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La Vigilia di Natale, e di conseguenza il compleanno di Louis, era dietro l'angolo. Non per modo di dire. Tipo... davvero dietro l'angolo. Mancavano solo due giorni. E Harry non era ancora riuscito ad andare a comprare il regalo per Louis.

Il fatto era che metabolizzare il sentimento che provava per lui con il suo nome reale e soprattutto con la sua portata era... difficile. Ma ci stava provando con tutte le sue forze. Non voleva in alcun modo retrocedere e tirarsi indietro. Non voleva fingere che non fosse così. Non voleva avere paura delle sue emozioni.

Indubbiamente essere seguito da una psicoterapeuta gli stava tornando parecchio utile anche per affrontare tutto questo. A dire il vero, probabilmente l'amore che provava per Louis era riuscito a farsi spazio e ad uscire allo scoperto proprio grazie a questo percorso psicologico, che senza Harry non avrebbe mai concesso a se stesso questa possibilità. Il riccio era abbastanza maturo per rendersene conto e ammetterlo senza troppi giri di parole.

Tuttavia, era comunque complicato accettarlo. Dopo una vita passata ad autoconvincersi di non volere relazioni e sentimenti, dopo anni e anni passati da solo, in compagnia di se stesso e di amanti occasionali, scendere a patti con la realtà di essere innamorato di un altro uomo non era la cosa più semplice che gli potesse capitare. Ma ci stava lavorando, tanto, e ci stava riuscendo a capire che quello che gli stava capitando fosse qualcosa di bello, di totalmente diverso da quello che aveva visto e vissuto da piccolo, e soprattutto qualcosa che si meritava di provare e di condividere con il maggiore.

Più viveva Louis e più si convinceva che fosse esattamente così. Louis era il suo angelo custode terreno. Harry non aveva mai conosciuto nessuno di anche lontanamente simile a lui. Con lui, Harry si sentiva al sicuro e al posto giusto, ma soprattutto vero, reale, concreto, vivo. E Louis meritava di sapere quanto il suo sentimento fosse ricambiato.

Sarebbe andato a cercare il regalo di compleanno subito dopo il suo turno di lavoro, ormai deciso a mettersi faccia a faccia con l'idea di dirgli "ti amo" per il suo 31esimo anno di vita facendosi aiutare da un dono, se solo Louis non fosse piombato nel negozio due minuti prima della sua uscita. Harry imprecò sottovoce ma poi lo salutò non riuscendo a trattenere un sorriso che sentì partire direttamente dal suo stomaco dove una moltitudine di farfalle si stava esibendo in una danza da capogiro.

«Che ci fai qui?».

«Ciao, mi sei mancato anche tu», il maggiore alzò gli occhi al cielo prima di avvicinarglisi.

Harry si morse il labbro inferiore tra i denti per non scoppiare a ridere, scostando un ricciolo dietro all'orecchio.

«Comunque», continuò Louis, «ho finito di lavorare poco fa e anziché andare a casa ho pensato di venire a prenderti così da andare da te insieme».

«Hai fatto bene», e lo pensava davvero perché avrebbe tranquillamente passato ogni minuto delle sue giornate con lui, ma quella sera, dannazione, gli aveva rovinato i piani, «sono pronto. Andiamo», disse in ogni caso. Sarebbe dovuto andare l'indomani in quel negozietto. Forse, alla fine, andava anche meglio così. Un giorno in più per meditare e acquisire tutta la sicurezza di cui necessitava.

Salutarono Niall e poi camminarono nel freddo della città, illuminati dalle luminarie appese dappertutto e dai lampioni lungo il marciapiede.

«Doccia?», azzardò Louis appena misero piede all'interno dell'appartamento, e Harry annuì subito in maniera vigorosa. Aveva assolutamente bisogno di scaldarsi e soprattutto di stringersi addosso al corpo del castano, possibilmente il più a lungo possibile, dal momento in cui non si toccavano intimamente da qualche giorno, principalmente per colpa sua, perché era stato troppo preso dal suo sentimento da metabolizzare per potersi dedicare ad altro.

Love Who You Are / Larry Where stories live. Discover now