Capitolo 8

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<<Forza, sali. Siamo in ritardo!>> il timbro acuto di Liam distrae Deva, che riposa dentro la sua borsetta il telefono, come se stessi cercando di nasconderlo, o di fare finta di non aver ricevuto alcun messaggio dopo che Liam aveva staccato la loro chiamata.

Quanto tempo era passato, si domanda mentalmente la ragazza. Insomma, si era persa così tanto per via di quel messaggio che ha perso persino la cognizione del tempo.

<<Liam, non credo che sia la fine del mondo se arriviamo in ritardo di dieci minuti.
Tuo nonno non gli darà la sua eredità a Rodrigo a causa di questo, quindi rallenta, per
il nome di Dio>> lo implora Deva. Non poteva nemmeno litigare con lui. Prima di tutto perché la sua espressione folle la spaventava, e in secondo luogo perché la velocità della macchina la spaventava ancora di più. Eppure una volta la ragazza si è buttata da un aereo senza avere la certezza se il suo paracadute avrebbe funzionato.

<<Sono già in ritardo da più di dieci minuti, Deva, e non voglio dare l'impressione a mio nonno che non prendo questa cosa sul serio>>

<<Mi prenderò la colpa. Diremo che ero
occupata o che mi sono sentita male. Ci inventeremo qualcosa, ma calmati>>

Liam non la guarda ma la sua mascella diventa ancora più rigida e Deva solo allora capisce che essere in ritardo era solo uno dei suoi problemi. Quello che stava per succedere forse lo spaventava, proprio come lei era stressata per via di quel messaggio.
Guarda l'anello al dito sospirando sollevata che almeno l'aveva recuperato. Il pensiero che si sarebbe dovuta presentare con un altro anello le aveva messo in un certo senso timore. Quel timore che sentiva, pensando che la giudicherebbero per via dei suoi vestiti.
Non aveva avuto il tempo di prepararsi troppo
a lungo, visto che prima di uscire di casa aveva appena fatto la doccia e aveva frettolosamente indossato un paio di pantaloncini di jeans e una camicetta bianca senza maniche mentre ai piedi aveva delle ballerine bianche. Era vestita un po' casual in confronto a ieri sera e se di solito non le importava il parere delle persone stranamente era preoccupata di come sarebbe apparsa agli occhi della signora Thalia, la madre del suo fidanzato.
Deva gira leggermente lo sguardo vedendo Liam che sospira sollevato mentre entrava nella proprietà della sua famiglia, rallentando. Sembrava più calmo, al contrario della ragazza. Quando ieri accettò di fingersi la sua ragazza pensò che non sarebbe mai venuta qui, o perlomeno non così in fretta, soprattutto come in vesti da fidanzata.

In quale follia erano entrati entrambi?

<<Andiamo!>> Liam attira la sua attenzione mentre si prepara per scendere dall'auto, Deva però lo afferra per mano e lo tira indietro
prima che lui apra lo sportello.

<<Liam!>> gli prende le guance tra le mani e lo attira più vicino a sé.

<<Cosa?>> i suoi occhi la guardano incuriositi.

<<Tutto andrà bene, ok?>> dice teneramente, cercando di farlo rilassare proprio nel momento in cui Thalia spunta davanti casa.
Il ragazzo annuisce solamente per poi scendere dalla macchina quando la madre di Liam si avvicina a loro due, buttandosi tra le braccia di Deva, stringendola in un forte e caloroso abbraccio.
Liam osservava quella scena con un sorriso soddisfatto, capendo che anche sua madre adorava la sua fidanzata anche con quei semplice pantaloncini che stava indossando, perché a differenza di quello che Deva pensava, lei stava benissimo.
Agli occhi di Liam era impeccabile,
fresca con quella camicetta, bella e abbastanza attraente in quei jeans corti e attillati, rimanendo però decente, decente ed elegante allo stesso tempo.

<<Mi dispiace per il ritardo>> borbotta Deva a bassa voce mentre Thalia la libera dalle sue braccia, andando in seguito da suo figlio che per la prima volta dopo tanto tempo bacia teneramente la fronte di sua madre.

Amami per finta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora