Capitolo sedici

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Quando James fu convinto di aver seminato il cacciatore, sospirò, appoggiandosi al muro per riprendere fiato. "È stato estenuante." Commentò, sfinito dalla corsa.

Tutti annuirono. "Spero di non dover correre mai più perché..."

Danny non riuscì mai a finire la frase perché Oliver, che aveva appena sbirciato dietro il muro per vedere dove fosse Jack, lo afferrò per un braccio. "E invece dovrai!" Esclamò, cominciando a correre insieme a tutti gli altri. "Perché tuo zio ci ha trovati!"

"Non potete sfuggirmi!" Esclamò l'uomo, rincorrendoli. "Le manette hanno un GPS incorporato!"

"Ma che diavolo..." James imprecò. A volte odiava davvero la tecnologia. "Oliver, fa' qualcosa!"

"Perché io?!" Commentò il ragazzo, impanicato.

"Perché sei l'unica strega senza soppressori magici, al momento!"

"Non ho idea di cosa fare!"

"Non so, non puoi tipo... renderci invisibili?" Suggerì Daniel, e James si stupì di come riuscisse ancora a pensare nonostante la mano di Oliver stesse toccando la sua.

Oliver si fermò all'istante, e con lui tutti gli altri. Chiuse gli occhi e aprì le mani. Pochi secondi dopo riaprì gli occhi, sorridendo. "Ecco fatto."

James si guardò intorno. "Non hai fatto nulla."

Il rosso gli rivolse un'occhiataccia. Proprio in quel momento, Jack passò davanti a loro e... non li notò!

Tutti si guardarono stupefatti, senza nessuna idea di come fosse potuta accadere una cosa del genere.

"Uomo di poca fede." Commentò Oliver, rivolto verso James. "Danny mi ha dato un'ottima idea. Non posso davvero renderci invisibili, ma ho azzerato la nostra traccia magica e creato una barriera protettiva."

Danny si illuminò. "Sei un genio!" Esclamò, sorridendo a trentadue denti.

La mezza-strega diventò dello stesso colore dei capelli e se li scompigliò con la mano destra. "Beh, ecco... l'idea era tua... non sono proprio io il genio qui... ehm..."

"D'accordo!" James li interruppe, divertito. "Ora, che ne dite di trovare un modo per affrontare la mia sorellina prima che Oliver vada in iper ventilazione?" Se possibile, Oliver diventò ancora più rosso ed Irwin lanciò un'occhiata divertita James.

"Sono d'accordo," ansimò Joan, per niente abituato a correre, ancora piegato in due. "Ma dobbiamo trovare un posto sicuro."

Oliver annuì. "Tenetevi forte, ci teletrasportiamo!" Daniel avvertì un formicolio parecchio spiacevole all'altezza dello stomaco, ma durò pochi secondi: erano a Manhattan, a casa di Oliver. Daniel sapeva che fosse casa sua perché una volta lo aveva incrociato "per sbaglio" lì.

"Woah, è stato perfetto!" Commentò James, osservandosi le braccia con fare scioccato. "Non mi hai staccato nemmeno un arto!"

"Che posso dirti?" Oliver era imbarazzatissimo. "Mi viene naturale."

Irwin si accigliò. "Io ho imparato a farlo soltanto a diciotto anni!"

"E mi ha staccato un dito." Specificò James, tremando al ricordo. "Che Joan ha poi prontamente riattaccato." Joan arricciò le labbra, disgustato.

"Ti ho staccato un'unghia, forse!" Replicò Irwin, oltraggiato. Smaterializzarsi non era mai stato il suo forte ma di certo non avrebbe accettato una critica da James, che non aveva mai voluto imparare perché preferiva spostarsi tramite le ombre.

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⏰ Last updated: Jun 02 ⏰

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