Capitolo quindici

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"Come tutte le storie che poi creeranno problemi al mondo," cominciò James, non appena Eleanoire ebbe finito di preparare dei pop corn. "Anche questa inizia con gli dei: Zeus e Odino stavano litigando su chi fosse meglio tra loro due con argomentazioni assolutamente inutili a loro favore, e durante una di queste battaglie particolarmente violente, i due idioti scagliarono due massi." Spiegò James, avendo attirato ormai l'attenzione di tutti su di sè e sul suo racconto. "Naturalmente avevano una pessima mira, così non si centrarono minimamente: nacquero quindi Alvagar e la Terra, due mondi direttamente proporzionali."

"Aspetta, cosa?!" Chiese Daniel, sconvolto. "Quanto erano grandi quei massi?"

"Calcola quanto è grande la Terra e poi saprai rispondermi." Daniel spalancò la bocca. "Posso continuare, adesso?" Chiese, evidentemente seccato da tutte quelle interruzioni. "Ecco, okay, dunque: ovviamente, però, non sapevano dire chi avesse creato cosa, quindi si dichiararono di nuovo Guerra per ottenere la supremazia su entrambi i territori. Fu un periodo in cui giorno e notte smisero di esistere, il tempo era solo relativo e..."

"James." Daniel sbuffò, annoiato. "È davvero commovente che tu sappia queste cose perfettamente perché tuo padre era lì ma, ti prego, puoi andare al punto?"

James inarcò un sopracciglio, offeso. "Scusami se sto solo cercando di rendere la storia migliore! Vabbè, comunque: alla fine furono le rispettive coniugi a trovare un modo per porre fine a quell'inutile guerra."

"Ovvero...?"

"Se magari mi lasciassi finire lo sapresti!" Sputò, nervoso, James. "Come stavo dicendo, infatti, le due dee crearono con del fango misto a polvere magica e con del normale fango degli esseri che avrebbero governato i rispettivi due mondi, così che Zeus e Odino non potessero più farsi guerra. Funzionò. E per qualche tempo tutti vissero felici e contenti."

Danny spalancò gli occhi, assorto completamente dalla narrazione.

"Tuttavia, ben presto, con lo sviluppo della civiltà, gli uomini della Terra cominciarono sempre di meno a credere alla magia, tanto che Alvagar stava quasi scomparendo."

"Aspetta- non ho capito quest'ultimo passaggio!" Lo fermò Danny, confuso.

"Danny, Alvagar esiste perché la sua magia, quindi la sua potenza, è alimentata da voi umani che credete ad essa." Spiegò Irwin, bonariamente. "Per questo sono direttamente proporzionali."

"Oh! Quindi che fecero?"

"Zeus e Odino non potevano permettere che uno dei loro tanti amati mondi venisse distrutto per colpa di un altro, così crearono un ulteriore mondo: il Paese delle Fiabe. Queste ultime sarebbero state conosciute sulla Terra, avrebbero cresciuto gli umani e sarebbero esistite solo sotto forma di storie e folklore: in questo modo, anche se i terrestri non potevano fare magie, avrebbero comunque creduto in essa fin dalla tenera età, sperato in essa e desiderato possederla."

Danny ascoltò tutto con gli occhi spalancati e il mento appoggiato sui palmi delle mani. "Oh mio Dio, è un casino bellissimo!"

"Non so se sia giusto definirlo bellissimo..." mormorò Irwin, divertito dalla genuinità del sedicenne. "Ma è sicuramente un casino!"

"Come tutte le cose in cui si immischiano gli dei." Sbuffò James, annoiato. "Comunque, vuoi sentire la fine della storia?"

"E me lo chiedi?" Domandò Danny, ficcandosi in bocca una manciata di pop-corn.

La strega oscura sorrise e riprese la narrazione. "Odino e Zeus erano davvero fieri del loro operato, ma mancava ancora qualcosa. Qualcosa che permettesse alle persone di un mondo di visitarne un altro: i portali, costituiti da una quantità di magia che sarebbe capace di distruggere tutti e cinque i mondi, se usata in modo errato."

La Guaritrice Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 2- Where stories live. Discover now