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«Harry» piagnucolò Louis al telefono non appena sentì Harry alzare la cornetta. «Non... non ne sono capace», biascicò.

Harry si guardò attorno confuso, cercando di adattare la sua vista al buio della stanza. La sveglia sul suo comodino segnava le tre di notte.
Quella era la prima volta che Louis lo chiamava da quando, l'ultima volta che si erano visti e avevano parlato un po', avevano deciso di scambiarsi il numero di telefono. Si mise a sedere, cercando con la mano l'interruttore per accendere la luce.

«Louis? È notte fonda», mormorò, «cosa non sai fare?».

«C'è questo ragazzo che mi si è avvicinato mentre ero con gli altri e non lo so mi ha portato in bagno ma ero un po' confuso e io... tipo... mi ha fatto un pompino, ne sono sicuro, Harry, e dopo se ne è andato borbottando, credo, e io sono ancora qui e non so cosa fare», farfugliò con la voce impastata.

«Gli altri sono i tuoi amici? Dove sono ora loro? Puoi raggiungerli, sì?», domandò il riccio sospirando stanco.

«Io, uhm, penso di sì. Ma perché non è andata bene? Dove ho sbagliato?», incalzò, in cerca di risposte.

«Non lo so, Louis, non sono lì per poter giudicare quanto accaduto», si stropicciò gli occhi con la mano libera, «però vorrei che tu uscissi da lì, ora, e andassi dai tuoi amici. Loro sapranno aiutarti».

«Posso venire da te?», domandò invece, le parole masticate lentamente, senza essere scandite bene.

«No, Louis. Sono le 3, tra poche ore devo alzarmi e andare a lavoro».

«Per... per favore?».

«No, vai dai tuoi amici e fatti accompagnare a casa. Buonanotte», lo salutò prima di riattaccare il telefono.

Harry non era il crocerossino di nessuno. Tantomeno di Louis, uno sconosciuto di cui non sapeva nulla se non che avesse dei problemi da risolvere con se stesso, e che era palesemente ubriaco.

Harry, tra l'altro, non sopportava le persone che si ubriacavano. Neanche se lo facevano per sopprimere qualcosa. Lo detestava.

Sospirò, buttandosi di nuovo sul cuscino e spegnendo la luce. Prima di riaddormentarsi, però, inviò un messaggio al castano, certo che fosse ancora dentro a quel cubicolo stretto in cui qualcuno gli aveva succhiato il cazzo. «Esci dal bagno e stai vicino ai tuoi amici».


*


Harry si risvegliò di soprassalto. Un rumore assordante nel cuore della notte, nel regno del silenzio. Una mano sul cuore e i piedi già giù dal letto, la sveglia che indicava le 4:20 del mattino. Corse al citofono per farlo smettere di suonare. «Che cazzo!», sbottò, «chi è? Non è divertente!».

«Apri, per... uhm, favore», biascicò una voce a lui nota. Sgranò gli occhi, passandosi le mani tra i capelli. «Sali», mormorò arrabbiato.

«Harry, ciao», Louis comparve sul pianerottolo, leggermente barcollante, i capelli arruffati e le guance rosse.

«Harry ciao un cazzo! Cosa ci fai qui? Sono le 4 di mattina! Ti avevo detto di non venire!».

«In bagno... mi sono scopato un ragazzo».

«Non ti aveva fatto un pompino per poi abbandonarti?», Harry domandò alzando un sopracciglio e sbuffando.

«Era un altro», mormorò, «poi ne è entrato uno, mi ha guardato, l'ho guardato, mi ha chiesto cosa volessi, perché lo stavo fissando, e gli ho detto "te", come avevi fatto tu», iniziò a ridere, «e quindi, sì, me lo sono fatto».

«Ok?», cercò di capire Harry, irritato, «e perché ora sei qui? Credo tu ti sia già svuotato abbastanza, non otterrai nulla da me, stanotte».

«Non mi è piaciuto», continuò a ridacchiare, gli occhi liquidi e rossi, «mi sento uno schifo».

Love Who You Are / Larry Where stories live. Discover now