7- Fattori scatenanti

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"Quando avviene un temporale c'è sempre un perché. 

Quando una persona compie una determinata cosa, una motivazione c'è sempre.

Quando alla domanda "perché lo hai fatto?" qualcuno risponde "non lo so", ciò è soltanto una menzogna detta da chi che non riesce ad accettarsi o che non vuole mostrare agli altri la sua vera natura. 

Magari qualche persona non riesce a giustificare il suo agito poiché la risposta sarebbe troppo complessa e scaverebbe troppo all'interno di sé, facendole scoprire cose che non vorrebbe sapere.

A tutto c'è un perché, anche alle bugie di una risposta."


Quel borioso arrogante! Tutte le volte che mi torna in mente lui che mi carica in spalla e mi trasporta come una bambola di pezza per il parcheggio la collera mi assale. E poi come si è premesso di buttarmi in macchina e chiudermici dentro, facendomi morire d'infarto?! Se solo potessi far rivivere a lui tutto questo...

Mi spruzzo un po' d'acqua in faccia, cercando di ritrovare la calma. Respiro una, due, tre volte, poi, finalmente riesco a rientrare in pieno possesso delle mie emozioni. Non mi fido assolutamente di Cox, e sicuramente quella di avermi portato a casa e "salvata" da quei maniaci del parcheggio è tutta una messinscena per farmi diventare una sua devota ammiratrice e capitolare ai suoi piedi. No. Non mi farò trattare così da lui. Non cadrò nella sua tela d'inganni.

Do un'occhiata allo specchio del bagno, e cado vittima del mio riflesso. Mi trovo davanti a una ragazza spenta, ma non come qualche settimana fa. I miei occhi brillano un po' di più, e il verde che ne definisce il colore non sembra poi tanto tendente al grigio. Non sembra più che una nuvola abbia oscurato il sole delle mie iridi luminose. Faccio caso anche ai miei zigomi rosati, non più pallidi e cadaverici. Sembro un'altra persona. Sembra che la superficie riflettente mi stia solo giocando un brutto scherzo mostrandomi un'immagine ideale di me e non la realtà.

Sbatto le palpebre molte volte, ma nulla cambia. Resto sempre la sconosciuta della specchiera. Meglio così, mi dico. Meglio così se ho un aspetto migliore e non più da morto vivente è solo un bene.

Mi dirigo velocemente verso la cucina, sognando di cucinarmi succose polpette, ma non appena scendo le scale di corsa sento un profumo di cibo provenire dalla cucina. E se Cox avesse...

No. Non l'ha fatto.

"Non l'ha fatto", continuo a ripetermi in testa, ma non appena metto piede nella stanza e lo trovo a cucinare, i ricordi mi oscurano la vista.

«Ivette. Ho cucinato del riso, spero che ti pia... Tutto bene?» chiede, quando mi vede uscire di corsa dalla porta e sbattere contro il muro, per poi accasciarmi al suolo. «Ivy!»

Me ne resto lì, seduta per terra e con la testa poggiata al muro, gli occhi chiusi e le mani a coprirli per cercare di mandar via tutte le immagini incollate sotto le palpebre e il terribile giramento di testa. «Tutto bene» rispondo. Tutto bene finché non riapro gli occhi e rivedo mio fratello in cucina, una volta indaffarato a far da magiare, una volta steso per terra e coperto di sangue.

Sangue. Sangue viscido e caldo che ha inzuppato le mie mani e mi ha fatto sentire più in colpa dell'assassino. Sangue che non sarebbe stato versato, se fossi rimasta a casa, quella sera. Sangue che avrei sacrificato volentieri per lui. Per Miles.

«Tutto bene un cazzo. Cosa ti prende? Stai letteralmente piangendo!»

Mi passo una mano sul viso, trovandolo umido. Non mi ero accorta di aver fatto sfuggire qualche lacrima. «Niente.» Mi sforzo per fare un sorriso, ma l'unica cosa che esce è una terribile smorfia che mi fa tremolare ancora di più il mento.

Il Bracciale delle TenebreWhere stories live. Discover now