21. La prima estate. Epilogo

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Viola aveva accolto quelle scuse come un turbine.
Non si può dire che fosse stato un fulmine a ciel sereno, perché il cielo di Viola non lo era.

Il sole si intravedeva dietro le nuvole, che troneggiavano beffarde per impedirgli di uscire allo scoperto. Si sorpresero loro stesse, quando vennero spazzate via in un attimo, da una potente raffica di vento.

Andò bene. Andò meglio di quanto Viola potesse mai sperare o sognare.
Andò sempre meglio.
Ufficializzarono ad aprile e a settembre dell'anno successivo andarono a convivere.
Andava tutto a gonfie vele. Niente poteva turbare quella perfezione. Almeno, questo era quello che credeva Viola.

Era fine agosto e Viola e Mirko stavano per rientrare a Roma con i rispettivi figli, dopo aver trascorso gli ultimi giorni di vacanza nella villa di Mirko. A Sabaudia.

Era l'ultima sera che passavano lì e Mirko aveva pensato di cenare al loro stabilimento.
Si era già avviato a piedi e aveva lasciato a lei il tempo di prepararsi con calma e aspettare che arrivasse Roberta a badare ai bambini.

Aveva appena finito di mettere il rimmel, quando sentì suonare il campanello.

"Ciao Roberta, accomodati" disse, aprendo il cancelletto bianco per far entrare la baby-sitter.
"Qualunque cosa chiamaci, eh?" si raccomandò, dopo aver dato indicazioni su cena e dopocena e aver ricordato ai bambini di ascoltare e obbedire a Roberta.
Li aveva salutati con un bacio ed era uscita.

Aveva percorso le poche centinaia di metri che la separavano dal Lilandà, con la solita malinconia delle ultime volte. L'ultima sera della stagione.

Era scesa in spiaggia al tramonto e aveva trovato Mirko ad aspettarla, sui lettini in riva al mare, intento a guardare quello spettacolo che gli era sempre piaciuto tanto.
Indossava dei pantaloni di lino beige e una camicia bianca, tirata su fino al gomito, come piaceva a lei.

"Ciao amore..." disse, andandogli incontro, con i sandali in mano.

"Ehi, ciao..."
rispose Mirko, alzandosi in piedi e prendendole il viso tra le mani per darle un bacio sulle labbra.
"Tutto bene i bambini?"

"Tutto bene..."

"Sei perfetta..." le disse Mirko, guardandola. Viola non dimostrava i suoi trentasei anni. Era truccata appena, le efelidi sul suo viso e l'abbronzatura dorata erano sufficienti a farla risplendere. Era fasciata in un tubino nero, lungo appena sotto il ginocchio. La scollatura era a barca, una delle sue preferite, perché le lasciava libere le spalle, senza metterle in evidenza il seno. I capelli biondo cenere le ricadevano in morbide onde sulle spalle nude.

"Andiamo a mangiare?" disse lei, cercando di sviare l'attenzione su di sé. Si imbarazzava ancora nel ricevere complimenti, anche se quei complimenti era il suo uomo a farglieli.

"Va bene, va bene, non dico più niente!" disse lui, sorridendole. Poi le prese la mano. "Andiamo a cena, muoio di fame anche io."

Lo chef del Lilandà era loro amico da anni.
Si stavano preparando a gustare la cena a base di pesce fresco e vino bianco.

"È sempre bello stare qui. Amo questo posto.
Credo che non riuscirei mai a farne a meno" disse Viola, mentre si guardava intorno e tamburellava le dita della mano, sul suo calice di Vermentino.

"Anche io amo questo posto. L'ho sempre amato e, da quando stiamo insieme, lo amo ancora di più. Quasi quanto amo te" affermò lui, intrecciando le dita della sua mano a quella che Viola teneva sul tavolo.

"Dopo due anni che stiamo insieme, ancora arrossisci quando dico che ti amo..." le disse, guardandola negli occhi, mentre sorrideva e scuoteva la testa con fare meravigliato.

La prima estate - Viola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora