Capitolo 5

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Capitolo 5 - May 2

Graham

La cena con i genitori di May era andata piuttosto bene, a parte le occhiatacce di sua sorella Joy e del suo futuro marito Richard.
Da quando avevo deciso di rivolgermi ad un avvocato per parlare della mia situazione, di mio padre e di quei fottuti malviventi che mi minacciavano, Joy mi odiava. Sì, perché quell'avvocato che doveva aiutarmi era il suo futuro coniuge. Non potevo crederci, Richard ne aveva parlato con Joy perché di fatto c'era di mezzo anche May. La prima cosa che avevo detto a Richard durante il nostro incontro era che lo stavo facendo per May, perché l'amavo più della mia stessa vita e qualcuno doveva sapere tutto della situazione qualora io non ne fossi uscito vivo. Aveva promesso di aiutarmi, ma dovevo stare molto attento a non rivelare la situazione a May e di non metterla in serio pericolo, se no mi avrebbe ucciso con le sue mani. Quella volta deglutii a fatica alle sue minacce ma sapevo in fin dei conti che voleva bene a May proprio come un fratello maggiore e lei era in mani sicure. Dopo un lungo confronto, Richard aveva deciso di prenderci il tempo necessario per raccogliere le prove adatte per incastrare Joker e dare una riduzione della pena a mio padre nell'eventualità che fosse stato sbattuto il galera. Non gli raccontai la mia storia, non gli dissi che era da quando ero piccolo che mi picchiava, volevo solo che quella situazione si sistemasse il prima possibile. Nel frattempo dovevo sopravvivere solo agli incontri clandestini e alle domande insidiose di May.
«Joy ti guarda come se fossi un mostro». Ridacchiò dolcemente mentre io fermai la macchina proprio davanti a casa nostra. Lei fece per scendere, così la seguii fino a dentro. Amavo condividere uno spazio così piccolo ed accogliente con lei, mi sentivo sul serio protetto e a casa.
La presi con forza, sbattendola contro la porta. Avevo bisogno di perdermi in lei, di dimenticarmi anche il mio nome. Era l'unico momento in cui tutti i pensieri si resettavano e c'era solo lei, sotto di me, mentre ci davamo piacere a vicenda.
Iniziai a baciarla come se non ci fosse un domani, le sue labbra erano morbide e dolci. Le mie mani viaggiarono sull'orlo del suo viso e alzai la gonna per poterle permettere di stringere le sue gambe contro i miei fianchi. L'avrei presa lì e subito. Non mi bastava mai, e pensare che non erano passate neppure tre ore dall'ultima volta che ero affondato dentro di lei. Mi mancava, mi mancava come l'aria.
«Graham». Gemette ad occhi chiusi mentre le mie dita cercarono il centro del suo piacere.
«Te l'ho detto May, sono un ingordo». Le mie labbra le sfiorarono il collo, mentre le mie mani iniziarono a sfilarle il vestito da sopra la testa. Volevo giocare con i suoi seni turgidi e farla impazzire, ma il bip di un messaggio mi fece bloccare all'istante. Sapevo che quando Joker mi voleva, dovevo lasciare tutto e andare da lui.
Imprecai sotto voce perché May era eccitata e accaldata. Come potevo lasciarla così, insoddisfatta e bellissima?
Ero tremendamente eccitato anch'io, non avrei potuto combattere con quell'erezione che minacciava di uccidermi.
Presi il cellulare e lessi il messaggio: 2.00am, solito posto. Joker

Mi aspettava un incontro, alle due di notte, in un magazzino lurido e umido che puzzava di sudore e di merda.
Riposi il cellulare in tasca e affondai il viso tra i capelli di May. Il suo odore era così buono ed innocente...ne respirai abbastanza affinché mi tenesse le narici occupate mentre ero lì in quel posto. Avrei ricordato l'odore dolce dei fiori e di May.
«Ho un incontro». Vidi il suo volto corrugarsi, ero cosciente del fatto che a lei non piacesse molto quello che facevo. Ma l'aveva accettato senza mezzi termini perché mi amava e perché mi aveva sempre accettato per quel che ero, anche quando la notte fonda mi rifugiavo nella sua camera per farmi curare le ferite che mi faceva mio padre.
«Okay». Fece per scendere, ma io la bloccai tenendola ben salda contro la porta.
«Abbiamo ancora due ore, May». La mia voce non tradì il desiderio che il mio corpo stava provando. Volevo May, a tutti i costi. Dovevo assolutamente perdermi in lei per poter sopravvivere all'incontro di quella sera.

Il mio avversario era di quaranta chili più grosso di me, il ché non era affatto giusto ma questi incontri erano illegali quindi per loro era tutto lecito. Joker mi guardò per tutto il tempo, stava studiando le mie mosse e la mia furbizia. Sì, perché con un avversario del genere dovevo giocare di astuzia e prenderlo in contro piede. Me le suonò di santa ragione, aveva delle mani enormi e una forza micidiale. Mentre combattevo il mio pensiero andò a May e a quando mi avrebbe visto arrivare a casa con molte più ferite di sempre. Il suo volto era presente nella mia mente anche quando mi arrivò un pugno in testa che mi fece stordire. Caddi a terra ma mi rialzai, sapevo quello che mi avrebbe fatto Joker se avessi perso, quindi decisi di tentare l'impossibile contro quel gigante.
Alla fine vinsi, ottenni i miei soldi e una bella doccia calda per togliere il sangue che mi colava dalle ferite ancora aperte. Il mio aspetto era meno peggio di prima ma avevo un occhio nero, il labbro spaccato, una ferita sopra il sopracciglio destro e altri tagli sparsi qua e là perché combattevo a petto nudo.
L'idea che May, la mia personale infermiera sexy, mi curasse tutte le ferite, rendeva gli incontri un po' meno brutti. Perché caspita, io ritornavo a casa da lei e mi rifugiavo nel letto con lei stretta al mio corpo e questo mi bastava per restare lucido e pensare che tutta quella merda sarebbe finita prima o poi.
«Sei un grande, ragazzo». La voce di Joker mi fece ritornare alla realtà. Mi passò un asciugamano e mi fece cenno di seguirlo. Così andai nello spogliatoio dove mi aspettavano il resto dei suoi scagnozzi, roba da far accapponare la pelle.
«Ragazzo mio, è bene che tu ora mi ascolti». Mi sedetti su una panca di legno, prendendo un paio di boxer puliti e i miei vestiti. Volevo andarmene il più in fretta possibile da lì, perché quella situazione non mi piaceva affatto.
«Tra due settimane hai un incontro, a NY». NY? Ma era impazzito! Non avrei mai potuto lasciare May per due giorni! Continuai ad ascoltarlo anche se l'idea di dover combattere a NY non mi piaceva per niente.
«È roba grossa. Se vinci ti darò il triplo e sarai libero, ma se perdi tuo padre muore e anche la sgualdrina che ti scopi».
«Già, è davvero una bomba. Perché non gli chiede se vuole scoparsi anche me?» Mi alzai di scatto e con passi veloci raggiunsi quel figlio di puttana che aveva osato nominare May. Lo presi dal colletto e lo sbattei contro un armadietto.
«Non provarci nemmeno, brutto stronzo!» Ringhiai inferocito cercando di non ucciderlo. Gli altri vennero tutti intorno a noi, c'era chi rideva, chi sghignazzava, chi era serio.
«Ehi, calma ragazzi. Per favore, mio carissimo ragazzo, lascialo perdere. È un coglione». Era la voce di Joker ma io ce l'avevo anche con lui, soprattutto con lui. L'idea che potesse uccidere May mi fece talmente imbestialire da perdere la ragione.
«Lasciala stare, uccidi me. Prendi me, fai tutto quel che vuoi con me, ma non lei. Non lei, Joker». Mi guardò come se fossi una femminuccia e rise.
«Sei innamorato, ragazzo. Ma l'amore ti rende debole, non trovi? È il tuo punto debole. Quella ragazza non fa altro che indebolire il guerriero che sei. Devo per forza minacciarti, non riesco ancora a fidarmi di te». Brutto bastardo. Io ero un guerriero perché amavo May, ero forte per lei, andavo avanti per lei, facevo tutto per lei.
«Cosa vuoi?» Sputai lì, con tutto il disprezzo di questo mondo.
«Lasciala e sarà salva, nessuno la toccherà, è la mia parola. Devi concentrarti per l'incontro, ragazzo. Sul serio, è roba grossa. Si parla di miliardi se vinci ed io non voglio che il mio miglior combattente scopi tutto il giorno piuttosto che allenarsi».
Il mondo mi crollò addosso, non riuscivo neppure a concepire l'idea di starle lontano, figuriamoci farle del male. Ma Joker aveva ragione, se volevo che lei fosse salva e al sicuro fino a quando questa situazione non avrebbe avuto fine, dovevo lasciarla.
«Ci vediamo a NY».

Quando arrivai a casa, era già l'alba. May non era sul divano come quando mi aspettava, ma stava dormendo sul letto. Non la svegliai, raccolsi tutta la mia roba senza far rumore e caricai la macchina. Siccome stava dormendo profondamente e beatamente le scrissi un biglietto mentre ero in cucina. Sapevo di doverle fare del male affinché tutto sembrasse reale, affinché Joker si accorgesse che stesse sul serio soffrendo per averla lasciata. Non so dove trovai il coraggio per scriverle tutto ciò, ma lo feci per il suo bene. Lei doveva essere al sicuro da tutto.
Non cercarmi, non chiamarmi. È finita, May. Non ti ho mai amato, fattene una ragione. Ti ho solo usata per avere un tetto e una ragazza da scopare. Non eri altro che questo per me.

Quanto male mi fece scriverle quelle bugie, non lo capii nemmeno io. Stavo piangendo così forte che singhiozzavo senza sosta. Dovevo andarmene via di lì, senza voltarmi indietro.
L'amavo troppo, stavo rinunciando a quanto di più bello avevo nella vita per colpa di mio padre.
Giurai vendetta, doveva marcire in galera per tutta la merda che mi aveva messo addosso, per rovinarmi la vita anche se non c'era.
Decisi di chiamare Richard anche se era l'alba.
Gli raccontai di Joker, delle minacce a May e di come mio padre aveva passato anni a picchiarmi. Gli dissi anche che avevo dovuto lasciarla per tenerla al sicuro, mi giurò di mandare Joy a trovarla poche ore dopo, di aiutarla a superare il mio abbandono almeno per le prossime due settimane e di tenerla al sicuro finché io non fossi tornato vincitore. Richard giurò di vendicarsi con me per quello che mi avevano fatto, sia Joker che mio padre, e mi disse che li avrebbe sbattuti in prigione per il resto della loro vita. Io gli credetti e per la prima volta in vita mia capii che le persone mi volevano bene e mi aiutavano volentieri a risolvere i miei drammi.
«Prenditi cura di May, Richard, e non farle mai dimenticare quanto io la ami». Lui sospirò pesantemente.
«Piuttosto tu pensa a restare calmo e lucido, quando saprai il luogo  dell'incontro avvertimi. È roba grossa che la polizia apprezzerà molto. Finiranno tutti dentro e tu sarai libero, abbi pazienza e non pensare a May. Le hai assicurato una vita piena e bella lontano dalla merda che c'è in giro. Sei forte e sei un bravo ragazzo, sono contento che tu sia parte della vita di May, quindi non farti ammazzare. Ti aspettiamo».
Chiusi gli occhi e lasciai che le lacrime uscissero ancora dandomi sollievo. Avevo un buco nel cuore e la mente confusa, ma il volto di May era sempre lì, presente, e il suo odore non lasciava andare la mia macchina. C'erano i suoi capelli sul sedile del passeggero e i suoi CD sparsi dappertutto.
Diedi un pugno forte al volante e imprecai.
«Giuro su tutto ciò che ho di più bello al mondo, che questa è l'ultima volta che ti lascio. Vincerò per te, fosse l'ultima cosa buona che faccio nella mia vita».

May - May 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora