Certificato

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Lily
2031

Indossai il cappotto grigio perchè era l'unico in
grado di coprirmi, oltre quello nero che si era bagnato il giorno prima.

Sentivo il freddo nelle ossa e il naso che colava. Era quello che si meritava una stupida che rimane in piedi sotto la pioggia.

Sarei dovuta passare di farmacia per comprare l'ibuprofene, ma poi avrei dovuto comprare le vitamine, quindi evitai. I soldi ne chiamavano sempre altri, chissà come.

Mi accorsi di aver bisogno di quei due giorni per me: entrare in ufficio alle nove e non essere fuori prima delle diciotto e trenta non mi permetteva di vedere la città la mattina presto o il primo pomeriggio.

Prima di quel lavoro, amavo andarmene in giro da sola. Mi piaceva passeggiare per il parco in compagnia di libri che acquistavo per qualche spicciolo nei negozi dell'usato, prima che il vintage andasse di moda.

Mi piaceva stringermi tra i maglioni sempre troppo grandi e annusarne l'ammorbidente alle peonie.

Mi era piaciuto davvero, ma le persone cambiano.

Quindi fu la volta del college, delle feste, delle confraternite e degli amici. Gli stessi che volevo sorprendere, che volevo mi facessero sentire a casa quando ero tanto lontana da non ricordarla.

Ero soltanto una ragazzina e non riuscivo a capire cosa valessi davvero quindi misi da parte maglioni e libri per vestiti e tablet, iniziando la mia prima carriera lavorativa.

Non sapevo cosa stessi cercando, sapevo soltanto di volere fare sempre meglio e così fu fin quando non conobbi Alex.

Elegante, vestito di scuro con gli occhi taglienti e la mascella scolpita. Aveva qualche neo che gli incorniciava il volto abbronzato. I capelli li lasciava spesso ribelli, tranne quelle poche volte in cui li tirava indietro con il gel.

Mi faceva impazzire e sapevo quanto gli piacesse essere guardato.

Alex era diverso da tutti i ragazzi con cui avessi avuto a che fare. Era affascinante, ma emanava una strana energia. Non riuscivo a sottrarmi ai suoi occhi.

Gli avrei permesso di guardarmi per ore, e sapevo che i vestiti sempre meno coprenti erano per lui. Non potevo prendermi in giro, e nemmeno potevo prenderci lui.

Ecco perché quando le nostre ginocchia si sfiorarono durante la riunione di cinque anni prima, io non mi ritrassi dal suo tocco e questo bastò per fargli capire che lo volevo tanto quanto lui.

Alex era la prima volta delle prime volte. La prima volta in cui riuscii a dire addio a casa dei miei nei weekend, la prima volta in cui ero salita su una motocicletta, la prima volta in cui mi fossi allenata. Fu il mio primo bacio sul lavoro, e la mia prima volta sul letto nuovo.

Fu il primo a smettere di trattarmi come una bambina e considerarmi una donna. Mi aveva vista quando nessuno l'aveva fatto e mi aveva distrutta come nessuno prima di lui.

Era stato il primo anche in questo.

Avevo continuato a camminare e senza rendermene conto, mi ero ritrovata nei pressi del mio ufficio. Ero ferma di fronte a un locale che ricordavo di odiare. La gola era troppo secca, però. E il freddo continuavo a sentirlo tanto da farmi pesare gli occhi. Avevo bisogno di fermarmi solo un attimo, quindi entrai.

Il posto era ancora lo stesso: il grande lampadario brillava sotto la flebile luce di un sole malato e il muro beige e nero faceva da contrasto al caledoscopio di luci che vi era riflesso.

Mi accomodai ad un tavolino e aprii il menù. Era un'abitudine particolare visto che finivo sempre per scegliere la stessa cosa.

Ordinai un tè al limone sperando che potesse placare il fastidio che provavo alla gola, poi aprii la borsa in cerca di un fazzoletto.

Lilies & OTICH• Ben BarnesWhere stories live. Discover now