17 - 𝐵𝐿𝑂𝑆𝑆𝑂𝑀 AND SOUL

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«Marcus è un traditore.»

Sue udì la sua voce e non la riconobbe: era bassa, pregna di sconcerto, disillusa. Le dita, ancora strette sul gioiello, le tremarono. L'uomo che aveva dato vita alla sua Casata era un traditore. Lo stomaco le si ribaltò, morso da rabbia, amarezza, tristezza, incredulità. Ebbe le labbra secche. L'uomo che sua sorella da sempre reputava un faro... era un traditore. Si sentì ubriaca.

«Sue...»

Benché Areth avesse sussurrato, la voce di Marcus le tuonò nelle orecchie. Sollevò lo sguardo e fissò gli occhi verdi col disprezzo in gola: erano il simbolo della sua famiglia, di rispetto e lealtà verso il Principato; erano gli stessi di sua sorella, sua madre, sua nonna, del suo bisnonno, tutti avevano votato la vita alla cura Hemera in nome di un solo uomo integerrimo.

Areth s'era alzato e posto a un passo da lei. Le parlava. Ma lei non lo vedeva. Vedeva solo Marcus. Si riebbe solo quando sentì i guanti sfiorarle la pelle nuda delle braccia.

Assalita da una sensazione viscida, si scostò. Poi si pentì. «Scusa, non è per te...»

«Sono io, Sue.» bisbigliò. «Non lui.

«E che...» Le si chiuse la gola. Riprovò, balbettante. «Questa storia non ha senso. No, non può essere un traditore.»

«Perché?» domandò Areth. «È abbastanza chiara la lettera.»

Perché sarebbe tutto sbagliato. La mia famiglia avrebbe vissuto in una bugia, avrebbe voluto dire. Ma s'obbligò a restare lucida-

«Ma il Giudizio di Sangue», chinò lo sguardo sul gioiello: quando la sfera Krafti s'allontanava, il Sanguigno assumeva toni lugubri, nero pece, «è stato usato. Galia per noi è morta. Vuol dire che Marcus e Dan sono riusciti nel loro intento. Ma se così fosse...»

«Perché non sappiamo del tradimento?» concluse lui.

«Uno dei membri della Prima Convergenza che tradisce? Non credo sia da meno di un'altra che appoggia una guerra civile Zivel. Forse è addirittura peggio, dato che Galia non ha mai messo in discussione le fondamenta del principato. Marcus sì. Sarebbe in ogni libro di storia.»

«Deve essere successo altro», puntualizzò Areth. «Hemera è sempre la stessa...»

«Da più di duecento anni, sì, lo so.» Odiava quella frase: Hemera era sbagliata, costruita su discriminazioni e gerarchie becere. Era ingiusta, denigratoria, crudele.

Rispose sia ad Areth che a se stessa così come aveva detto a Josh durante la prima lezione di Mr. Cooper. «Non vuol dire che si debba mantenere.» Perché va cambiata, pezzo per pezzo. E agì, senza pensarci due volte: raccolse le lettere, gli appunti e il Sanguigno e l ficcò nel bagaglio.

«Cosa... stai facendo?» le chiese Areth.

«Vado a dire a chi di dovere di Marcus e Dan.» disse.

Il viso del Lord scolorì, d'un colpo. «Specifica il "a chi di dovere".»

Sue non si fermò. «Serve?»

«No», fece l'altro accigliato, «ma avrò la certezza che, oltre che matta, tu sia pazza da legare!»

«Non urlare!» ammonì in un bisbiglio inviperito mentre chiudeva la valigia.. «Piantonano la porta, ricordi?»

Areth sibilò a voce bassa. «Il principe Xavier è un uomo pericoloso!»

Le labbra di Sue contrassero. Sapeva di non poterlo contraddire: era il creatore del Principato, di tutto ciò che lei odiava. Era l'artefice di un regno nato da quella che ogni annalista riportava come la completa distruzione; alcuni passi degli scritti di Wallace erano atroci. E, come le ricordava spesso Hannaline, la sua vittoria era stata sancita dalla Pietra Scarlatta, immersa nel sangue degli sconfitti. Non l'entusiasmava l'idea d'essere a tu per tu col principe Xavier...

L'Accademia dei Privilegiati di HemeraWhere stories live. Discover now