7.

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Il giorno della partenza è arrivato. Dire che sono agitata è poco.

Non riesco ancora a credere che tra poche ore rivedrò la mia famiglia, i miei vecchi amici, e sopratutto, riverto lui.

Tra poche ore, sarò nella stessa città di colui che mi ha spezzato il cuore in mille pezzi ma che, allo stesso tempo, mi ha fatto il regalo più bello che qualcuno potesse farmi.

In questi anni mi sono rifiutata di avere notizie riguardanti a lui, per proteggermi, per evitare di rimanerci troppo male. Ho evitato di sapere se è andato avanti senza di noi, senza me.

Non che io sia rimasta zitella per tutto questo tempo, ma non frequento seriamente qualcuno da tanto tempo, e trovare ragazzi che accettino un figlio oltre che te, è un'impresa difficilissima.

«Il volo N71466 diretto a New York, delle ore 11:30, sta aprendo l'imbarco per i passeggeri con priorità.» annuncia una voce metallica facendomi risvegliare dai miei pensieri.

«Forza tesoro, prendi lo zainetto.» dico a mio figlio mentre mi affretto a prendere la valigia con le nostre cose e la borsa.

Avendo un bambino ancora piccolo quando dobbiamo prendere l'aereo preferisco fare il biglietto prioritario così da evitare casino e fare tutto con più tranquillità.

«Non vedo l'ora di vedere i nonni!» esclama Ethan mentre si dondola sui piedi entusiasta.

«Ancora un po' di pazienza e li rivedrai tesoro» gli rispondo mentre inizio a tirare fuori i nostri biglietti insieme al passaporto così da farli vedere ai controlli.

Una volta seduti all'interno dell'aereo, mi affretto ad allacciare la cintura a Ethan che nel mentre si è messo a guardare fuori dal finestrino.

Una volta che tutti sono seduti ai proprio posti, e dopo aver sentito le procedure di sicurezza, finalmente l'aereo decolla.

«Mamma è bellissimo!» esclama mio figlio mentre guarda fuori dal finestrino eccitato mentre vede che l'aereo si stacca piano piano da terra.

«Lo so amore» gli sorrido «Sai, il decollo è la mia parte preferita» gli racconto mentre mi sporgo pure io per guardare meglio fuori dal finestrino.

Poco dopo, è sempre Ethan a distrarmi: «Mamma mi fischiamo le orecchie!» mi informa con tono infastidito.

«É normale amore, adesso ti do qualcosa da mangiare e vedrai che ti passa in pochi minuti» gli rispondo mentre mi abbasso per prendere il sacchetto con le brioche dalla mia borsa.

«É buona la brioche?» gli chiedo mentre addento pure io la mia.

«È buonissima mammina e mi sta pure passando il fastidio alle orecchie!» mi risponde mentre mangia un altro pezzo della sua colazione.

Il volo passa velocemente tra chiacchiere e dormite, e dopo aver fatto un disegno per il pilota, finalmente ci avvisano che l'aereo sta per atterrare.

Inutile dire che Ethan era entusiasta per mentre l'aereo atterrava e non ha perso il sorriso nemmeno per un secondo.

Una volta aver tolto le cinture, recuperato la valigia aver salutato le hostess gentilissime, ci dirigiamo fuori dall'aeroporto dove ad aspettarci ci sono i miei genitori.

Senza aspettare mezzo secondo, una chioma scura che conosco come le mie tasche, si lancia addosso a una figura esile che nn attende mezzo secondo per stringerlo a se.

Sorridendo, mi avvicino pure io e immediatamente le forti braccia di mio padre mi avvicinano a lui con l'intento di non lasciarmi più andare .

«Finalmente siete qui» mi sussurra mentre mi stringe ancora di più a se

«Ciao papà, finalmente siamo arrivati» gli rispondo mentre avvolgo le mie braccia attorno al suo collo.

Se c'è una cosa che mi è mancata come l'aria sono i miei genitori. Senza di loro non so dove sarei finita, sono il mio porto sicuro, il posto dove vado quando sto male e ho bisogno di una rassicurazione, di un abbraccio o anche solo di una carezza.

«Mamma!» esclama una voce a me familiare infastidita «Lascia il nonno, non mi ha ancora salutato!» continua mentre si avvicina a noi, lasciando così un po' di tregua a mia mamma.

«Scusa ometto, ma lo sai che se non saluto prima la tua mamma poi si offende perché dedico a te tutte le mie attenzioni.» gli risponde mio papà mentre mi lascia definitivamente andare per potersi abbassare e prendere in braccio mio figlio che non aspettava altro.

«Ciao amore mio» mi dice una voce calda e familiare che appartiene alla donna che per me rappresenta uno dei pilastri più importanti di tutta la mia vita: mia mamma.

Senza aspettare mezzo secondo in più, l'attiro tra le mie braccia e in mezzo secondo il suo odore caratteristico di camomilla mi invade le narici.

«Ciao mamma, mi sei mancata così tanto!» le dico mentre la voce inizia a incrinarsi per il groppo che sento in gola.

«Oh tesoro...pure tu mi sei mancata» mi risponde mentre mi stringe di più a se.
«Però stai, anzi, state benissimo.» mi dice mentre si stacca di pochissimo da me per guardarmi meglio.

«Finalmente stai tornando a splendere tesoro mio» mi sorride mentre mi accarezza dolcemente i capelli.

«E so quanto ti sia costato venire fino a qui dopo tutto quello che hai passato e fidati, non potremmo essere più orgogliosi di così.» mi dice mentre mi stringe a se per poi lasciarmi dei dolci baci sulla tempia.

A interrompere il nostro momento, è ovviamente quel brontolo di mio padre: «Non vorrei interrompere questo momento, ma cosa ne dite se andiamo a casa?»

«Andiamo» rispondiamo contemporaneamente io e mia mamma mentre ci sorridiamo complici della conversazione che abbiamo appena avuto tra noi due.

Il viaggio in macchina passa velocemente tra chiacchiere, risate e tanta musica.

Devo dire che rivedere le strade in cui sono cresciuta fa uno strano effetto, sopratutto ora che non sono più una bambina e sopratutto ora che ho un figlio.

Una volta arrivati davanti al vialetto di casa, mentre rivedo la classica pittura bianca e i mattoni a vista solo in alcuni punti, il giardino sempre ben curato, con in sottofondo la risata di mio figlio, penso che si...alla fine è bello riessere a casa.

CIAO MIEI AMATI LETTORI!Cosa ne pensate di questo capitol? Vi piace? Finalmente stiamo entrando nel vivo della storia e nei prossimi capitoli vedremo come andranno le cose

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