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"Mattia!" Urlò Carola cercando di farsi sentire dal ragazzino che scappava ficcandosi in ogni pertugio trovasse davanti.

"Se non ti fermi lo dico a tua madre!" Minacciò cercando di tenersi il più vicino possibile a quella scheggia impazzita, che ormai aveva percorso metà ala sud del castello.

La minaccia non ottenne la reazione sperata dato che il principe sembrò accelerare per depistare la nutrice.
La sua corsa disperata fu interrotta però, perchè andò a sbattere letteralmente contro la gonna della madre mentre era intento a guardarsi le spalle.
Cadde all'indietro senza neanche essersi reso conto di chi avesse urtato. Quando alzò il viso vide quello della madre che lo fissava tra il divertito e l'accusatorio.

"Mi scusi, maestà, ma il bambino..." Cominciò affannata Carola che si era fermata con la mano sul petto che non accennava a fermarsi.

"Tranquilla, Carola, ci penso io a questo diavoletto."

"Un demonio!" Esclamò distrutta mentre il piccolo la guardava sorridente. Sapeva che quella donna le volesse un bene immenso ed ogni sua imprecazione era quindi filtrata dall'amore.

Un'inserviente non si sarebbe mai potuta permettere certi toni, ma con lei anche la regina chiudeva un occhio. Aveva allattato Mattia e se ne era preso cura come se fosse uno dei suoi figli, era un po' come una seconda mamma per lui e Maria non ne era gelosa.

"Oh mi scusi, è solo che ho corso...mi ha fatto morire" si scusò subito la donna cercando di rimediare.

"Nessun problema." La rassicurò e poi rivolse nuovamente lo sguardo al bambino che nel mentre si era alzato sistemandosi.

"Mattia non lo fare più, devi dare retta a Carola." Lo rimproverò dura.

"Ma mamma a me non va di andare a lezione. Voglio rimanere in biblioteca!"

"Signora è stato tutto il tempo con quei libri in mano. Il maestro Dario lo ha cercato per ore."

"Se lo viene a sapere tuo padre?"

A quelle parole Mattia si gelò sul posto. Ogni traccia di ilarità sparì dal suo viso e tentò di balbettare qualche scusa senza riuscire.

"Corri immediatamente dal maestro. Non voglio sentire più storie; se ti cacci nei guai non sarò io a scusarti davanti a lui."

"Ok" accordò sconsolato abbassando la testa e abbandonando ogni velleità di ribellione.

Il padre era la persona che più temeva in assoluto.
Se avesse saputo che saltava le lezioni, lo avrebbe punito per mesi e gli avrebbe dato schiaffi tanto forti da lasciare segni per giorni.
L'unica ragione che poteva spingerlo ad allenarsi con la spada era il timore dei suoi occhi arrabbiati.
Gli piaceva usare la spada,tirare con l'arco ed allenarsi ma i suoi compagni non gli piacevano.
Erano tutti cugini e parenti che provavano invidia per la sua posizione. In linea di successione loro c'erano, ma sarebbero arrivati dopo i suoi figli ed era questo che non scendeva giù, soprattutto ai loro genitori.
Sebbene il piccolo principe non ne capisse l'attrattiva, la corona era un obiettivo per molti e a corte mai nessun rapporto era da dare per scontato.
Ci si doveva guardare dai parenti stessi ed anche i bambini non erano esenti. Non si trovava bene con loro e non ne aveva mai fatto mistero con la madre, che però non poteva far nulla per dispensarlo.

Si mise la divisa ed uscì abbandonando ogni speranza di passare un pomeriggio come avrebbe voluto.
La prima cosa che notò fu la presenza di un nuovo  ragazzino insieme agli altri.
Era più o meno della sua stessa età;  capelli scuri e ricci e un sorriso spavaldo in viso mentre colpiva uno dei suoi cugini, Daniele.
Non aveva mostrato un minimo di esitazione prima di buttarlo giù e quasi gli venne la voglia di applaudire. Non amava particolarmente Daniele e la sua boria doveva essere placata.

La storia di un re - Mattia e Christian Where stories live. Discover now