Capitolo 8

2.8K 265 18
                                    

Capitolo 8

"Naufrago..in un mare d'amore."

«Ho deciso di partire.» Quelle parole, gettate al vento, mi entrarono dentro come frecce scagliate da archi potentissimi. Dopo ore di silenzio, mi disse solo queste parole per rompere la tensione che si era creata tra noi.
«Non puoi..Graham. Come farai con il diploma? Devi partecipare alla consegna.» il mio tono si tinse di ansia, preoccupazione, dolore. Stavo soffrendo, perché volevo che Graham rimanesse qui con me. Volevo condividere con lui questa parte di vita irripetibile.
«Non parteciperò, ma sarà come se ci fossi.» cosa? No.. «Tornerò, May. Non è la fine.»

Non è la fine.

-

Ripensai a quelle parole. Erano passati 2 mesi, e oggi si sarebbe tenuta la consegna dei diplomi. Graham non c'era. Non si era mai fatto più sentire. Nè una chiamata, né un messaggio con su scritto "Sto bene, May.". Era sparito, così come ogni cosa che mi ricordava lui. Non sapevo dove fosse, che stesse facendo, con chi era, se stava bene. Graham aveva deciso di andarsene, letteralmente, dalla vita di tutti. Beatrice non ci stava male, era ovvio. Lei e Graham non si erano mai sopportati. A soffrire, in silenzio, ero io. Solo io. Non mi aveva dato una spiegazione, e dubitavo fosse per la notte passata insieme. Se Graham aveva preso questa decisione, c'era solo una persona a cui dare la colpa. Suo padre.

«Norah! Andiamo su, o arriveremo in ritardo!» Beatrice mi prese per mano e mi trascinò sul retro della scuola, in quell'ampio cortile in cui avevano deciso di consegnare i diplomi. Era stato allestito un piccolo palco in legno, con qualche sedia e un microfono. Il preside della scuola era già lì, in compagnia di qualche insegnante. Dovevano ancora arrivare molte persone, ed io ero troppo tesa. Nelle sedie c'erano i nostri nomi, i posti assegnati. Beatrice era quattro file dietro me, ed io era davanti. Che sfortuna! Avrei dovuto passare tutta la cerimonia da sola.. qualcosa però attirò la mia attenzione. Accanto al mio posto c'era il nome di Graham.

Graham Evans.

Forse sarebbe arrivato! La speranza si accese in me, facendomi ritornare il sorriso. Graham sarebbe venuto. Non poteva esserci una sedia vuota! Sì, lui sarebbe venuto, e mi avrebbe guardato con quegli occhi azzurri come per dire "Ehi! Sono qui!".

«May!» mi girai di scatto quando sentii il mio nome...ma non era Graham. Speravo fosse Graham, solo lui mi chiamava con il mio secondo nome! Invece era Nate. Capelli neri, occhi grigi, capitano della squadra di football, nemico numero uno di Graham. Si era avvicinato a me quando aveva scoperto che Graham era partito e non avrebbe partecipato alle lezioni. Non era un tipo strano, aveva solo portato a letto metà della squadra delle cheerleader, e aveva da poco lasciato Betty, il capitano. Così era passato alla sua prossima vittima, il ché mi faceva pensare che fossi io la sua vittima. Mi concedeva troppe attenzioni che mai mi aveva dato. Se Graham fosse venuto a conoscenza di tutto ciò..non avrebbe di certo perdonato Nate.
«Nate!» esultai sarcastica. Era l'ultima persona che avrei voluto vedere.
«Finalmente ci liberiamo di questa cosa!» già, questa "cosa". «Dove sei seduta?»
«Lì.» gli indicai il posto accanto alla ragazza con i capelli rossi, Angie Rose, credo si chiamasse.
«Peccato! Sono in prima fila! Tutta la mia squadra lo è.» annuii, volendo non rispondergli più. Mi girai, ma Nate mi prese un braccio, trattenendomi.
«Sai, volevo invitarti alla mia festa stasera. Puoi portare chi vuoi, ovviamente.» ci pensai un po' su.
«Vedremo.» risposi, sulle mie.
«Spero tu ci sia, Norah.» sussurrò con voce roca. Il suo desiderio di avermi lì, si intensifico dal modo in cui fece scorrere le sue dita sul mio braccio. Era in gabbia.
«Ragazzi e Ragazze, iniziate a prendere posto.» Fu la mia salvezza.
«Hai sentito il preside, devi andare.» gli feci un piccolo sorriso e lo lasciai insoddisfatto e stupito, girandomi e raggiungendo il mio posto. Nate camminò, lasciando che l'aria entrasse nei miei polmoni. L'avevo scampata. Per ora.

Sfiorai con i polpastrelli la sedia vuota accanto a me. Non avevo notato che intorno a me tutti avevano preso posto e l'unico vuoto fosse accanto a me. Graham non era ancora arrivato.

«Bene, possiamo dare inizio alla cerimonia.» tutti applaudirono, compresa me. «Buongiorno a tutti, ragazzi e ragazze. È un giorno importante oggi..» non ascoltai, o forse non volevo sentire quelle parole senza Graham. Mentre il preside fece il suo discorso di introduzione, mi persi tra i miei pensieri tenendo la mano sulla sedia vuota.

«...sono orgoglioso di voi e sono felice che siate tutti presenti, oh, quasi tutti. Il capitano della squadra di Basket, Grahan Evans si è dovuto assentare per un viaggio importante.» Mi svegliai al suono del suo nome, puntanto la mia attenzione sulle parole del preside.
«Comunque, prima della consegna dei diplomi, a sorpresa dovrà salire sul palco a fare il famoso discorso, il fortunato che estrarrò da questi biglietti.» fece vedere la boccia piena di fogli bianchi. «..in ognuno di essi c'è scritto il vostro nome.» infilò la mano nella boccia di vetro ed iniziò a girare e girare, fino a prendere un biglietto bianco. Ehi, erano tutti così!

Non leggere il mio nome.
Non leggere il mio nome.
Non leggere il mio nome.

«Norah May Alcott! Ti stiamo aspettando!» Fanculo.

Sorrisi gentile, e mi feci spazio per passare e raggiungere il palco. Ero troppo nervosa e non sapevo neppure cosa dire! Che mi sarei inventata adesso?

«Prego, sono tutti per te.» il preside mi diede una pacca sulla spalla e si andò a sedere, raggiungendo il resto dei professori. Mi guardai intorno spaventata da così tanti occhi che mi gaurdavano e aspettavano il momento che parlassi.

Norah, niente figuracce.

«Ehm...» toccai il microfono per vedere se era acceso..si lo era. «Ciao a tutti, sono Norah May Alcott. Ovviamente non ho un discorso pronto e mi trovo molto impreparata su questo argomento..» tutti risero, bene. «"Cercherò le ali del vento, proverò a volare e lasciarmi andare. Sbaglierò, cadrò, riderò e mi rialzerò, ma questa è la mia vita e la vivrò." Questa è una parte della poesia che ho scritto un giorno, quando il mondo mi aveva delusa, quando nessuno credeva in me. Ho deciso di raccontarla a voi perché come me da adesso in poi vivremo la nostra vera vita, il nostro futuro. Capiterà che al di fuori di questa campana di vetro in cui siamo ancora per pochi minuti, riceveremo delle sconfitte. Ma non c'è male senza bene, quindi accadranno anche le cose belle. Finalmente è giunta l'ora di capire chi siamo e chi vorremmo essere. Forse un giocatore di football scoprirà la passione per la cucina e diventerà cuoco, o magari una cheerleader diventerà una scrittrice, o una secchiona diventerà una modella. Chi lo sa, magari rideremo un giorno di tutto questo, ma quando ci incontreremo di nuovo, sarà tutta un'altra storia. Auguri a tutti!» gli applausi mi riempierono il cuore di gioia, ma c'era quell'unico posto vuoto che prendeva la mia gioia e la seppelliva a mille miglia sotto terra.
«Grazie per il magnifico discorso, Norah May Alcott! E pensare che non eri preparata a questo, ti avrei dato una bella A se fosse stata un'interrogazione.» e rise. «Okay, ora vi chiameremo ad uno ad uno e salirete qui a prendervi il diploma.»
Raggiunsi il mio posto, aspettando il mio turno. Ero soddisfatta, avevo comunque fatto un buon discorso, se pur breve e intenso. Non volevo annoiare nessuno!
«Graham Evans!» era il suo turno..chissà dov'era ora..chissà.. qualcuno andò sul palco a ritirare il suo diploma. Un uomo, abbastanza alto da far invidia ad una modella, un bel fisico e un viso da copertina. Sembrava un ragazzino ma era un uomo adulto. Aveva i capelli ricci e scuri, come quelli di Graham. Le gambe slanciate come quelle di Graham. Aveva quasi tutto di Graham. Ma non era lui..era Jake. Jake stava lì a ritirare il diploma del figlio! Con che coraggio era venuto? Il sangue mi andò al cervello. La rabbia era alle stelle. Le vene mi pulsavano in corpo. Quell'uomo era l'artefice della rovina di Graham.

«Lei è un bastardo!» gli urlai quando lo riuscii a raggiungere, lontano dalla folla mentre lasciava la scuola.
«E tu sei una puttana. Sta lontana da mio figlio.» c..come faceva a conoscermi..? Non c'eravamo mai visti..
«Dov'è Graham?»
«Dovrei chiederlo a te. Dov'è Graham?» a che gioco stavamo giocando?
«Evidentemente non lo so se sto chiedendo a lei.»
«Non fare la furba con me, signorina. Hai davvero un bel faccino, sei più bella di presenza che in foto. Mio figlio sceglie bene le sue donne.» Foto? Donne?
«Lei è un uomo viscido e crudele. Se Graham non ritorna, andrò dalla polizia e la denuncerò.» rise.
«Provaci, ragazzina invadente. Non esiterò a rovinare il tuo bel faccino.» Indietreggiai, spaventata, ma tenendo bene il suo sguardo, come a sfidarlo. «A presto.» disse, e se ne andò.

May - May 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora