13. In Trappola

75 9 100
                                    

Dopo essersi dilettate in quella che era stata l'ennesima corsa per la salvezza, le sei ragazze si erano intrufolate nel giardino di una villa, entrando poi all'interno della struttura a due piani per stare al riparo dagli zombie e dalla pioggia.

Alcune di loro si buttarono a sedere su un divano all'apparenza costoso per riprendersi dallo sforzo appena compiuto, altre invece sembravano sul punto di lasciar esplodere ogni emozione repressa.

Tzuyu non aveva smesso di piangere nemmeno per un secondo e l'unica azione che riusciva a compiere oltre alla fuoriuscita di lacrime era quella di stringere a sé la katana che Dahyun le aveva lasciato.

Averla tra le mani le diede la consapevolezza che non avrebbe mai più avuto la possibilità di vedere la ragazza che tanto l'aveva affascinata, colei che nonostante il carattere apparentemente freddo era riuscita a fare breccia nel suo cuore in così poco tempo.

Stava tremando e alcuni singhiozzi erano stati impossibili da trattenere, tanto da aver attirato l'attenzione delle altre ragazze e da averle distratte durante l'organizzazione di un nuovo piano.

Era stata Jeongyeon ad avvicinarsi a lei, intenzionata a farle sentire la sua presenza con una carezza sulla testa "so che è dura e che la scelta più semplice sarebbe mollare tutto, ma non puoi buttare al vento gli sforzi di Dahyun. Devi farti forza, se riuscirai a sopravvivere avrai molto tempo per piangere la sua morte"

"È morta per colpa mia, si è sacrificata per proteggere una persona inutile come me" aveva le mani bianche da quanto stava stringendo il fodero che racchiudeva la lama di quell'arma letale "avrebbe dovuto lasciarmi a morire, ha commesso una stupidaggine imperdonabile"

"Spero tu possa perdonarmi" l'aveva sussurrato Mina prima di avvicinarsi alla ragazza più alta per darle un ceffone sul viso "datti una svegliata e smettila di sminuire quello che ha fatto Dahyun per te. Si è sacrificata per il tuo bene e vuoi ripagarla così? Sei veramente una ragazzina stupida"

Tzuyu rimase immobile, gli occhi spalancati dai quali continuarono ad uscire delle lacrime salate "non sono stata io a chiederle di farsi ammazzare per me, non l'ho mai voluto"

La bionda sentiva prurito ad entrambe le mani: aveva una voglia smisurata di darle degli altri schiaffi, ma si trattenne perché non era né il luogo né il momento per farlo. E poi non le piaceva la violenza "quello che hai appena detto denota una grande immaturità e, perdonami se lo dico, una dose incredibile di stupidità. Se ha scelto di salvarti è perché teneva a te più di qualsiasi altra cosa e questo si chiama amore"

"Non hai alcun diritto di insultarmi per qualcosa che non puoi capire"

"Sostieni che non possa capire una situazione come questa? Allora lascia che ti illumini" puntò il dito verso Sana, senza smettere di guardare la persona con cui stava parlando "quella è la mia ragazza, colei che amo con tutta me stessa e per la quale mi butterei nel fuoco se necessario. Non osare dirmi che non capisco cosa provi tu o i sentimenti di Dahyun perché se necessario mi andrebbe bene trasformarmi in un mostro schifoso pur di proteggere la persona che amo. Finché il mio cuore batterà non permetterò a niente e a nessuno di farle del male"

"Smettila, non dirlo" la ragazza dai capelli rosa, a quel punto, non era stata più in grado di trattenersi dal piangere. Anche solo immaginare la morte della sua fidanzata la stava ferendo immensamente.

Mina ne era dispiaciuta, ma arrivata a quel punto si era stancata di qualsiasi cosa "purtroppo la vita è fatta di perdite e di conquiste, ma sono pronta a giurare su quello che vuoi che preferirei morire cento volte al vivere senza di lei e questo, mia cara Tzuyu, è lo stesso pensiero che aveva Dahyun nei tuoi confronti"

Cadde il silenzio, il quale veniva interrotto di tanto in tanto dai singhiozzi e dalle parole di Sana "perché dobbiamo farci del male a vicenda?"

"Mina ha ragione, è necessario dire le cose come stanno o non andremo da nessuna parte" Jihyo sembrava aver perso ogni traccia di emozione, anche se bastava guardare il modo in cui teneva il fucile per capire che la sua era soltanto una facciata.

S.O.S Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora