Prologo

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Quando Mattia nacque in Inghilterra sorse di nuovo il sole.

Sorse per gli inglesi che vedevano in lui una nuova speranza per un paese che stava vivendo uno dei momenti più bui tra guerre e restrizioni.
Sorse per Maria, la regina, per cui rappresentava la sua nuova ragione di vita. Da quando il padre l'aveva data in sposa a re Enrico d' Inghilterra, non era più riuscita ad essere felice veramente.
Senza i suoi affetti, in un paese straniero e con un uomo che non avrebbe mai amato, si era sentita in gabbia.
Quel bambino con gli occhi blu era l'unico regalo che la vita potesse fargli: valeva più dell'oro, dei gioielli, di una corona. Era il suo diamante blu e così lo avrebbe sempre appellato.

Il diamante blu d'Inghilterra

In quell'esserino piccolo e paffuto ci vide una nuova speranza per lei e per quel paese che pian piano cominciò ad amare come fosse casa sua. Sarebbe stata quella di Mattia e lei voleva che fosse pronto a prendere il posto per cui era nato.
Doveva diventare il re che quel popolo meritava ed era convinta che avesse le qualità necessarie.
Si nasce principi, ma non re ed Enrico non lo era mai stato.
Da regina lo conobbe in tutte le sue sfumature e non riuscì mai a reputarlo all'altezza.
Crebbe quindi il principe educandolo non solo alle armi ma anche alle lettere. Sin da piccolo le sue giornate furono scandite dagli impegni soprattutto nello studio che, per volere di Maria, non concerneva solamente il diritto ma anche la letteratura e l'arte.
Per questo crebbe amando la scultura e la pittura in cui sarebbe diventato anche particolarmente bravo.
Sarebbe diventato quel sovrano illuminato che aveva visto in suo nonno, l'uomo che più aveva stimato al mondo e che tanto somigliava al figlio.
Sebbene Enrico non fosse d'accordo, la regina gli insegnò il francese; aveva dei nonni e degli zii che non potevano essere rinnegati.
In politica estera sarebbero stati fondamentali per mantenere buoni rapporti oltre le coste inglesi, oltre le quali Enrico aveva solo nemici.

Mattia crebbe circondato dall'amore della madre e di tutti quelli che a corte gli giravano intorno. Era impossibile non volergli bene perché tanto buono quanto generoso con chiunque.

Non era tutto rose e fiori però: per un bambino crescere da principe ereditario significava combattere anche con l'invidia e l'opportunismo.
Per un momento pensò che non sarebbe mai riuscito a instaurare un rapporto sincero e distinteressato; eppure il destino, poco lontano da lui, gli aveva fatto un regalo facendo nascere un anno prima chi gli avrebbe dimostrato il contrario.
Un'anima tanto simile alla sua quanto diversa; forse mandata dal destino a due facce.

Christian era nato un giorno di pioggia in inverno. Il padre era entusiasta di poter mandare avanti la sua casata, cosa che con una femmina sarebbe stata impossibile.
Riccardo era un conte molto importante e si era distinto per la sua fedeltà alla corona; aveva combattuto in molte battaglie dimostrandosi uno dei migliori cavalieri in Inghilterra.
Per questo lo crebbe sperando che un giorno potesse rendere giustizia al suo nome e arrivare dove lui era giunto dopo tanti anni di onorato servizio.
Sognava per lui un futuro da capitano della guardia e a questo fine lo aveva educato alle armi.

Fortunatamente il figlio si dimostrò molto abile con la spada sin da piccolo.
Grazie alle sue conoscenze poi riuscì ad inserirlo nel gruppo di allenamento che riguardava anche il principe e alcuni membri della famiglia reale.
Il maestro Dario era un anziano cavaliere che da anni ormai si occupava dell'educazione militare dei futuri re.
Era un onore vederlo istruito insieme alle teste coronate d' Inghilterra ed il re l'aveva sempre visto di buon occhio perché molto abile. Molto più di bambini di alto rango che avrebbero dovuto ricoprire cariche più alte delle sue per nascita.

Era un ragazzino tenace e molto determinato; con una spiccata autostima e forza di volontà.
Il padre era convinto che avrebbe avuto un futuro radioso davanti a sé contrariamente alla madre, che riteneva il contrario.
La notte prima della sua nascita aveva sognato un serpente girare intorno al suo letto ed infilarsi tra le coperte dove lei giaceva.
Non lo interpretò come un buon presagio, ma il marito aveva sempre messo a tacere quelle chiacchiere da strega, ritenendole vaneggiamenti inutili.
Ludovica era una donna particolare e sin da piccola aveva sempre avuto sogni singolari che con il tempo aveva imparato a decifrare.
Quella notte rimase per lei un mistero, perché non riuscì mai a dare un significato univoco a ciò che aveva visto.

La prima volta che lo tenne tra le braccia notò subito qualcosa di inusuale: non piangeva. Aveva gli occhi aperti vigili e attenti che generalmente i neonati non hanno.
Li scrutò attentamente mentre il piccolo la guardava fisso come se potesse leggerle dentro.
Aveva gli occhi verdi come quelli del serpente sognato.

I sogni non tornarono per gli anni successivi e si convinse che fosse stato un caso isolato privo di senso.
Christian crebbe quindi circondato dall'amore di una madre protettiva e di un padre severo ma giusto.
Da sempre circondato da amici per il suo carattere estroverso, si rese ben presto conto che il suo destino fosse legato a quello di una sola persona. A quella stessa avrebbe accordato amicizia e fedeltà per lungo, lunghissimo tempo.

Spazio autrice.

Spero che questa versione di Mattia e Christian, per quanto particolare, possa piacere.
Spero che possa piacervi l'idea, fatemi sapere ❤️

La storia di un re - Mattia e Christian Donde viven las historias. Descúbrelo ahora