7 - THERE WILL BE 𝑆𝑂𝑀𝐸𝐵𝑂𝐷𝑌'S BLOOD (p.1/2)

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«Fidati, la rettrice dev'essere impazzita!» affermò indignata Iris tra uno scone alla marmellata di fragole e l'altro. «È l'unica spiegazione.» 

Quella mattina Sue si era svegliata di soprassalto in una stanza che non aveva riconosciuto e che l'aveva inquietata: dalle pareti rosse, il pavimenti in marmo scuro e tappezzata di specchi- grandi e piccoli, tondi e quadrati- in ogni dove. Aveva cacciato un urlo tanto acuto che la porta si era spalancata e aveva fatto capolino JC, allarmata e armata di piumino. La prima aveva rassicurato la seconda dicendole che aveva avuto un brutto sogno e quest'ultima aveva spiegato a Sue della particolarità delle camere dell'Accademia: come le porte, si adattavano a coloro che ospitavano. Sue non aveva colto a pieno come una stanza rossa con tutti quegli specchi potesse rappresentarla: era disturbante. Ma non s'era dilungata. Aveva congedato JC e si era concentrata su ciò che le stava accadendo da quando aveva messo piede in quell'istituto: la statuetta, il quadro e il morto. Era passato meno di un giorno e la prima le aveva parlato, il secondo l'aveva ferita e il terzo l'aveva sconvolta.

Le domande erano troppe.

Si era vestita con l'aiuto di Inquy che non aveva dato particolare supporto alle sue ipotesi: né a quella in cui incolpava Han -che aveva scartato lei stessa subito dopo – né quella in cui supponeva di possedere davvero un'Abilita – in primis quella Necromant e quella Wizja, della quali però o sapeva poco o, nel caso della seconda, non aveva alcun tratto fisico evidente. No, l'emanazione era rimasta seduta sul suo letto a trangugiare Sali Minerali Zivel, vasetto dopo vasetto, tappandole la bocca con un'ampia foglia quando iniziava a straparlare. Sue si era stizzita, ma aveva afferrato il messaggio: erano passati tre anni, illudersi non aveva senso. A lavoro concluso, con la camicia bianca storta, la gonna scura sbilenca e la cravatta viola stretta male, aveva indossato il Riduttore. Dalla sera prima, quella specie di bracciale-orologio, che avrebbe dovuto bloccarle l'abilità a discrezione dei docenti, era sul suo comodino e per minuti si era chiesta perché Miss-von-Isterica le avesse raccomandato di metterlo, ma di non provare per alcuna ragione a toglierlo. L'aveva capito assicurandoselo al polso: si era serrato alla sua pelle attraverso decine di piccoli aghi. Rivoletti di sangue erano crollati sul pavimento, ma non aveva provato dolore. Solo orrore. Aveva tentato a spostarlo, rimuoverlo: aveva ottenuto solo altro sangue. Poi il riduttore era letteralmente scomparso, invisibile, indicando la sua presenza solo attraverso un sottile cerchio rosso. Sue aveva deciso di non toccarlo una seconda volta.

E quando era scesa, le sorprese non erano finite. Aveva trovato Iris- che al contrario del suo disastro, era una vera perfezione nella divisa dalla giacca turchina e foulard morbido – a discutere con JC su una lettera scomparsa. Tuttavia, appena l'aveva vista si era concentrata su di lei, sull'enorme colazione che era stata imbandita nella sala da pranzo e su quella notte di cui Sue non ricordava alcunché.

Dal resoconto di Iris aveva capito che era stata male, che lei e Areth – il quale era andato via da poco- avevano passato ore in apprensione e che era stata seguita da JC.  Il colpevole?

«L'Immersione può essere molto pericolosa senza un'adeguata preparazione.» annunciò la Krafti con riprovazione. «Può causare febbre, asfissia, depressione, paralisi! Ci sono stati studenti che sono persino rimasti bloccati nell'Immersione.»

«B-bloccati?» fece eco Sue.

«Già, di punto in bianco l'Immersione riprendeva senza il contatto. Ah! Per non parlare dell'Affogamento! Sì, insomma, in quel caso ci rimani secco.» continuò Iris. Poi cambiò tono, forse notando il pallore sul viso di Sue. «Ma l'importante è che tu stia bene. Un po' di mal di pancia e della febbre non è grave.»

Ancora con la prospettiva di una possibile morte davanti agli occhi, Sue mormorò. «Hai ragione.

Iris si pulì le mani, adocchiò l'ora e si alzò, allegra. «Su pensiamo alle cose positive. È ora di andare e voglio accompagnati. Sei con Mr. Cooper, giusto?»

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraWhere stories live. Discover now