Prologo

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È sempre stato consapevole delle sue scelte e di quello che era, non ha mai dubitato un solo secondo del suo potenziale. Ogni cosa che voleva la otteneva, con le buone o con le cattive.
Sapeva di essere bello oltre ogni immaginazione ed aiutato anche da un carattere molto aperto e festaiolo, diveniva l'anima di ogni festa o discussione.

Proveniva da una famiglia molto agiata, conosciuta nel mondo della moda e dello spettacolo e lui non era da meno: studiava all'università Fashion designer e molte volte veniva contattato da case di moda per sfilare sulle migliori passerelle. Aveva un futuro brillante già scritto e ne era entusiasta.

Andava molto d'accordo con la sua famiglia, i suoi genitori non erano avari o pesanti, anzi, lasciavano ai figli la libertà di fare le proprie esperienze senza ostacolarli, come quando la sorella maggiore aveva espresso il suo desiderio di diventare maestra d'asilo, l'avevano appoggiata senza ripensamenti. Per questo erano molto uniti sotto tutti i punti di vista.

La madre aveva un fratello sposato con un'altro uomo quindi, quando Taehyung sentì la necessità di fare coming-out, venne accettato dalla famiglia e gli organizzarono anche una festa.

È vero, era perfetto in tutto, ma gli mancava una sola cosa: l'empatia. Taehyung adorava vedere le persone crogiolarsi per lui e più queste soffrivano più lui godeva. Un perfetto stronzo a detta delle persone che avevano avuto il dispiacere di conoscerlo intimamente. Certo, non era il tipo che ogni sera scopava con qualcuno ma quando ne aveva la possibilità perché privarsene?
Una sera, uno dei suoi amici più fidati lo invitò ad una serata tra compagni di università e lui accettò. Impiegò due ore per prepararsi e come sempre fece anche tardi ma non gli importava più di tanto, era bellissimo e quella era la cosa più importante. Da poco aveva cambiato colore, da castano a biondo e quel colore lo faceva impazzire.

Scelse una camicia nera leggermente trasparente abbinata ad un paio di jeans neri strappati sulle ginocchia e come scarpe un paio di anfibi.
Era favoloso ma mancava una sola cosa, un chocker nero con una fila di diamanti minuscoli. Si osservò allo specchio per l'ultima volta ammirando il suo riflesso, dopodiché prese telefono, chiavi e portafogli e scese direttamente in garage dove la sua bellissima Toyota CHR celeste metallizzato lo aspettava. Salì e mise in moto, aggiustò lo specchietto retrovisore e, complimentandosi nuovamente per quanto fosse bellissimo, partì.

Una volta uscito dal cancello imboccò la nazionale, inoltrandosi nel traffico che a quella tarda ora caratterizzava la via principale di Seoul. Le luci della città, colorate e bellissime, disegnavano ombre favolose sul suo viso rendendolo ancora più bello di quanto già non fosse e ciò gli riempì il cuore d'orgoglio, sembrava che anche loro stessero ammirando quel bellissimo ragazzo che, nella tranquillità più totale si beava le note soavi e quasi afrodisiache di Rosenfeld in Do it for me . Una delle sue canzoni preferite. Ad un certo punto il suo cellulare cominciò a squillare interrompendo la bellissima canzone e rispose quasi stizzito.

-Che diavolo vuoi Jackson!? - disse con fare nervoso. Jackson Wang, il suo migliore amico, aveva come lui 26 anni e frequentava la sua stessa università; si erano incontrati, o meglio dire scontrati, una mattina in cui, entrambi in ritardo e di corsa, non si accorsero l'uno dell'altro. Da quella mattina iniziarono a conversare ogni giorno e scoprirono di avere molte cose in comune e cosa più importante, abitavano a soli 10 minuti di auto l'uno dall'altro.

-Fammi indovinare, di nuovo in ritardo...- ridacchiò l'altro, ormai abituato ai colossali ritardi di Taehyung.

-Che te ne frega, devo fare la mia entrata da red carpet o non sono io, lo sai - disse Taehyung ridacchiando. Chiuse la telefonata e dopo una decina di minuti arrivò al pub che l'amico gli aveva indicato. Parcheggiò bestemmiando il proprietario della panda arancione per il pessimo parcheggio e scese dall'auto assicurandosi di averla messa in modo tale da non essere sfiorata minimamente. Si congratulò con sé stesso e, dopo aver bloccato gli sportelli, s'incamminò verso l'entrata.

Bello, stronzo ma soprattutto gayWhere stories live. Discover now