10. Palline di un flipper

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"Devo andare. Per favore, non venirmi a cercare più" disse Viola, allontanandosi da lui.

Stava scappando. Di nuovo.

Questa volta per un motivo diverso. Non voleva essere lei la causa, anche indiretta, della fine di una relazione.

Era ancora troppo razionale per fare quello che desiderava davvero.
E quello che desiderava davvero, era lui.
Lo era sempre stato.

Arrivò ai giochi dove Niccolò stava con Giorgia, inventò una scusa con la baby-sitter e lo portò via, corrompendolo con la proposta di un giro sulle giostre e un album di figurine.

Tornando verso casa, cercò di capire come fare per evitare Mirko.

Pensò alle sue abitudini. Tutto sommato, scendevano in momenti diversi della giornata. Lei, presto la mattina e dopo pranzo andava via, mentre lui era solito scendere nel tardo pomeriggio, per esserci quando il sole tramontava.

"Ok, si può fare" disse, cercando di convincere per prima se stessa che le sue paure fossero infondate.

                                            *

Passarono un paio di giorni. Di Mirko nessuna traccia, nessun tentativo di riavvicinarla, citofonando a casa o parlandole in spiaggia, i pochi momenti in cui si erano trovati allo stabilimento insieme.

Tutto sembrava filare liscio.

Viola stava bene. Era serena. Era sicura.

No. Non era vero.

A chi voleva perdere in giro?!

Viola non stava bene. Non era serena e non era sicura. Cercava ancora di convincersi di aver fatto la cosa giusta.

Peccato che il suo batticuore e il fatto che non riuscisse a togliersi dalla mente gli occhi di Mirko dicessero l'opposto.
Il suo corpo e il suo cuore stavano lottando contro la sua testa. Ed era una battaglia impari ed estenuante.

Ma che cavolo fai, Viola? Ancora così stiamo? C'hai trent'anni, sei single e lui ti scuote ancora gli ormoni come fossero palline di un flipper! Lo vuoi, no?! E allora, vattelo a prendere!

La mattina seguente andò in spiaggia, ma Mirko non scese. Lo aspettò tutto il giorno per vederlo arrivare. Si trattenne anche più tardi, per aumentare le possibilità di incontrarlo. Inutilmente.

Non venne.

Non venne neppure il giorno successivo.

Dove era finito? Era ripartito? Cazzo! Era in piena crisi di astinenza da lui. Per un attimo si pentì di averlo respinto, sentendo che la sua assenza le provocava un malessere fisico insopportabile.

                                             *

Era mercoledì. Erano passati dieci giorni da quando lui le aveva parlato, dicendole quanto la volesse ancora. Dieci giorni da quando lei lo aveva allontanato, per l'ennesima volta.

Per quanto tempo ancora avrebbe messo in atto questo auto sabotaggio della sua felicità?

Quel giorno lo avrebbe saputo.

La mattina era scesa in spiaggia presto, come al solito, insieme ai suoi genitori. Loro si erano fermati al bar per fare colazione, Viola aveva preso un caffè volante e portato a riva Niccolò che era impaziente di giocare con la sabbia, come un qualunque bambino di due anni.

Mentre era intenta a raccogliere conchiglie per decorare i castelli appena fatti, si sentì chiamare.

"Viola?! Viola, sei tu?!"

La prima estate - Viola Where stories live. Discover now