Capitolo 3

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Kaeya's POV

Axel è sempre stata una delle persone più buone che io abbia mai conosciuto. Quando ero bambino e lui non era in casa la nostra domestica mi raccontava spesso di come fosse un bambino molto allegro ma mai dispettoso, come portasse spesso a casa degli animali feriti o abbandonati, o invitasse spesso i suoi amici per aiutarli nei compiti.
Dain dice sempre che probabilmente anche nella sua vita passata era così buono, o come magari fosse un angelo inviato a portare più bontà nel mondo.

Mio fratello è l'unica ragione per cui io sono vivo oggi. E non intendo in senso metaforico, come se mi avesse salvato da me stesso o cose del genere, anche se ha fatto anche quello, ma intendo in senso letterale.

Quando mia madre rimase incinta di me l'unica persona che la convinse a non abortire fu proprio mio fratello. Fin da quando era piccolo Axel aveva voluto un fratellino o una sorellina. Mi dice sempre che si sentiva solo in quella casa enorme e avere qualcuno con cui parlare o di cui potersi occupare lo avrebbe reso più contento. Non che i miei genitori non lo amassero. Axel era una gioia per mia madre e un orgoglio per mio padre, e lo è ancora. Per me al contrario la storia è diversa.

I miei genitori sono proprietari di una delle più importanti compagnie pubblicitarie sul mercato. So benissimo che la vita che conduciamo è la vita di una famiglia ricca.

Ma la vita che i miei genitori avevano in mente era molto precisa, e il mio arrivo non era incluso nel programma. Un figlio unico sarebbe stato la perfezione. Un solo erede a cui lasciare la compagnia una volta che fossero diventati troppo vecchi e stanchi per portarla avanti. E Axel era l'erede perfetto, anche se forse anche loro sapevano che alla fine non sarebbe stato lui ad ereditare il tutto. Poi sono arrivato io.

Mia madre non avrebbe voluto farlo sapere a nessuno e abortire prima che qualcuno si accorgesse di qualcosa, ma mio fratello è sempre stato molto attento ai dettagli e alle persone che gli stanno intorno. Perciò sarebbe stato impossibile per lui non notare la gravidanza della sua stessa madre. Ma proprio per questa sua percezione aveva anche capito che non ci sarebbe stato nessun parto, nessuna preparazione, nessun cambiamento.

E così Axel aveva pregato mia madre affinché mi desse alla luce. Ci avrebbe pensato lui a me.

E così fu. I miei genitori mi odiavano. Io ero l'imprevisto nel loro progetto di vita perfetto, ed ero anche un imprevisto imperfetto. Le uniche volte che mia madre fu costretta a badare a me fu nei miei primi mesi di vita, quando doveva allattarmi. Non erano potuti ricorrere subito al latte in polvere perché c'era qualcosa nelle miscele che mi provocava una sorta di allergia, perciò era impossibile che io lo bevessi.

Quando mi allattava, mia madre non mi guardava mai negli occhi. Questo lo so perché ancora adesso nelle poche occasioni in cui ci incontriamo non lo fa mai. L'unico regalo che io abbia mai ricevuto dai miei genitori è arrivato al mio terzo compleanno. Una benda nera per il mio occhio destro. Axel dice sempre che ha il colore dell'oro e della sabbia brillante del deserto, mentre l'altro è come un mare in tempesta.

Avere l'eterocromia è sempre stato un problema nella mia vita. I miei genitori già mi odiavano, e vedere che avevo degli occhi diversi, quegli stessi occhi che nella nostra famiglia erano come un tratto distintivo, di un blu sgargiante, era motivo di grande rabbia. Mio fratello dice che sono bellissimi, ed avere una particolarità così rara deve essere motivo di vanto, ma è dall'età di tre anni che indosso una benda. A volte mi illudo che se non fossi nato così forse i miei genitori mi avrebbero voluto bene.

All'età di quattro anni, quando Axel si è trasferito per andare all'università io l'ho seguito e da allora abito con lui. A volte capita che io mi senta in colpa per aver rovinato la mia famiglia, mentre altre quasi sono sollevato per aver portato via mio fratello da una casa come quella.

Symphony of love~A Luckae storyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora