The dark side of the moon

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Avevo intenzione di pubblicare un capitolo del genere a fine sessione, ma @Smalllady5 mi ha gentilmente mandato un reel su Insta e mi sono detto: "Perché continuare a studiare la tassonomia di Dewey quando posso andarmi a lamentare online del disagio universitario?". E quindi eccomi qui.

Sin da quando ho messo piede in università, ho notato che in linea generale l'ambiente universitario porta a estremizzare le proprie abitudini di studio e con esse le aspettative: gente che resta chiusa in biblioteca fino a quando non viene cacciata dai custodi, gente che studia per terra nei corridoi, gente che scherza amabilmente alle macchinette su come quello sia il terzo o quarto caffè della giornata, gente che venera Monster, Redbull e altre bevande energetiche senza le quali non sa come arrivare a sera.

E da un lato li capisco perché io in primis mi ritrovo in questa merda: non riesco a carburare se non ho bevuto il mio meraviglio bibitone di tè, mi metto in fila alle macchinette ad ogni quarto d'ora accademico, mi ritrovo a studiare in luoghi improbabili ad orari improbabili - con modalità così estreme che nemmeno al classico arrivavo a questi livelli.

Ma dall'altro tutto questo ti porta a finire in una spirale di tossicità tale per cui le opzioni sono due: o riesci o ti ammazzi - letteralmente.

Penso che tuttx abbiano letto o sentito in televisione le notizie riguardanti i suicidi che si stanno verificando negli ultimi tempi in ambiente accademico. Molti adulti con cui ho parlato hanno ridimensionato il fenomeno e cercato di "dare la colpa" agli studenti che si sono uccisi: non passare gli esami non significa essere unx fallitx, è una reazione esagerata, bisogna dare un giusto peso alle cose eccetera eccetera. 

Quello che le persone sembrano non capire è che il soggetto X non si è suicidato "solo" perché non ha dato l'esame o cose del genere: il soggetto X si è suicidato perché avvertiva addosso una pressione tale per cui non passare l'esame era qualcosa di devastante.

Quello che le persone sembrano voler ignorare deliberatamente è che noi giovani - parlo per esperienza personale e di alcuni miei colleghi - sappiamo di non avere un futuro. Sappiamo che non c'è lavoro, sappiamo che è difficile trovare una casa decente e potersela permettere, sappiamo che la vita costa sempre di più, sappiamo che la nostra massima aspirazione può essere un buon lavoro con uno stipendio quantomeno ragionevole.

Non appena entri in un'ottica del genere - e posso assicurarvi che ci entrerete non appena uscirete fuori dalle superiori - l'unica cosa a cui pensi è fare tutto il possibile per assicurarti un futuro, incluso avere una laurea.

E qui cominciano i problemi, quelli veri però, perché la laurea non ti basta al giorno d'oggi per trovare un lavoro: devi uscire con un buon voto e con particolare merito, cosicché l'azienda X, quando leggerà il tuo curriculum, ti assumerà senza pensarci due volte.

Il che significa non solo superare gli esami a pieni voti, ma anche superarli in tempo, se non prima di tutti gli altri. Il che significa che sei dispostx ad ogni cosa pur di raggiungere il tuo obiettivo: non uscire di casa, non dormire, non curare l'igiene personale (seriamente, voi non avete idea dello schifo che condividiamo sul gruppo Whatsapp), non curare l'alimentazione, non fare altro che leggere, riassumere e ripetere, ripetere, ripetere come se non ci fosse un domani.

Poi apri Instagram, leggi del soggetto Y che si è laureato in tre anni invece che cinque, per di più con ottimi voti e una vita sociale, ti fermi e ti dici: "Ma che sono coglione io?".

Tutto questo ragionamento, ovviamente, avviene a livello inconscio e lo realizzi solo nel momento in cui ti ritrovi per caso a chiacchierare al pratone di come probabilmente finiremo sotto ad un ponte anche se usciremo con 110 e lode. E tu non puoi farci niente.

La verità è che viviamo in una società che punta all'efficienza, al massimo risultato possibile, alla perfezione, all'utilità, alla produttività, con tempi e modalità che sono non-umani. E non lo dico perché sono mezzo comunista, perché odio il capitalismo, perché voglio fare lo Zarathustra della situazione o robe del genere: lo dico perché lo sto studiando all'università. Ma questo è un discorso che magari approfondirò in altra sede.

Comunque, nel momento in cui tu non soddisfi le credenziali imposte dalla società, ovvero quelle di laureatx in tempo - se non in anticipo - con ottimi voti, dopo i sacrifici, gli sforzi e le ore di vita perse sui libri a studiare, come puoi non sentirti un fallimento totale? Come fa una persona, magari sottoposta a particolari aspettative, a non considerare l'idea di farla finita? Tanto è un fallimento, no?

 A questo discorso si aggiunge, poi, il discorso borsa di studio, che è particolarmente sentito da me e i miei amici. L'università, per quanto pubblica, costa: solo di tasse e iscrizioni, so che c'è gente che paga un rene ogni anno. Sì, okay, le tasse sono proporzionali al reddito eccetera, ma il reddito ISEE non rispecchia 9 volte su 10 le vere possibilità economiche di una famiglia.

Critica socio-economica a parte, le borse di studio sono un bel problema perché devono essere mantenute e per farlo devi avere la media superiore al 28 - della serie "Non per metterti pressione eh, ma se vai tanto male ad un esame rischi non solo di finire fuoricorso, ma anche di dover pagare una cifra che non puoi permetterti per andare avanti con gli studi".

Ora, considerando che certi esami sono immensi, che certi altri sono difficili, che altri ancora hanno un programma che non è minimante proporzionale ai CFU assegnati, che alcuni professori più di 27 non mettono a meno che non vai là e reciti tutto a memoria, una persona come minchia la mantiene la media del 28?

Rispondo io che al momento ce l'ho: impazzisce. Che poi già io di mio non ci sto con la testa, poi ci si mettono pure gli esami e la mia salute mentale va ai Caraibi con la voglia di vivere di its_fucking_Charlie_ a ballare la Macarena (eeeeh Macarena!).

In tutto questo, non sto tenendo in considerazione lo spirito competitivo di certi soggetti (tipo il tanto famoso Cagacazzo) che vogliono a tutti i costi spiccare e prendere solo 30 e 30 e lode - poveri illusi.

Questa è la mia critica analitica e spassionata del toxic universitario: da qualche parte nell'universo, Horkheimer è fiero di me.

Adesso torno umilmente a studiare per quest'esame del cazzo.

Ave atque vale

Scleri da UniversitàWhere stories live. Discover now