11- Un nuovo mondo

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"Ed è proprio quando tutto sembra finire, che comincia qualcosa di migliore."


Un vampiro? Ma i vampiri non esistono, ce lo insegnano sin dalle scuole elementari, proprio come i licantropi, le fatine e tutti gli altri esseri immaginari. Non è possibile che stia dicendo la verità. Cox mi sta solo prendendo in giro.

«Ecco perché non volevo dirtelo.» Sul suo viso c'è solo preoccupazione, un'emozione che non gli ho visto indossare spesso. «Volevo che tu avessi la mente libera, che potessi prendere sul serio le mie parole e non dubitare di me... Cazzo.»

Una risatina nervosa mi sale alle labbra. «Ma scusa, non stai scherzando? Un vampiro... Che sciocchezza!» Continuo a ridere, ma il suo volto in ombra estremamente serio e senza quel ghigno divertente mi fa venire solo da piangere. 

E quando le sue parole mi si scagliano addosso sento finalmente il peso del loro significato, che mi porta inevitabilmente a balbettare. «U-un vampiro? Non è possibile, non è minimamente possibile, io...»

Cox si siede ai piedi del letto, attento a non scostare le coperte dal mio corpo, poi dice: «Ma che motivo avrei di mentirti, mmh? Ivette, devi sapere che il mondo non si limita solo a quello che conosci tu. Purtroppo ci sono esseri malvagi che ci rovinano la vita ogni giorno, che importunano cittadini senza nessun motivo, e noi mettiamo a rischio la nostra incolumità per voi; per salvarvi».

Non riesco a crederci. Nonostante lui sia totalmente serio, penso comunque che tutto ciò che dice sia una bugia.

Com'è possibile che viviamo con esseri immortali e io non ne abbia mai visto uno? Almeno fino a quattro giorni fa, s'intende. Com'è possibile che le autorità non ne abbiano mai parlato mettendo in guardia i civili? E poi in che senso "Noi mettiamo a rischio la nostra incolumità per voi"?

Ma se ripenso a quelle dita innaturali, a quegli artigli conficcati nella mia gola e a quel pallore eccessivo di quell'essere, forse un pensierino sulle parole di Cox potrei farcelo. Quell'aggressore non poteva essere un semplice ladro in cerca di gioielli con delle mani poco curate. Quello doveva essere altro, ma proprio un vampiro...

«I vampiri sono immortali, secondo le leggende. Come hai fatto ad imprigionarlo?» Ignoro tutte le domande che mi frullano in testa, ma scelgo questa qui. So che potrebbe aprimi una strada, una breccia per poter verificare se quello che dice è vero o falso.

Lui continua a studiarmi, a cercare qualche segno di terrore, non trovandone nessuno. «Non vorrei raccontartelo proprio adesso...» Alla mia occhiataccia, però, deglutisce e torna a parlare. «Io ho delle doti, Ivette. Non sono come quelle dei miei fratelli, ma le ho sviluppate negli anni, e se proprio vuoi saperlo», dice con un lampo di rabbia nello sguardo, «Ho preso quella feccia e l'ho fatto a pezzi, poi l'ho bruciato nel bosco lì vicino.»

Mentre mi spiega ogni sua atrocità compiuta non fa che fissarmi negli occhi, e io sostengo il suo sguardo senza problemi. Vorrei sapere quanti orrori, quegli occhi d'onice abbiano dovuto sopportare fino ad oggi. Vorrei tanto cancellargli le lingue di fuoco dell'ira dalle pupille, che continuano a mostrarmi quanto il mio salvataggio lo abbia turbato.

«Adesso, Ivette, avrai sicuramente altre domande. Per la prima volta in tutta la mia vita sono disposto a risponderti, quindi non perdere l'occasione.» Mi fa l'occhiolino per poi sorridere, cercando disperatamente di alleggerire l'aria particolarmente tesa.

Con questa frase non sa assolutamente cos'ha scatenato. Posso chiedergli qualsiasi cosa, qualsiasi, e lui ha detto che mi risponderà. Non ci saranno giochetti come quella sera in camera mia, non cambierà discorso e non tenterà di distrarmi. O almeno spero. Con Cox è tutto un mistero.

Il Bracciale delle TenebreWhere stories live. Discover now