Meta e IA

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Signorx miei, benvenutx nel secondo (e probabilmente ultimo) capitolo pseudodidascalico di questa raccolta. Capitolo discorsivo e divulgativo che, in quanto tale, non è stato minimamente programmato. Avrei dovuto farmi almeno una scaletta? Direi di sì, ma le cose fatte a braccio ci piacciono di più.

Sono due giorni che, puntualmente, nelle mie storie di Instagram becco qualcuno che parla della nuova IA generativa di Meta e della conseguente nuova politica di privacy. Inutile dire che ho ignorato la questione, visto che sono in sessione e l'unico motivo per cui apro Instagram è per rispondere ai messaggi che mi arrivano.

Stamattina una ragazza mi ha gentilmente inviato in privato la storia in questione, quindi ho fatto l'unica cosa sensata che avrei potuto fare: andare a cercare online che caspio significa tutto questo per capire che cosa sta succedendo. E, soprattutto, perché tuttx mi sembrano così allarmati da repostare le istruzioni per negare il consenso.

Ho letto l'informativa di Meta attuale e i cambiamenti che entreranno in vigore. Mi sono informata su che cosa faccia effettivamente la nuova IA generativa di Meta. Sono arrivata alla conclusione che non è nulla di nuovo e che potevo tornare a studiare Schopenhauer.

Finché qualcuno non mi ha chiesto: "Ma tu che cosa ne pensi?".

La domanda mi devasta. Se qualcuno mi avesse detto "Lana è la cantante migliore di questi tempi. Tu cosa ne pensi?", avrei saputo che cosa rispondere e come argomentare il mio pensiero (due parole: Taylor Swift), ma qui la questione è più delicata perché, me ne rendo conto, molte persone sono ignoranti riguardo a cosa sia e come funzioni un'IA generativa.

Quindi, capitolo sfogo a fine pseudodidattico per spiegare perché, a mio modesto parere, negare il consenso alla nuova normativa di Meta sarebbe controproducente. Ovviamente, ognuno è libero di fare quello che vuole con i propri dati: io espongo il mio personale punto di vista, ovvero quello di una persona che smanetta da quando ha cinque anni e si sta laureando in Filosofia e Intelligenza Artificiale.

Prima di cominciare: che cos'è un'IA generativa? È un'intelligenza artificiale che produce testi, immagini e audio alla luce di una determinata richiesta. Dall-e è un'IA generativa. ChatGPT è un'IA generativa.

Per produrre qualcosa, ha bisogno di un insieme di dati di partenza su cui lavorare. Così come spesso gli artisti usano delle reference per creare i loro progetti: non avendo una conoscenza dettagliata di quello che vorrebbero produrre, prendono ispirazione o copiano prodotti già fatti e finiti. L'IA generativa si allena letteralmente su questi dati di partenza fino a quando non raggiunge un risultato che il programmatore considera accettabile.

In più, una volta ottenuto quel risultato, l'IA continua il suo addestramento, migliorando sempre di più performance dopo performance. Per questo si parla di machine learning: la macchina impara dall'esperienza e dai feedback ottenuti, cambiando ciò che bisogna cambiare e perfezionandosi col tempo. Il che è esattamente la stesse cosa che facciamo noi esseri umani quando disegnamo, suoniamo uno strumento, ci diamo alla scrittura o ci dedichiamo a qualsiasi altra attività creativa.

Dal 26 giugno, in Italia sbarcherà l'IA generativa di Meta, che addestrerà il suo algoritmo sui dati degli utenti. Si tratta di una mossa perfettamente logica: perché spendere soldi per acquistare dati quando se ne hanno a disposizione una quantità immensa, non solo gratuitamente, ma anche di qualità? Perché allenare un algoritmo su dati prefabbricati o estranei quando lo si può allenare sugli stessi dati su cui dovrà poi effettivamente lavorare?

D'altronde, questo già accade nel nostro feed. Perché Instagram, Facebook, Tiktok o qualsiasi altro social media ci propone post e video che ci piacciono? Perché scrolliamo tutti i giorni una home che contiene esattamente ciò che ci interessa? Perché, se vediamo una cosa una volta e mettiamo like, veniamo invasi da post che riguardano quella cosa?

Perché il nostro feed è il risultato di un software intelligente (ISA, che è un tipo di intelligenza artificiale), che si allena costantemente sui contenuti che vediamo, commentiamo e condividiamo per suggerircene altri che potrebbero piacerci.

L'ISA di Instagram e la nuova IA generativa di Meta sono praticamente la stessa cosa: funzionano allo stesso modo, hanno gli stessi obiettivi, operano sugli stessi dati. Allora perché sono percepiti diversamente?

Punto primo, perché il consenso del trattamento dei nostri dati per addestrare l'ISA è contenuto nei famosi Termini e Condizioni, che chiunque accetta senza leggere nel momento in cui si scarica Instagram. Lo stesso discorso vale, ovviamente, per Facebook e Tiktok.

Invece, poiché l'IA di Meta è qualcosa che è venuta dopo, quindi il relativo consenso non è contenuto nei Termini e Condizioni, ci hanno avvertiti che ehi, stanno per aggiungere un nuovo strumento per migliorare le funzioni di Meta, uno strumento praticamente uguale a quello che è già in atto, quindi danno per scontato che la cosa ti stia bene, ma abbiamo il diritto a revocare il nostro consenso fino a quando non entrerà effettivamente in funzione.

Ho letto le caratteristiche dell'IA di Meta:  è così innocuo che ChatGPT al confronto sembra il boss finale di un videogioco. Prende le nostre immagini e le relative didascalie e usa i loro dati per crearne di nuove. Questo non vuol dire che duplicherà le nostre foto, che le modificherà, che manderà la nostra immagine in giro per il web e noi non lo sapremo.

Prima di tutto perché è reato, quindi una IA generativa capace di una cosa del genere non verrebbe approvata dalla corrente legge sulla privacy. Punto secondo, perché non è così che funzionano le IA generative: a meno che tu non gli dica di prendere una specifica foto e modificarla in un certo modo, non verrà mai fuori un risultato così simile alla foto di partenza. Anche perché questi sistemi analizzano migliaia di foto contemporaneamente, quindi non si soffermano su una singola foto per produrne una nuova.

In più, spunto di riflessione: secondo voi, Dall-e e ChatGPT da dove prendono i dati? Dall'Iperuranio? No, da Internet. Internet su cui lasciamo foto, video e commenti. Solo che le grandi piattaforme ci fanno accettare i Termini e Condizioni e ci aggiornano costantemente delle modifiche, tra cui appunto quella dell'IA generativa di Meta, mentre le risorse opensource (ChatGPT, per intenderci), per quanto rispettino le leggi sulla privacy, non ci avvertono di quanto stanno facendo.

Quindi, dal punto di vista tecnico, ISA e IA generative funzionano allo stesso modo e, per coerenza, se neghiamo il consenso alle IA generative, dovremmo farlo anche agli ISA e, quindi, cancellarci da qualsiasi piattaforma social, perfino Netflix e Wattpad.

Poi ognuno è libero di fare quello che vuole dei propri dati e acconsentire o negare il loro trattamento in qualsiasi contesto. Lungi da me imporre il mio pensiero.

Però (però però però), un monito giunge infine: se negate il consenso, sicuramente lo strumento non funzionerà come dovuto perché avrà meno dati su cui allenarsi e, quindi, ci sarà sicuramente un calo di performance. Non sono abbastanza esperta per sapere quanto effettivamente sarebbe significativo questo calo, ma so che già 15mila persone hanno firmato per la revoca del consenso, dunque già così la IA generativa di Meta ha subito un bell'attacco alla sua efficienza. Poi chi vivrà vedrà.

Questo capitolo è venuto fuori eccessivamente lungo, ma meglio essere prolissi che troppo sintetici nelle spiegazioni. Si vede che ho preso 30 all'esame su questa roba? Spero di sì, altrimenti sarebbe un voto rubato, haha.

Detto questo, torno a studiare Schopenhauer.

Ave atque vale

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