4 - THE 𝐶𝑅𝑈𝐸𝐿 LADY

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La Residenza Balthasar era una delle più antiche della Frazione Sud della Cerchia Privilegiata. Per gli Iskra Domen, dall'irrequieta potenza, era il gioiello della loro amministrazione.

Aveva stanze accoglienti, giardini lussureggianti che si estendevano a perdita d'occhio e un ammontare indefinito di ricchezze tra dipinti, statue e giare variopinte d'inestimabile valore.

Era stata lo sfondo di ricevimenti senza eguali, vi aveva soggiornato Xavier Aveyard Clare in carne e ossa. Privilegiati su privilegiati sgomitavano per passarvi almeno una notte nella loro vita, per provare sulla loro pelle ciò che lo stesso ideatore del principato aveva vissuto.

Tuttavia, per quel mese, gli unici autorizzati ad accedervi erano gli otto membri della Convergenza.

Riuniti in una sala rivestita d'ardesia, ben sette di questi sedevano al grande tavolo sui loro comodi seggi - dallo schienale alto e con la seduta rivestita di velluto rosso - ma nessuno vantava un'espressione allegra. No, erano ottenebrati; lo era anche l'atmosfera  che, raggelante, si spandeva  tra loro. Alcuni erano a capo chino, con occhi chiusi e sopracciglia aggrottate. Altri erano a braccia rigide e conserte appiccicate al petto rivestito dall'ingombrante uniforme.

Solo uno, l'ottavo, camminava, esprimendo nel ritmico rimbombo dei passi la cupa eco della sua irata insoddisfazione mista a cocente delusione.

«Chi è di voi?»

Era la domanda che aleggiava dall'inizio del consesso e fu la voce gutturale del Wizja Remus Zachary Le Morphis, con lo sguardo spalancato e scrutante, a riproporla. I suoi tratti netti, scolpiti bruschi nella grazia di quattordicenne ormai dimenticata da due decenni pieni, sottolineavano l'inclemenza del tono.

«Queste sono illazioni.» protestò pacata una seconda.

Era quella aggravata dalla raucedine dell'imbronciato Lord Bastien Brice Raptis, un uomo sfatto che conservava ancora un'aura di rigore solo grazie all'uniforme bluastra: a cinquantadue anni, i capelli ingrigiti erano già radi, aggrediti da calvizie, e il viso era già scalfito da profonde grinze.

«Vorresti forse negarlo?» eccepì Remus accigliato. «Eri lì.»

I passi continuarono, tetri e secchi.

«No, Remus. Ma perché dovrebbe essere tra noi? Perché? E perché non proprio tu?!» si infervorò d'un colpo Bastien, in un attacco d'ira. Come Domen ormai alla vigilia del ritiro, succedeva spesso:  alzava la voce e perdeva la compostezza. Questa volta, batté fervente un pugno sul tavolo e gli occhialetti, che reggevano a stento sulla punta del naso schiacciato, sobbalzarono.

«Concordo con Bastien.» dichiarò Lord Anteo Jacint Abrahams. Era a braccia conserte e i lineamenti  morbidi del viso erano tesi nella sua classica espressione dubitante. Scrutò i colleghi, con occhi glaciali sormontati da corvine sopracciglia irsute. Si soffermò su Remus, corrucciato. «Non credi di saltare a conclusioni a dir poco affrettate? Non abbiamo prove.»

«Vuoi delle prove?» rimbeccò il Wizja. «Ecco, quella perfetta: la Convergenza è un organo itinerante.»

«Certo, cambiamo sede ogni mese o a ogni riunione, ma-» le sopracciglia di Anteo calarono ancor di più, quando colse il sottinteso. «Non essere tanto malfido. Io dovrei.»

«Remus, non ha torto, Anteo.» tossì Bastien, di colpo quieto. «Solo noi sappiamo dove ci riuniremo. Dunque, chi se non uno di noi poteva organizzare la tua aggressione?»

«Se ci fosse stata una fuga d'informazioni?» propose Lord Abrahams.

I passi furono via via più lenti.

«Una fuga d'informazioni?»

Dal seggio della Casata di Sangue Terzi, si sollevò la polemica ferrigna di Lord Cyrus Cicero Terzi, Zivel Ignis, uno dei più giovani della Convergenza, di soli trentasette anni. E continuò, lisciandosi il viso dal mento appuntito, sporcato da un'ombra di ispida barba bionda. «Pensi che la Convergenza possa essere vittima di una viltà tanto riprovevole, Anteo? Te ne prego, parla con sincerità.»

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraWhere stories live. Discover now