Prologo

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Mi scuso personalmente per il finale del precedente
libro: credetemi quando vi dico che sono affranta.
O potete anche non farlo, perché tanto non è vero.
AHAHAH!

«Sei adorabile quando dormi

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«Sei adorabile quando dormi.» stava dicendo la bambina di sette anni al ragazzino di tredici, consapevole di non essere ascoltata: il ragazzo stava dormendo da almeno un'ora e lei era da esattamente un'ora che osservava il suo petto fare su e giù.

La bimba era gelosa. Perché tutti i compagni o compagne di suo fratello potevano entrare nella sua stanza e rimanervi fino al mattino mentre lei no? Cosa aveva in meno rispetto a loro? Anche lei voleva poterlo osservare mentre dormiva, ma il ragazzo si rifiutava di farla dormire nella sua stessa stanza.

Bene. Se lei non poteva vederlo dormire, allora nessun altro lo avrebbe mai più fatto.

La bambina fece illuminare i suoi occhi di dorato così che dal suo indice destro partisse una piccola fiammella luccicante. Sorrise. Aveva sviluppato i poteri da qualche mese e già riusciva a fare cose del genere. Sua madre le diceva sempre di essere fiera di lei, mentre suo padre osservava da lontano, sospettoso.

Scosse la testa, ritornando al suo principale interesse della serata: suo fratello, che dormiva noncurante del pericolo. Con nonchalance la bimba portò il dietino illuminato su un foglio di carta, assicurandosi che da quello si scaturisse un incendio abbastanza grosso da far rimanere il maggiore coinvolto.

Lui cominciò dapprima a respirare in modo affannato, poi aprì gli occhi, notando come fosse conciata la sua camera: tutto era in fiamme. E vicino al suo letto c'era la sorella minore che lo guardava tranquillamente. «Non riesco a muovermi!» strillò lui, provando a liberarsi dall'incantesimo di carcerazione che lei gli aveva fatto. «Aiutami!»

Lei aveva continuato a guardarlo impassibile, senza nemmeno sbattere le palpebre ma, anzi, facendo illuminare di nuovo i suoi occhi di dorato. Adesso l'incendio era decisamente aumentato.

«Che stai facendo?!» le strillò il ragazzo, tra un colpo di tosse e l'altro.

«Ti tengo tutto per me» disse lei, stringendosi nelle spalle, prima di smaterializzarsi fuori dalla sua camera.

James cominciò a chiamare aiuto, e fortunatamente venne ascoltato visto come sua mamma spalancò la porta, allarmata.

«Che succede?!» urlò, spegnendo l'incendio con la sua magia. Suo marito la raggiunse immediatamente dopo, mettendosi ai piedi del letto del ragazzo facendogli uscire dai polmoni tramite i suoi poteri tutto ciò che aveva inalato.

La bambina entrò in camera immediatamente dopo stropicciandosi gli occhi come una normale bambina assonnata. «Sta tanto male?» chiese, facendo il labbruccio ai genitori. «Cosa gli è successo?»

Il ragazzo spalancò gli occhi, incredulo. «Lo sai benissimo cosa mi è successo! Hai provato ad uccidermi!» strillò il tredicenne, indicando la bambina. «Ha appiccato lei l'incendio mentre dormivo! E mi ha fatto un incantesimo di blocco!»

I genitori, terrorizzati, si voltarono a guardare la figlia, che con delle lacrime a rigarle le guance paffute, negò. «Come potrei, fratellone? Io sono arrivata ora con mamma e papà!» Disse, singhiozzando, «Forse la scuola ti stressa un po' troppo...» ipotizzò, avvicinandosi alla madre per abbracciarla.

Il labbro del ragazzo prese a tremare. Come aveva potuto scambiare un incubo come quello con una cosa reale? Era ovvio che sua sorella non avrebbe mai potuto fargli del male. Come era stato così sciocco? Anche lui prese a singhiozzare. «Devo... devo aver appiccato io l'incendio a causa del sogno...» pianse, avvicinandosi alla piccola per abbracciarla. «Perdonami, sorellina, ti prego!»

Il padre, però, non sembrava molto convinto. La bambina aveva mostrato atteggiamenti psicopatici da un bel po', ormai, come quando aveva chiesto di vivisezionare una ranocchia, e con l'avvento dei suoi poteri tutto era solo peggiorato. E se aveva ragione, e sperava di no, allora suo figlio maggiore era in grave pericolo.

«Non preoccuparti, fratellone: ti perdono!» esclamò lei, sorridente, mettendosi ai piedi del suo letto.

«Piccola, perché non dai un bel bacio al tuo fratellone, così da farlo guarire subito subito?» suggerì la madre, avvicinando la bambina alla guancia del ragazzino.

«Sì!» esclamò lei, ma senza divertimento o allegria. «Sarò la tua guaritrice, fratellone.»

La Guaritrice Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 2- Where stories live. Discover now