5- Un ramoscello d'ulivo

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"Il ramoscello d'ulivo è simbolo della rigenerazione perché, dopo la distruzione causata dal diluvio, la terra tornava a fiorire. Allo stesso tempo divenne anche simbolo di pace, perché attestava la fine del castigo e la riconciliazione di Dio con gli uomini."


È da dieci minuti, letteralmente dieci minuti, che Cox sta fissando la sua pizza disgustato, pungolandola con un dito e facendomi irritare e non poco. Si è dimenticato della bruciatura non appena gli ho messo davanti il cartone, preso com'era da interpretare la persona più schifata del mondo.

«Hai intenzione di mangiarla o di iniziarci una storia d'amore?» È più forte di me. Quando vedo qualcuno non mangiare mi sale una sensazione d'odio profonda. Di disturbo. Forse perché mi sento presa in causa e capisco da sola quanto sia stupido il mio comportamento. Forse perché loro non hanno nessun problema e vogliono solo fare i bambini capricciosi. Forse perché ho paura che qualcuno si porti dietro i demoni del passato, proprio come me.

Tutte le volte che qualcuno mi prepara qualcosa da mangiare lo lascio sempre nel piatto per scappare nella mia stanza a piangere sotto le coperte. Mi torna sempre in mente quand'era Miles a farlo per me. Mi ricorda i bei tempi. I tempi in cui tutti eravamo felici, o almeno ci avvicinavamo ad esserlo, e quanto ho perso in questi ultimi anni. Fortunatamente la pizza già pronta non è un cibo che mi ricorda l'infanzia, dunque l'ho già buttata giù da un pezzo.

Ecco perché io e mia zia la prenotiamo sempre...

«In realtà è un dramma d'amore, Ivette. Lei dice che mi ama ma, come avrai notato, a me disgusta» risponde, non smettendo mai di rivolgere sguardi d'orrore a quella povera pizza.

«Perché?» Dannata me e la mia curiosità spuntata tutta d'un tratto. Non sono mai stata curiosa. Perché proprio adesso devo...

«Dato gli sguardi che mi rivolgi di nascosto penso che tu abbia capito che questo corpo da urlo non si mantiene da solo» per rimarcare le sue parole accenna con la mano al suo busto. Ed è qua che torna. Ecco che torna sul suo viso quel ghigno. Ghigno che ho scoperto preferire alla sua faccia schifata, e questo è tutto dire.

Mi scappa uno sbuffo, e automaticamente ruoto gli occhi al soffitto. Se è per questo, un corpo così non cambierebbe certo per un pezzo di pizza ogni tanto. Che noioso che è...

A un'altra occhiata di insofferenza verso il cibo che gli ho offerto sono costretta a togliere il cartone dalle sue ginocchia e portarlo in cucina. Non avrei più resistito. L'avrei sicuramente preso a calci e lanciato su un pianeta dimenticato persino da Dio.

Non appena torno nella sala noto che le immagini sullo schermo sono cambiate. Ci sono sparatorie, morti e sangue dappertutto.

Quanto rimpiango il telegiornale...

«Dobbiamo proprio guardare questo orrore?» chiedo infastidita.

«Sì.»

MA COME ""?!

«Cos'hai detto?» Non sono sicura che le mie orecchie abbiano sentito bene.

«Sì. Ho detto di sì. Sì, dobbiamo proprio guardare questo "orrore"» mima con le dita le virgolette, prendendosi gioco di me e facendomi il verso. «Capito?»

Dio, quanto vorrei cambiargli bocca... Se avesse una bocca diversa quel fastidioso ghigno non sarebbe così... così fastidioso. Sicuramente sarebbe meno peggio. Se non avesse quelle morbide e rosee labbra incurvate leggermente all'ingiù avrebbe un sorrisetto meno disturbante.

Ne sono certa.

«Hai finito di guardarmi? Se continui così penserò che tu voglia rubarmi un bacio, Ivette.»

Il Bracciale delle TenebreWhere stories live. Discover now