Capitolo 5

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Capitolo 5

«Graham.» lo richiamai, ancora distesa sulla sabbia. Lui era accanto a me, con lo sguardo rivolto verso il cielo e sognante. Era così bello in quel momento..i raggi del sole ormai spenti a causa del pomeriggio nuvoloso erano riflessi nell'azzurro dei suoi occhi, ed io mi ero persa a cercare qualcosa di diverso in lui. Il nostro rapporto stava cambiando in qualcosa di innaturale e avevo paura. Tanta paura.
«Sì, May.» rispose, facendomi mezzo sorriso. Presi fiato prima di domandargli una cosa che mi tormentava da tempo ormai. C'erano ancora dei segreti su suo padre che non mi aveva raccontato mai, ed io dovevo sapere perché volevo davvero a tutti i costi salvarlo da questa terribile e surreale situazione.
«Perché vivi ancora da tuo padre?» la domanda fu spontanea, e catturai in pieno la sua attenzione. Si mise a sedere e puntò il suo sguardo glaciale su di me. Era assolutamente minaccioso e spaventoso. Avevo toccato un tasto molto delicato per lui. «Cioè, potresti benissimo cercare un lavoro e prendere un piccolo appartamento in affitto. Sarà sempre peggio, Graham.»
«Non voglio parlarne.» disse semplicemente. Lo sentii chiudersi nel suo bozzolo d'acciaio, escludendomi fuori dai suoi pensieri.
«Devo capire, Graham. Non voglio dover curare ferite profonde, o peggio, portarti in ospedale in fin di vita.» ritentai, stando più cauta.
«May, io voglio bene a Jake. È sempre mio padre, e quando beve non è in sé.» notai le sue mani, chiuse a pugno contro la sabbia. Stava perdendo la pazienza, ed io mi stavo infiltrando in qualcosa più grande di me, ma non potevo starne fuori. Non potevo sopportare di vedere altro dolore nei suoi occhi.
«È tuo padre anche quando beve, Graham. Non lo giustificare.» ammisi, sincera. Basta dare la colpa all'alcol, era giunta l'ora che le persone si prendessero le proprie responsabilità. In fondo, era stata una scelta loro bere, e quando facevano del male erano sempre loro stessi a commettere errori irreparabili. Graham lo doveva capire, doveva aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà.
«Non voglio più stare ad ascoltarti.» ringhiò minaccioso. Ebbi paura di una sua reazione..o forse avevo solo timore che si trasformasse davvero in un Jake violento e terrificante.
«Graham, ti prego.» lo supplicai, preoccupata. Si alzò di scatto e con passo felpato si diresse verso la sua auto. Cercai di seguirlo, ma era ormai giunto alla sua destinazione.
«May, allontanati, ti prego. Non voglio farti del male.» disse trattenendo la sua rabbia. Le mani erano strette sul volante così fortemente che le nocche diventarono bianche. Era fuori di sé, ed era tutta colpa mia. L'argomento "Jake" era offlimits. Ora lo sapevo con certezza. Accese l'auto ed inserì la retromarcia, uscendo dal parcheggio. Ero completamente distrutta.
Con l'ultimo briciolo di forza rimasto in corpo, presi il cellulare e composi il numero di Graham, decisa a farlo tornare indietro e chiedergli scusa. Avevo oltrepassato i limiti imposti all'inizio, quando Graham aveva deciso di raccontarmi ogni cosa. "Nessuna domanda, May." Ed io avevo acconsentito. Quindi, in verità era come se avessi tradito la sua fiducia e la nostra amicizia. Il cellulare squillò un paio di volte, fino a quando non scattò la segreteria. Riprovai ancora, ma con scarso risultato. Aveva spento il telefono. Disperata, sola, e completamente senza passaggio per ritornare a casa, chiamai Beatrice, nella speranza che almeno lei rispondesse.
«May, hai finito con l'idiota?» bell'accoglienza, Beatrice.
«No, ho litigato con lui e ho bisogno di un passaggio.» la informai, frustrata.
«Ottimo, per tua fortuna sono proprio qui vicino, stavo ritornando da te. Ho pensato che ti servisse una mano per tenere a bada i suoi ormoni impazziti. Graham è peggio di una donna incinta!» esclamò, irritata. Questo suo atteggiamento che conoscevo benissimo mi strappò un sorriso.
«Grazie, Bea. Sei la miglior amica del mondo.»
Vidi la macchina di Beatrice entrare un attimo dopo nella mia visuale. Ero sollevata, quindi corsi da lei ed entrai in auto.
«Sei felice di vedermi, eh?» sogghignò non appena l'abbracciai.
«Tantissimo.» risposi, esausta. Mi lasciai andare sul sedile, sospirando fortemente per la mia frustrazione. Litigare con Graham era una cosa rara, non succedeva molto spesso, ma quando accadeva stavo male, soprattutto perché mi dispiaceva molto vederlo triste anche per un solo momento. Ma forse era stato meglio così, dico allontanarsi da me. Stava per farmi del male, così aveva detto, e non voleva davvero compiere un gesto così brusco e animalesco nei miei confronti. Sapevo benissimo che mi voleva molto bene, ma la realtà era che Graham era figlio di un alcolizzato e di una persona violenta per natura. La possibilità che nei suoi geni ci fosse Jake era palese, in fondo era sua padre, ma Graham non era come lui, e poteva benissimo sconfiggere le sue reazioni violente. Io sapevo meglio di lui che era un bravo ragazzo, e che non mi avrebbe mai sfiorata neppure con un dito in una situazione difficile come questa. Ma ero dubbiosa su una cosa molto importante: Graham pensava di trasformarsi in suo padre col tempo? Se la mia preoccupazione più grande fosse stata confermata come un'ipotesi vera, allora eravamo nei guai. Dovevo far qualcosa.
«Norah, ti farebbe bene staccare un po', magari la lontananza da Graham ti farà bene davvero.» Beatrice mi fece ritornare bruscamente alla realtà, facendomi notare che avevo perso la cognizione del tempo e che eravamo già a casa mia. Possibile che mi ero imbambolata per tutto il tragitto?
«Devo trovarlo e chiarire.» le dissi, sicura. Dovevo assolutamente trovarlo, prima che avrebbe compiuto azioni di cui si sarebbe pentito per la vita.
«Credimi, lascialo stare, non preoccuparti sempre per lui!» sbuffò «Piuttosto pensa a te, solo per oggi, Norah.» Pensare a me. Solo per un giorno. Direi che l'idea non era male..insomma meritavo anche io una pausa da tutti i suoi problemi.
«Che intenti?» domandai, curiosa.
«C'è una festa stasera, l'organizza Nate.» Nate? «Sai, il tipo biondo dagli occhi verdi che ci provava spudoratamente con te qualche mese fa, al pub?» Oh, già. Quel bellissimo ragazzo che non smetteva di farmi i complimenti. Gli avevo promesso un appuntamento..certo, sono stata impegnata e non ho avuto modo di mantenerla. Potrebbe essermi d'aiuto, potrebbe farmi dimenticare per un attimo tutto il resto.
«Nate, sì.» annuii.
«Bene, vieni con me e Nathan, ti prego! Inizia alle 23:00, ma possiamo ritardare di poco.» Eccola lì, la Beatrice tentatrice. Assurdo, ma fa pure rima! Ci pensai un po' su, valutando i pro e i contro.
«D'accordo, Bea.» acconsentii, eccitata.
«Perfetto, a stasera Norah!» disse prima di uscire dal parcheggio e lasciarmi lì. Sorrisi, incamminandomi verso casa mia.
Si prospettava una bella serata.

May - May 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora