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La Pasqua era vicina e i preparativi fervevano; il castello era stato messo sottosopra per il pranzo che il re offriva ai suoi familiari più stretti e nobili più fedeli. Anche fuori dalle mura c'era fermento per l'organizzazione della giostra che ogni anno si teneva in occasione della festività pasquale.

Era un onore per tutti i nobili abili con le armi partecipare ed erano ben accetti giovani provenienti da altre contee. Anche Christian e Mattia avrebbero preso parte quell'anno per la prima volta data la maggiore età.

"Partecipi quest'anno quindi?" chiese il maggiore intento ad allestire il necessario, mentre Mattia era seduto ciondoloni sulle scalinate.

"Per forza, chi lo sentirebbe mio padre?"

"Pensavo che ti piacesse."

"Mi piace, ma quando le cose diventano imposizione mi scoccio."

"Lo capisco." Disse Christian sedendosi vicino a lui. Non erano mai stati così vicini per tutto il giorno e anche solo sfiorarsi il braccio faceva sentire il piccolo meglio.

"Ciao." Si girò verso di lui come se lo vedesse per la prima volta. Gli pesava ogni giorno di più non poterlo baciare davanti a tutti; erano due giovani uomini e si piacevano tanto, era difficile resistere alla tentazione di toccarsi e sfiorarsi.

"Ciao. Ieri non ti ho visto proprio"

"Ho avuto da fare con delle scartoffie che mio padre ormai mi lascia per non sbrigarsela lui. Pensavo di finire in serata, ma non è stato così; volevo almeno darti la buonanotte." Confessò timido perché gli sembrava così strano dire certe cose.

"Non mi avresti trovato. Quando ho finito di allenarmi, Alberto ed Alex mi hanno trascinato fuori per staccare un attimo."

"Ah quindi ti diverti senza di me!" Lo accusò bonariamente.

"Ti avrei portato con me se avessi potuto." Replicò l'altro avvicinando la mano alla sua e Mattia si fermò a guardarle intrecciando il solo mignolo.

"Vorrei prenderti la mano." Confessò flebile; tuttavia Christian lo sentì e il cuore gli si strinse per il tono usato e perché era una volontà condivisa.

"Io pure."

"ieri ti sono mancato un po'?" gli chiese in un moto spontaneo, ma subito si pentì. Vedeva l'altro sicuro di sé, più maturo sotto diversi aspetti, mentre lui era sempre e perennemente il solito vaso di terracotta tra mille di ferro. "Scusami, io...mi sento un ragazzino." Si coprì il viso con le mani ridendo imbarazzato.

"Ho pensato a te tutto il giorno, alle tue labbra ogni minuto e di portarti via da lì ogni secondo. Quindi se ti senti un ragazzino, pensa sempre che c'è chi sta peggio." Gli sorrise dolce e Mattia si sentì doppiamente stolto nell'aver pensato di censurarsi con l'unica persona che veramente lo conosceva.

"Stasera che hai da fare?"

"Sono di guardia, vienimi a fare compagnia"

"Anche di notte ?" chiese stupito Mattia.

"Sono l'ultimo arrivato, devo fare gavetta."

"Comunque certo, vengo volentieri. Rubo qualche cosa dalla cucina." Rise dandogli una spallata giocosa.

"Allora morirò di fame."

"Perché?"

"Perché non trovi nulla di pronto a quell'ora."

"Che malfidato, faccio qualcosa io."

"Non di fame quindi, ma di indigestione." Rettificò e Mattia sgranò gli occhi offeso.

La storia di un re - Mattia e Christian Where stories live. Discover now