Capitolo dodici

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"Bentornata, mamma." Althea non si era nemmeno degnata di girarsi. Stava leggendo un libro, dando le spalle al vetro del manicomio e ai suoi genitori. "Sono felice che stavolta ci sia anche tu, Ade." Disse, girandosi verso di loro e sorridendo.

Ade non vacillò. Sua figlia non lo chiamava papà da ormai un bel po' di tempo, da quando l'aveva interrotta durante il rituale. Non gli faceva piacere, perché ricordava come fosse Althea prima che tutto si complicasse, ma ormai si era abituato. "Cosa hai fatto?" Chiese invece, stringendo i denti.

Lei sbattè le palpebre, assumendo un'espressione confusa. "Non mi vedi da dodici anni e la prima cosa che sai dirmi è questa?" Chiese, facendo il labbruccio. Rivolse la sua attenzione a sua madre, rimasta in disparte. "Come fai a stare ancora con questo essere, mammina?"

"Althea, smettila e rispondi alla domanda di tuo padre." Ordinò Arcadia, severa.

"Non è mai stato mio padre!" Urlò la donna, gli occhi blu si erano scuriti tanto da sembrare neri. "Scusatemi." Riprese a sorridere un attimo dopo, sedendosi sulla panchina che era a sua disposizione. "Dicevamo? Ah, sì, ricordo. Mi stavi accusando di aver fatto qualcosa, ma cosa?" Chiese, parlando con tono calmo e rilassato.

Il dio degli Inferi assottigliò gli occhi. "Hai rotto i Portali."

Lei sollevò le sopracciglia, divertita. "Ah! Giusto, quello, sì." Rise, come se le avessero appena detto la barzelletta più divertente del mondo. "Beh, se sai cosa ho fatto perché me lo chiedi?" Accavallò le gambe e inclinò la testa di lato, in attesa di una risposta.

"Vogliamo sapere perché." Corresse Arcadia, avvicinandosi al vetro come suo marito.

"Perché è divertente."

"Come?" Disse allora Ade, sapendo che se avessero cercato di capire il perché delle azioni di Althea non sarebbe mai usciti di lì. "Come hai rotto i portali?"

"Non l'ho fatto." La donna sorrise in modo angelico, cosa che fece rabbrividire entrambi i genitori. "Non ancora, quantomeno." Fu l'ultima cosa che disse prima che i suoi occhi si illuminassero e i suoi genitori perdessero i sensi.

Ade fu il primo a riprendere conoscenza e a capire dove fossero: erano legati vicino al Portale, nel bosco di Alvagar

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Ade fu il primo a riprendere conoscenza e a capire dove fossero: erano legati vicino al Portale, nel bosco di Alvagar. Arcadia era vicino a lui, a differenza sua legata ad una sedia e non come un salame sul pavimento. Si avvicinò il più possibile alla donna, spintonandola con la gamba per svegliarla.

La moglie si guardò attorno, spaesata. Solo quando ebbe realizzato dove fossero sospirò. "Ci ha steso?"

Ade annuì. "Con la magia."

"Ma non aveva i soppressori?"

Proprio in quel momento, Althea arrivò nel Bosco Del Portale a passo lento. "Ben svegliati." Cominciò, facendo illuminare i suoi occhi di dorato e facendo comparire una sedia dove si sistemò. "Immagino che vi stiate chiedendo dove siate."

"Bosco Del Portale." Rispose Ade, facendo annuire la figlia stupita. "Ci stiamo chiedendo perché ci vuoi qui. E come hai fatto."

"Una domanda per volta, Ade." Sputò lei con disprezzo, avvicinandosi poi ad Arcadia e passandole un fazzoletto sulla fronte sudata. "Stai bene, mamma? Vuoi un po' d'acqua?" Le fece una carezza sul volto, dal quale la madre si spostò.

"Lasciaci andare."

"No." Scosse la testa, assottigliando le labbra. "Non mi va e non posso."

"Perché non puoi? A cosa ti serviamo?" Arcadia si dimenò, cercando di allentare le corde magiche che la tenevano prigioniera.

"Inutile che ci provi, mammina cara. Sono soppressori magici studiati a posta per tenere fermo anche il più grosso degli orsi." Lei sorrise, "Erano quelli miei."

"Come-... come hai fatto a toglierteli?" Domandò Ade, sconvolto. La donna era di corporatura esile, e nonostante fosse potente quelle cose avrebbero dovuto sopprimerle i poteri.

"Si è scoperto che il mio corpo ha troppa magia oscura, quindi ogni tanto ne fuoriesce un po'." Si strinse nelle spalle. "E io ovviamente ne usufruisco."

"E perché ci hai legati?"

"Perché mi servite per il mio piano." Scosse la testa, come se avesse fatto un errore ed indicò Ade. "Anzi, tu mi servi. Mamma è qui solo perché ero sicura ti servisse un incentivo."

I coniugi si guardarono, preoccupati. "Che... che vuoi dire?"

Althea scoppiò a ridere. "Che devi aiutarmi a rompere i Portali." Disse, quando tornò seria.

"Li hai già rotti!" Esclamò Ade, indicando con la testa il Portale grigio alle spalle della donna, sotto cui riposava Cerbero.

"È un illusione, come fate ad essere così stupidi?!" Strillò, schioccando le dita e facendo ritornare il Portale colmo di magia. "Mio cognato, a quanto pare, è più intelligente di quello che pensavo e ha messo una barriera attorno al Portale. Una barriera oltre al cagnolino dormiente." Spiegò, sprezzante. "Da quello che ho capito chiedendo ad un adorabile servo, nessuna persona cattiva può avvicinarsi al Portale, bah!" Esclamò, offesa.

"E quindi cosa vuoi da me?" Replicò Ade, furioso. Odiava non potersi muovere. E odiava non poter usare la sua magia. Era un dio, dannazione! Non sarebbe dovuto essere così facile bloccargli i poteri!

"Pensavo non lo avresti mai chiesto!" Cinguettò, emozionata, mettendosi in piedi davanti a loro. "Dunque, voglio che tu, con la tua magia, rompa la barriera che non mi permette di avvicinarmi al Portale, così che io possa romperlo per davvero e causare il caos nel mondo." Alla fine della spiegazione sorrise, in attesa della risposta del dio.

"Non ti aiuterò, Althea."

Lei annuì, dispiaciuta. "Sapevo che avresti detto così, per questo ho chiamato la mamma." Ade sussultò nello stesso momento in cui la vide prendere un telecomando dalla tasca. "Lo vedi questo, Ade? È un telecomando. Ed è collegato alla bomba installata sotto la sedia di mamma." Arcadia spalancò gli occhi e una lacrima le rigò la guancia. "Se tu non fai quello che ti dico, io premo il pulsante e la mamma muore." Inclinò la testa verso il padre. "Cosa scegli?"

Ade strinse i denti, ignorando le parole di sua moglie di scegliere il bene del mondo piuttosto che il suo. "Ti aiuterò." Si arrese, facendo subito sorridere la figlia che, con uno schiocco di dita, sciolse le sue catene. "Cosa ti assicura che non proverò a liberare ora la mamma e scappare con lei?"

"Uhm... vediamo..." Althea finse di riflettere, toccandosi il mento con l'indice sinistro. "Forse il fatto che la bomba sotto la sua sedia posso disinnescarla solo io? E il fatto che suddetta bomba sia iper sensibile alla magia?" Strinse le labbra, mentre Ade la guardò con il fuoco negli occhi.

"Sei un mostro." Sputò, senza degnarla di uno sguardo e avvicinandosi al portale.

"Muoviti o tua moglie muore." Ricordò, canticchiando, mentre si andava a sedere vicino a sua madre in attesa che il dio finisse di sbloccare la barriera. "Quindi, mammina, ho saputo che James sta per sposarsi..."

"Va' all'inferno." Sibilò Arcadia a denti stretti.

"Oh, mammina..." La sua iniziale risata presto si trasformo in un sorriso inquietante, più simile ad un ghigno malefico che ad altro. "Da dove pensi che io venga?"

Angolo Autrice😁⚡️
Non so voi ma io ho una cagarella pazzesca sinceramente.
Questa tizia mi terrorizza, e sapere che proviene dalla mia immaginazione lo fa ancora di più.
Vabbè!
Abbiamo finalmente conosciuto Althea (any thoughts?), Ade e Arcadia sono nei guai (poveri cuccioli) e la nostra allegra combriccola? Che fine hanno fatto?
Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Baciii ❤️

La Guaritrice Di Alvagar -Il Medaglione Di Alvagar 2- Where stories live. Discover now