Scacco matto

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A/n: é arrivato il temuto spicy. love you all.

Lily
2031

"Spero non sia troppo forte." Mi porse il bicchiere che teneva tra le mani e io lo afferrai, cercando di lasciar perdere le nostre dita che si erano sfiorate.

"Grazie," ne presi un sorso. "è perfetto."
Il gin non mi era mai piaciuto, trovavo assurdo che le persone lo trovassero addirittura dolce quando per me aveva un sapore pungente che quasi disgustava.

Quella sera, però, il liquore riuscì a mascherarsi bene con il sapore del limone e non sentii niente di disgustoso.

Forse si trattava del fatto che non fossi pienamente in me e che, poco prima, il mio sapore si fosse mescolato insieme al suo. Magari sentiva quello che sentivo io.

Sentii il divano sprofondare sotto il suo peso, mentre si teneva seduto con i gomiti appoggiati alle ginocchia, facendo roteare il liquido nel suo bicchiere prima di portarselo alle labbra e buttarlo giù, tutto insieme.

Provai a non guardare il suo collo, a non immaginarlo sotto le mie labbra, così come provai a non guardare gli avambracci lasciati scoperti dalla camicia.

"Quando sei tornato?"
"Non vale, stiamo ancora giocando." Scosse la testa prima di guardarmi. Si aspettava un'altra reazione quando riguardò un punto di fronte a sè e continuò a parlare. "Un mese fa."

Un mese. Avevo evitato di incrociarlo per un mese. Ma allora perché...

"Ho fatto il pendolare fin quando me l'hanno permesso, ma eventualmente avrei dovuto abituarmi al nuovo impiego."

Aveva risposto alla mia domanda quindi annuii, portandomi il bicchiere alle labbra. Perché mi trovassi lì, rappresentava ancora un mistero per lui. Quindi posai il bicchiere sul tavolino beige di fronte a noi e guardai di fronte a me.

"Non stiamo insieme."
"Lo so bene, Lil." Scosse la testa.
"Intendevo, io e Cameron." Mi voltai per fissarlo, ma lui aveva già gli occhi su di me mentre si allentava il nodo della cravatta e si passava una mano tra i capelli.
"So anche questo." La bocca mi si schiuse, quindi continuò. "Non mi avresti baciato altrimenti. Non sei quel tipo di ragazza."

"E che ne sai tu di che tipo sono?" Celai l'irritazione che avevo nel tono.

"Sei stata la mia ragazza. Te ne sei forse dimenticata?" Tornò a bere e a smettere di guardarmi, mentre si sfilava la cravatta dal collo.
"So bene che tipo di persona tu sia."

"Tu non sai niente di me." Mi alzai in piedi con uno scatto e lo guardai dall'alto, mentre era ancora seduto su quel divano. Gli occhi erano scuri, intensi mentre mi scrutavano.

"So abbastanza." Rispose senza smettere di guardarmi, ma io l'oltrepassai e raggiunsi la porta di ingresso.

La aprii, ma la sua mano fu più veloce: la chiuse con entrambi i palmi e io mi ritrovai nella stessa scomoda posizione di quel pomeriggio in ufficio.

Ero in mezzo alle sue braccia, lo sentivo respirare e vedevo i capelli mentre gli scivolavano sulla fronte.

"So abbastanza.." Iniziò, portando una mano sul mio fianco per avvicinarmi a sè e togliere ogni distanza. "..Da capire che non vuoi andartene."

Avevo la bocca secca e non riuscivo a ragionare con il suo petto premuto contro il mio. L'altra mano si allontanò dalla porta e scivolò sull'altro fianco, lentamente.

Sentii le farfalle nel basso ventre quando mi resi conto che la sua mano stava scivolando sempre più in basso, fino a raggiungere l'interno coscia dove si fermò con la punta delle dita.

Lilies & OTICH• Ben BarnesWhere stories live. Discover now