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La notte prima del matrimonio
Mattia non aveva chiuso occhio; non una novità ma il giorno dopo avrebbe avuto delle occhiaie difficili da mascherare.
Sarebbe dovuto essere uno dei giorni più belli della sua vita eppure si sentiva in colpa: si sentiva responsabile dell'infelicità di Christian e di Isabella che non avrebbe mai potuto amare.

Lei lo sapeva e non gliene avrebbe fatto una colpa, d'altra parte nessuno dei due avrebbe potuto fare promesse. Magari avrebbero imparato a volersi bene ma certi sentimenti non li scegli, non li comandi.

Avrebbe voluto dire a Christian di non presenziare, ma da capitano della guardia non aveva scuse. Doveva essere lì come l'intera alta società e la famiglia reale spagnola, che aveva acconsentito al matrimonio della figlia con uno sconosciuto. Sarebbe potuto essere chiunque, anche la persona più deprecabile del mondo, eppure sarebbe stata su quell'altare.
Era tutto profondamente sbagliato ed ingiusto e ai suoi figli non avrebbe mai imposto una scelta del genere. Se doveva iniziare a cambiare le cose, allora avrebbe cominciato da lì.
Non avrebbe sprecato il suo sacrificio; l'unica consapevolezza che aveva raggiunto era proprio quella: si sarebbe dato anima e corpo al suo compito.

Quindi all'alba prese il suo completo bianco e lo indossò cercando di presentarsi al meglio. Guardandosi allo specchio ebbe una morsa allo stomaco: Christian gli aveva sempre detto che il bianco fosse il suo colore. Quello con cui lo avrebbe voluto vedere vestito sempre.
Si chiese se mai avrebbe smesso di ripensarlo per ogni singola cosa, ma pur volendo non ci sarebbe mai riuscito.
In tutti i suoi ricordi dai sette anni a quella parte c'era sempre stato; avrebbe dovuto costruirne di altri ma anche quel pensiero faceva male.

Prima di uscire dalla sua stanza si mise la corona che era sua da quando era stato incoronato principe ereditario e si guardò riflesso per l'ultima volta.

"Sembri un dio"

Gli aveva detto Christian la prima volta che l'aveva indossata eppure in quel momento Mattia si sentiva tutto tranne che onnipotente, tutto tranne che forte.

"Allora? È pronto, altezza?" disse Alberto facendo capolino dalla porta.

"Ti prego quando siamo soli dammi del tu. Appena sarò re disporrò che tu e gli altri lo facciate sempre." Lo corresse.

"Ok, stai benissimo. Il bianco ti dona." Si complimentò Alberto squadrandolo da capo a piedi.

"Tutto in ordine? Non mi sono fatto aiutare dai valletti oggi."

"Perché no?" chiese curioso l'altro.

"Volevo stare un po' da solo." Rispose lasciando la guardia perplessa.

"Tutto bene?"

"Sì, solo un po' di stanchezza." Dissimulò nella speranza che non proseguisse con le domande e l'altro lo capì.

"Beh andiamo." Fece per uscire e fuori la porta trovò anche Alex e Luca.

"Buongiorno ragazzi, che fate qui?"

"Volevamo...volevamo farti gli auguri." Spiegò Alex grattandosi la testa in imbarazzo.

"Fuori la guardia è tutta schierata e volevamo...ecco volevamo farteli senza troppe cerimonie." Continuò Luca lasciando Mattia commosso per quel gesto.

Voleva bene a quei tre ragazzi e ne aveva sempre apprezzato la genuinità nei sentimenti.
Non si erano mai comportati in modo costruito nei suoi confronti e questo lo aveva apprezzato dall' inizio.
In quegli anni avevano legato sempre di più ed era contento del fatto che anche loro stessero facendo carriera in ambito militare. Avrebbe avuto bisogno di gente leale una volta diventato re e quei tre sarebbero stati preziosi.

La storia di un re - Mattia e Christian Where stories live. Discover now