9. Piangere - Hazel

32 11 21
                                    

Dopo aver fatto il bagno, Connor mi chiede di seguirlo lungo il corridoio.

Sono ancora avvolta nell'asciugamano e la mia pelle sprigiona calore e profumo di rose.

"Ti faccio vedere la tua stanza" dice mentre apre una porta troppo bianca per i miei gusti.

"Ecco a lei, signorina!" ammiro il grande letto a baldacchino, come quello che avevo al castello, un grande armadio e una finestra che si apre e dà la vista sul giardino.

"Ti piace il balcone?" mi chiede notando che sto fissando fuori dalla finestra.

"Oh, sì. A casa ne avevo uno... è così bello qui! Se solo trovassi una ragione per rimanere sceglierei di vivere in questo posto, fortunato te!"

"Pure a mia sorella piaceva..." tocca le lievi tende di stoffa che sottili nascondono la pioggia che batte sul vetro.

"Una sorella? E dov'è ora?"

"Se n'è andata. Per sempre. Non la rivedrò più."

"Mi... mi dispiace" cerco di riparare il mio errore, perché non sto mai zitta? Ma lui non mi ascolta nemmeno, si limita a indicarmi un armadio con dentro di tutto e mi lascia sola nella stanza di sua sorella.

Apro le ante, questo mobile mi ricorda Briella, che avevo fatto passare dal mio armadio per trovare Madden.

Madden, cavolo. L'ho lasciato da solo in mezzo a quelle bestie feroci, spero che mio padre non lo cacci di corte solo perché, a parer suo, ama la donna sbagliata.

Continuo a credere che l'uomo più potente della mia famiglia e anche quello più intelligente non sia mio padre, ma mio fratello, che segue il cuore e non quello che gli dicono gli altri. Chissà quante persone lo vorrebbero fare, ma bloccate dal pensiero degli altri mostrano qualcosa di loro che non è reale, solamente per paura del giudizio. La diversità è una bellissima cosa, e credo che se tutti si comportassero allo stesso modo sarebbe una noia mortale.

Di esempi di subire la noia ne avete uno davanti a voi: eccomi! Sono scappata dal castello per noia, perché la mia famiglia voleva uniformare i suoi figli, ma io voglio essere diversa, ed emergere non per la stirpe che darò, ma per le persone che aiuterò crescendo.

La prima persona che dovrei aiutare sarebbe James, ma come aiutare una persona che non conosci? Come aiutare una persona che ti ha detto che sei una seccatura, che ti ha cacciata da casa sua?

Infilo un abito viola chiaro e lego i capelli in una treccia, ai piedi metto delle calze trovate a caso e stendo i vestiti di James: hanno ancora addosso il suo profumo.

"Hazel, è pronto!" scendo le scale di corsa al suono di una voce che sta iniziando a suonarmi familiare e mi fermo davanti ad un misero tavolino con sopra un piatto fumante: una specie di focaccia rossa con del pomodoro sopra mi fa venire l'acquolina.

"Ti avviso che se vuoi stare qui ancora per tanto tempo dovrai sorbirti la mia pessima cucina."

"Che cos'è?"

"Non hai mai mangiato la pizza? Siediti e gusta questa prelibatezza!" avvicina una sedia alla sua e sposta il mio piatto vicino al suo, facendo spazio tra bicchieri, bottiglie e posate.

"Allora, dimmi un po' come ti sembra questa casa" dice lui addentando un pezzo di pizza.

"Non male. È... grandissima!"

"Ti va di essere la mia coinquilina?"

"Eh?"

"Vivere con me?" lo guardo arrossendo.

"Non intendo in quel senso..." una volta accertata che non intenda matrimoni, fidanzamenti e cose così, addento la pizza.

"Mi farebbe piacere" dico "fino a quando non troverò un modo per tornare..." mi accorgo di stare mangiando questo cibo gustandolo, come facevo con il gelato. Mi dà calore e un po' di felicità, ma non so il perché.

"Sai, mentre ti stavi facendo la doccia ho trovato un foglio per terra... credo che fosse indirizzato a te... ecco, leggi" mi dà un foglietto ingiallito, con scarabocchiate sopra alcune parole sbiadite.

Arrivata tu ............e,

ca.............ntà,

ecco la fine,

ne.......................... arà.

Hazel

"Non capisco cosa ci sia scritto" passo di nuovo il foglio a Connor, ma non lo prende, si limita a studiarlo.

"Sei arrivata qui, potrebbe dire questo, la fine magari è quella del rapporto tra te e James, per il resto potrebbero essere un sacco di parole."

"Magari è uno scherzo di qualcuno" propongo, ma so in cuor mio che potrebbe essere una soluzione o un grande problema.

Passiamo la sera sul divano, il foglio è custodito nel cassetto nella camera dove dormirò e la legna nel camino scoppietta.

"Così non trovi più una ragione per restare in questo mondo..." sussurra Connor.

"No. Non ne ho proprio... non voglio sembrarti egoista, ma senza James il mio rimanere qui non ha più senso..."

"Anche mia sorella era una persona romantica come te. Credevo non esistesse nessuno come lei, ma ora sei arrivata tu..."

"Non sono tua sorella" preciso io.

"E questo lo so, ma quando ti guardo negli occhi rivedo lei..."

"Mi dispiace..."

"Ma che dici? È una cosa che mi fa emozionare e mi piace moltissimo, almeno non me la dimenticherò. Ma se tu te ne andrai..."

"La ricorderai comunque, Connor. Sarà sempre nel tuo cuore, e non ti servo io per ricordarti che avevi una sorella che amavi." Sta in silenzio. Credo di essere stata troppo dura, e cerco di farmi perdonare.

"Da quanto tempo non c'è più?"

"Un mese. Lo psicologo mi ha detto che mi sarebbe passata la malinconia, ma cresce inesorabilmente ogni giorno di più. Non ce la faccio a stare in questa casa da solo, e credo che quando te ne andrai la venderò."

"Perché vendere tutti questi ricordi?"

"Perché ti fanno male, prima o poi. Sono belli e poi un giorno ti svegli e li trovi troppo pesanti da trattenere. E ti metti a piangere. E i sogni non sono più sogni, perché hai l'immagine della persona che amavi morta spiaccicata in testa."

"Tu... l'hai vista mentre accadeva?"

"Uno le ha sparato"

"Non posso dire che so esattamente che cosa si prova, ma posso immaginare su scala minore: lo vedi lì a terra, indifeso..."

"...che ti chiede aiuto..."

"...ma poi ti dice di non aiutarlo..."

"...perché la feriresti ancora di più..."

"...e lui metterebbe in pericolo anche te..."

"...ma tu non puoi fare altro che correrle incontro e aiutarla, facendoti ferire per lei..." alza la manica della camicia e vedo una ferita chiusa con cinque punti.

"Oppure gli corri incontro mentre ti insulta e perde la ragione, con quegli occhi cattivi che hanno solo una cosa di negativo: la paura." Vorrei fargli vedere la ferita che ho nel cuore, ma mi limito a non trattenere più le lacrime e a farle scendere lungo le guance, fino a quando non bagnano la stoffa del vestito.

Trovare finalmente qualcuno che ti ascolta e ti capisce: una cosa per niente scontata.
Connor sembrerebbe proprio il ragazzo buono, di cui ti puoi fidare, a cui puoi dire tutto e che non ti giudicherà mai per nessuna ragione.
Quel posto sicuro che tutti cercano.
Ma nelle persone non ci sono solo pregi: qualche difetto lo avrà pure lui, come Hazel, che cerca sempre di aiutare gli altri facendosi solo male.
Vi sta piacendo la storia? Spero di sì. Mi sto divertendo a scriverla e vorrei comunicare a voi le emozioni che la piccola principessa sta provando.

Foto: https://i.pinimg.com/564x/09/4c/1a/094c1aa2d7184f3cd2579cdcae4c4065.jpg

Scusa Se Ho Scelto TeWhere stories live. Discover now