0.7) Settimana alla casa di campagna II

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📍Londra, 1816

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📍Londra, 1816

Isabella sussultò quando lo bussare della porta la fece pungere con l'ago che stringeva tra l'indice e il pollice. Si portò velocemente l'indice della mano sinistra alla bocca, succhiando sulla piccola fuoriuscita di sangue. Si alzò dal tavolo rotondo che componeva l'arredamento della sua stanza e ancora con il dito in bocca avanzò verso la porta.

Era ormai sorto il sole da varie ore, eppure Isabella aveva deciso di rimanere nella sua stanza, facendo uno sciopero della fame. Era venuta a conoscenza che il Visconte aveva organizzato un attività particolare quella settimana: un ballo.

Molti nobili sarebbero giunti fin qui da Londra.

Aveva portato molti vestiti con se, ma non si aspettava una serata del genere. Proprio per questo, aveva usato il resto della giornata di ieri e la mattinata di oggi per disegnare un modello e iniziare a lavorarci su. Isabella era il tipo di persona che non viaggiava mai senza ago e filo, e questa era stata una fortuna per lei.

Il Visconte non le aveva più dato fastidio nel corso della giornata precedente. Isabella era stato costretta a rivederlo sia a pranzo che a cena, ma si era accomodata il più lontano possibile da lui a tavola.

Fortunatamente l'uomo non aveva obbiettato, anche se aveva lanciato uno sguardo davvero contrariato ad Isabella. Si era intrattenuto a chiacchierare con suo padre. Pazzo com'era, sarebbe stato capace già di chiedergli la sua benedizione.

Benedizione per un matrimonio che Isabella dubitava fermamente che potesse avvenire. Non amava quell'uomo. Era convinta di non poter amarlo in una sola settimana. E credeva che forse non sarebbe mai stata in grado di farlo. Poteva azzardare a pensare che tra loro due potesse nascere un amicizia.

Isabella cercava l'amore, e non sapeva se il Visconte sarebbe stato capace di amarla nel modo che lei desiderava. Ogni oltre limite. Pregiudizio. Requisito. Capriccio.

Doveva ammettere che era tenace. Erano entrambi due persone testarde e orgogliose. E quando due persone del genere si mettevano in testa l'obbiettivo di vincere su l'altra, non poteva sicuramente esserci nessun buon risultato.

Il libertino che mi amava || Charles LeclercDove le storie prendono vita. Scoprilo ora