Capitolo due

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"C'è un motivo preciso per il quale un sedicenne dovrebbe girare da solo per Central Park invece che con un gruppo di altri piccoli delinquenti?" Domandò James, mentre Daniel lo guidava verso il suo appartamento. "Non hai tipo- amici?"

Danny distolse lo sguardo. "Beh, vedi, a scuola trovano molto divertenti le battute sui ragazzi senza un padre ed io ho la brutta abitudine di rispondere, quindi..." Disse velocemente, grattandosi la testa.

James si accigliò. "Ti bullizzano?" A scuola non era mai stato bullizzato, un po' perché era amico del principe, un po' perché al primo anno uno del terzo ci aveva provato e aveva vomitato rospi per una settimana, ma aveva sempre odiato chi provava a sentirsi grande prendendosela con i più deboli.

Daniel sbuffò una risata. "Non lo chiamerei proprio bullismo..."

Come se fosse stato fatto di proposito, qualcuno dal fondo del vicolo chiamò il nome di Daniel a gran voce, facendo fermare James.

"Non girarti." Ordinò a denti stretti Daniel, continuando a camminare. "Ignoralo, ora va via."

James, naturalmente, si girò. Davanti a loro c'era un ragazzo alto il doppio di Daniel con un naso brutto e grosso e gli occhi piccoli come quelli di un serpente. "È il tuo bullo?" Domandò a Daniel, stringendo i pugni. Il biondo annuì debolmente.

"Che c'è, Smith, non vuoi chiacchierare?"

"Vai via, Ryan." Lo pregò Daniel, con voce tremante.

"Oh, ma chi c'è accanto a te?" I minuscoli occhi di Ryan si puntarono su James, sollevando le sopracciglia nell'osservarlo. James stava indossando dei normalissimi jeans scuri attillati e il lungo cappotto nero con i ricami dorati che Logan ed Eleanoire gli avevano regalato per il compleanno. "Questo tizio con pessimo gusto di vestiti è il tuo nuovo sugar daddy, frocetto?"

E, davvero, James era pronto ad ignorare il commento su di sè (il ragazzo indossava una felpa marrone abbinata a dei pantaloni blu: non era proprio il tipo adatto per giudicare) ma se c'era una cosa che odiava, da bisessuale dichiarato, era chi usava la condizione di certe persone come un insulto. Non aveva idea che Danny fosse gay, ma ovviamente non gli importava. L'unica cosa che contava in quel momento era fare una bella smutandata allo stupido Ryan.

"È un amico di famiglia." Mentì Daniel, ancora tremante. "Lasciaci in pace, Ryan."

"Oh! Vuole unirsi al nostro appuntamento giornaliero, magari?" Disse in modo perfido il ragazzo dai capelli neri.

James, a quello, rise. Adorava farlo, perché poi le persone non capivano e lui trovava la situazione ancora più divertente.

"Perché ridi, svitato?"

"Perché sei un idiota, Rudolph." James ammise, scrollando le spalle.

Ryan, rosso dalla rabbia in volto, strinse i pugni. "Mi chiamo Ryan, svitato!"

James si portò una mano sulla bocca, "Errore mio: devo averti confuso con la renna a causa del rossore, sai..." con un dito si indicò il volto, facendo arrabbiare ancora di più il ragazzino. "Hai presente la canzone? Rudolph the red nose- eh, sì, tu non hai solo il naso rosso."

"Come ti permetti?! Sai chi sono i miei genitori?" Strillò, mettendo le mani sui fianchi.

"Grazie a Dio no!" Esclamò, portandosi una mano al petto con fare drammatico. "Visto che la mela non cade mai lontano dall'albero non voglio immaginare come saranno Signor e Signora Rudolph!" Detto ciò si avvicinò a Ryan abbastanza da poterlo afferrare per il colletto e sbatterlo con la schiena al muro. "Non dovrei farlo, ma hai mai sentito l'espressione ogni bullo ha il suo bullo?" Domandò, non aspettando nemmeno una risposta dal ragazzo. "Beh, il tuo ancora non si fa avanti, quindi ci penserò io, Rudolph."

La Guaritrice Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 2- Where stories live. Discover now