che non andava.
«Sì.» mormorai.
«Sì? E basta?» incalzò, sistemando il letto.
«Sì, molto.» aggiunsi facendole mezzo sorriso.
«Sei uscita con Graham?» annuii «Non credi di passare troppo tempo in sua compagnia? Cioè, non che mi dispiaccia, è davvero un caro ragazzo, ma dovresti avere anche qualche amica.» spiegò, preoccupata.
«Ho Beatrice.» sbottai.
«Uh, Beatrice Morgan, okay.» esclamò agitata.
«Che c'è adesso?» sospirai.
«Nulla, Norah.» mormorò distratta.
«Mamma, rispondi.» l'obbligai. Lei sistemò il lenzuolo, stando bene attenta a non incontrare i miei occhi.
«..è che stai diventando una donna. Ho paura che Graham possa portarmi via la mia piccola.» la sua dolcezza infinita mi toccò il cuore, erano le solite paure che una mamma aveva. «Sai, ora che Joy si sta per sposare con Richard, sono un po' triste. Lei andrà a vivere in una nuova casa e si creerà una nuova famiglia.» Mia sorella Joy si stava per sposare, mi ero persa un bel po' di cose ultimamente, non parlavamo più molto spesso come qualche anno fa. Eppure era la prima a provarci con Graham quelle poche volte in cui si incrociavano. Forse lo faceva per gioco, per infastidirmi. Non lo sapevo di preciso. Ma Richard Stevens era un uomo importante, un avvocato prestigioso che avrebbe reso papà molto felice della scelta di Joy. Lasciava la nostra casa all'età di 25 anni, il tempo giusto per spiccare il volo. Katy, invece, aveva 23 anni, e faceva la commessa in un centro commerciale. Nessuno era contento della sua scelta, ma tutti l'appoggiavamo. Ed infine c'ero io. Norah May Alcott, 18 anni, e con uno splendido futuro alla Ocean Falls's University. Sarei diventata una biologa marina, e avrei viaggiato tanto per salvare tutte le creature dell'oceano. Questo era quello che sognavo, ma chissà, la realtà era un'altra.
«Norah, vorrei darti una cosa.» la voce di mamma mi fece riprendere contatto con la realtà. Fece scivolare la sua mano in tasca ed estrasse sotto il mio sguardo una chiave. «E' la vecchia casa di Zia Morgana, quella sulla spiaggia. Ora che andrai all'università credo che ti servirà un posto tutto tuo, e che sia vicino, così dovrai andare semplicemente a piedi e svoltare l'angolo.» sorrise, ma non era molto contenta di quello che mi stava dicendo. «Insegui il tuo sogno, Norah. Io e papà siamo felici di poterti aiutare.» Gli occhi iniziarono a bruciarmi dall'emozione. Volevo piangere, e diamine se lo feci tra le sue braccia.
«Grazie, grazie, grazie!» esultai entusiasta.
«Perché non vai dopo la scuola? C'è molto lavoro da fare lì.» mi consigliò facendomi l'occhiolino. Accettai volentieri e presi la chiave. Le diedi un bacio sulla guancia e scesi giù.
"La tua colazione è sul tavolo, stai attenta mi raccomando!" la sentii urlare dal piano di sopra.
«Okay!» mormorai con un biscotto al cioccolato in bocca, il mio stomaco brontolava da un po', visto che ieri sera avevo saltato la cena. Raccolsi lo zaino da terra, e presi il sacco con la colazione dentro. Io non mangiavo la mattina, ma facevo credere a tutti che portassi il cibo a scuola per poi consumarlo lì prima della lezione. In realtà lo davo a Graham, che a volte restava a digiuno.
«Ciao!» esultai entrando in macchina. Gli consegnai la colazione.
«Uhm, cornetti caldi appena sfornati!» esclamò eccitato. Ne prese uno e lo portò alla bocca, dandogli un morso enorme.
«Hai fame stamattina, eh?» rise annuendo. «E' successo qualcosa con tua madre?» domandò preoccupato.
«Qualcosa di bello.» sussurrai ancora incredula.
«Racconta!» mi incitò, continuando a mangiare.
«Mi ha consegnato la chiave della casa sulla spiaggia di Zia Morgana. E' a pochi passi dall'università. Vuole che la sistemi e ci vada a vivere dopo il diploma.» potei leggere lo stupore sul suo viso.
«E' stupendo, May! Almeno mi risparmierò la fatica di salire quelle maledette scale.» disse sarcastico.
«Credo che dovrò abituarmi ad averti in mezzo alle scatole, Graham.»
«Puoi ben dirlo! Ti torturerò per il resto dei tuoi giorni.» rispose divertito, con voce profonda. Le sua mani furono sui miei fianchi, muovendosi freneticamente. Sapeva che era il mio punto debole, dove mi facevo il solletico.
«Basta!» mugugnai, lui continuò «Ti prego, Graham!» dissi tra le risate. Finalmente finì la sua tortura, tornando a suo posto.
«Questo era solo per ricordarti che non ti sbarazzerai mai di me.» brontolò deciso. Mise in moto l'auto, dirigendosi verso il liceo.
«Quindi, questo significa che oggi pomeriggio mi aiuterai a pulirla, giusto?» domandai.
«E' una pretesa, o solo una richiesta d'aiuto?» ci pensai un po' su'.
«Una pretesa.» Graham rise.

May - May 2Место, где живут истории. Откройте их для себя