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Louis sbatté più volte le palpebre.

Cosa significava quella frase?

Lo guardò con gambe tremanti.

Certo che non voleva baciarlo. O meglio: non poteva. Non poteva farlo, cazzo. Non quando aveva una paura grande come una casa di poter raggiungere un punto di non ritorno in quella cosa che erano lui e Harry.

Aveva paura, terrore perfino, di non riuscire più a tirarsi indietro qualora si fossero baciati. Di non riuscire più ad accettare il patto non scritto sigillato con Harry, di non riuscire più a vedere i confini tra cosa poteva e cosa non poteva fare, di non riuscire più a trascurare certi pensieri, di non riuscire più a seppellire certe sensazioni che faceva finta di non provare ogni santissimo giorno che passavano insieme.

Perché Harry voleva baciarlo? Non gli bastava tutto quello che Louis gli dava da sei mesi? Mezzo anno, porca puttana. Louis si passò una mano sul volto.

«Perché tu invece vuoi?», domandò con voce tremante, non riuscendo a gestirla.

Harry sbuffò una risata stanca. «Sì. Pensavo l'avessi capito».

Louis deglutì un grumo di sentimenti contrastanti giù per la gola. «Io... il nostro accordo...», provò a parlare, non sapendo bene come formulare la frase, non volendo ammettere ciò che lo tratteneva per non spaventare il più piccolo.

«Non avevamo mai concordato che non dovessero esserci baci», sospirò Harry, «ho capito che mi trovi... brutto, da quel punto di vista».

Louis sentì lo stomaco chiudersi in una morsa stretta.

«Cosa...? Harry, cazzo, no», si riavvicinò, «lo sai che ti trovo bello, vero? Harry, ascoltami», lo obbligò a guardarlo dritto negli occhi premendogli le dita sul mento, «sei il ragazzo più bello che io abbia mai visto. Sono serio, ok?», voleva che il minore capisse quanto fossero vere quelle parole, perché lo erano fottutamente tanto, «nella mia testa te lo dico mille volte al giorno, poi mi trattengo perché ho paura tu pensa io non stia rispettando i paletti che hai messo», spiegò, «ma davvero, Harry, sei... stupendo. Mi credi quando te lo dico?». Louis pregò di sì. Perché era dannatamente sincero.

Gli occhi di Harry erano un mare in tumulto, le pupille galleggianti nell'acqua pronta a sgorgare dalle ciglia fecero male.

«Allora, se è come dici... perché?».

«Certo che è così», lo rassicurò passando un pollice sul suo zigomo sinistro, accarezzandogli la pelle tirata, «ma... per me baciare è- è qualcosa di intimo, capisci cosa intendo? Ho baciato solo tre persone nella mia vita, solo dopo essere stato sicuro di quello che provavo per loro, solo dopo aver capito che anche dall'altro lato c'era un sentimento per me», spiegò, «ho baciato solo i miei tre ex, Harry, capisci? Ho capito che se si vuole si può fare sesso anche senza sentimenti, me l'hai insegnato tu, ma baciare... per me segna un punto di svolta in una conoscenza o in un rapporto», concluse tirando un grosso sospiro. Adesso era lui a sentirsi spompato e stremato. Aveva messo sul tavolo il suo punto di vista, qualcosa di non indifferente, qualcosa di sicuramente ingombrante con cui fare i conti.

Harry rimase in silenzio. Poi annuì pensieroso.

«Quindi non ti potrò baciare mai?».

Louis deglutì guardandogli le labbra per un solo istante, poi rialzò lo sguardo sul volto del minore. Era il momento giusto per essere sinceri.

«Finché tra di noi ci sarà quel patto temo proprio di no».

Harry abbassò il capo, arcuando le spalle, prima di crollare a terra, le mani sul volto e lacrime calde a bagnargli le guance. «Non- non- non posso», iniziò a ripetere, e in un attimo Louis fu al suo fianco sul pavimento, le mani a coppa sul suo viso, la voce una litania di sussurri per calmarlo finché il più piccolo non tolse le mani dal viso e si lasciò guardare, gli occhi rossi e tristi e bagnati, la faccia una smorfia di patimento.

Love Who You Are / Larry Where stories live. Discover now