0.5) Gare nei boschi e sconfitte

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📍Londra, 1816

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📍Londra, 1816

Charles se ne stava seduto sul suo stallone mentre in lontananza vedeva farsi spazio Miss Osmond a trotto del suo cavallo in perfetto orario.

Avevano scelto di incontrarsi prima dell'alba in una periferia poco distante dalla città, dove erano sicuro che nessuno li avrebbe potuti vedere o disturbare. Il vedersi da soli, insieme, sarebbe potuto essere un grande argomento in città. Lo scapolo più ambito di Londra e la ragazza al di fuori degli schemi.

Faceva freddo quella mattina, proprio come tutte le altre giornate in Inghilterra. Ma forse era proprio quello a rendere le cose più eclatanti. Il gelo, la nebbia... Inoltre, tutto ciò contribuiva anche al terreno e allo svolgersi della corsa. Come aveva dette Miss Osmond qualche giorno prima: "É tutta una questione di strategia".

Quando proprio la donna in questione si fu avvicinata abbastanza a lui, Charles si ritrovò sul punto di salutarla cordialmente, augurandole il buongiorno, ma gli morirono le parole in bocca quando si rese conto di un piccolo particolare.

Chiuse gli occhi, sbattendo le palpebre, pensando che ciò che stesse osservando fosse frutto della sua immaginazione, ma non fu così. Miss Osmond aveva dei pantaloni da equitazione.

Dei pantaloni. Una donna. Con dei pantaloni.

Charles non riusciva ne a toglierle lo sguardo da dosso, ne tanto meno ad aprire bocca. Era come paralizzato. Doveva ammettere che non si aspettava un inizio di giornata del genere.

«Cosa c'è Visconte non avete mai visto una donna con dei pantaloni?» gli domando Isabella notando lo sguardo insistente dell'uomo su di lei, quasi come se volesse prenderlo in giro. Ma dopotutto il Visconte non poteva far altro che darle ragione. Si era imbambolato a guardarla. Quella donna lo aveva appena sorpreso per l'ennesima volta.

«No» deglutì, cercando di aggrapparsi ad ogni briciolo del suo autocontrollo per smetterla di fissare le gambe della donna, ma non ci riuscì. Soprattutto quando scese da cavallo. «Ad essere sincero no».

Non la disprezzava per aver scelto di indossare un indumento poco consono per una signorina del suo conto. Al contrario, lui era incantato dalle sue forme. Incantato di come quella donna si stesse scoprendo dinanzi ai suoi occhi con così tanta facilità. Ad essere sincero non sapeva se era un bene o un male che Miss Osmond fosse così tanto immune al giudizio della gente. Insomma, dopo che loro due si sarebbero sposati, a cosa avrebbe potuto comportare un suo comportamento sulla loro famiglia? Alla perdita d'onore? Sicuramente quelli erano dei rischi che dovevano essere calcolati.

Il libertino che mi amava || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora