4 Ottobre

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Hogsmeade, 4 ottobre 1981

L'ultima volta che aveva sentito quel freddo pungente, l'umido che penetrava nelle ossa e la nebbia che offuscava la vista, era solo uno studente di Hogwarts con la testa piena di sogni. La guerra li aveva abbattuti tutti, uno dopo l'altro. Si era portata via Evan e, con lui, la capacità di scrivere; aveva allontanato Rita e, con lei, la speranza di percorrere una strada inedita per un nobile Purosangue.

Rabastan scacciò quei ricordi. Aveva il comando di una missione, per una seconda volta, non doveva fallire. Soprattutto, non doveva dar modo a Bellatrix di rovinare tutto, ancora una volta. Controllò la sua amica che, stranamente, sembrava concentrata.

Nascosto dal cappuccio nero, coprì il volto con la maschera d'argento mentre portava lo sguardo verso Barty. "Copritevi, è pieno di Auror," ordinò. Mulciber, Avery e Barty obbedirono, altrettanto fece Bellatrix. Nessuna battuta sarcastica, nessun occhio al cielo, nessuna espressione di disappunto, noia o tesa a sminuire la sua autorità.

Non sapeva quali argomenti avesse usato il Signore Oscuro per ottenere un simile atteggiamento, ma lo ringraziò mentalmente. Dolohov e Alecto gli indicarono la strada. Bellatrix fece levitare la bacchetta magica e si mise in ascolto, sembrava che avesse appena evocato un incantesimo di localizzazione, ma era probabile che non funzionasse per via di tutti gli incantesimi difensivi che erano stati apposti sul luogo.

"Riesci a percepire la loro presenza?"

La risposta fu un sospiro soddisfatto, quasi di trionfo. "Ho abbattuto i loro stupidi incantesimi difensivi," ridacchiò soddisfatta. "Sono di là."

"Andate," disse Rabastan che rimase leggermente indietro, intento a osservare come Avery, Mulciber e Barty si muovevano sul campo di battaglia. Li osservò scivolare silenziosi lungo i muri e fermarsi di fronte la porta del loro bersaglio, verso la quale la bacchetta di Bellatrix aveva proiettato una scia di sangue. Bellatrix era sempre cruenta, in ogni dettaglio, anche quando si trattava di fare delle semplici tracce magiche. Non disse nulla per non alterare quel clima di concordia. Dopotutto, quella scia sarebbe scomparsa al termine della loro missione.

Barty rimosse gli incantesimi anti-intrusione e aprì la porta in modo silenzioso. Alecto, Antonin, Rabastan e Bellatrix perlustravano i dintorni, pronti a intervenire e riportare a casa i ragazzi in caso di arrivo degli Auror. Una serie di lampi verdi, rapidi e silenziosi, li avvertì che la missione era compiuta e quegli sciocchi che avevano rifiutato di unirsi alla Causa ora non costituivano più un problema.

Barty scivolò fuori dalla porta, puntò la bacchetta in aria ed evocò il Marchio Nero. Fu in quel momento esatto che gli Auror iniziarono a Materializzarsi, uno dopo l'altro.

Alastor Moody, l'uomo che aveva ucciso Evan era lì davanti, insieme ad Hestia Jones, Emmeline Vance, Rufus Scrimgeour e Frank Longbottom. Presto sarebbero arrivati anche i tirapiedi di Silente.

Rabastan si sentì fremere di rabbia. Scagliò delle maledizioni per rallentare gli Auror, seguirono degli incantesimi-scudo per difendere i ragazzi. Barty stava duellando con la Vance, era riuscito a ferirla. Dolohov e Alecto erano alle prese con Scrimgeour. Rabastan si scambiò uno sguardo con Bellatrix e, nonostante la maschera d'argento, capì che attendevano un suo segnale per lasciare il campo di battaglia.

"La missione è finita, andiamo," disse. Distrassero gli Auror per permettere a Mulciber, Avery e Barty di recuperare la concentrazione necessaria alla Smaterializzazione e poi, uno dopo l'altro, tornarono al castello.

"Quella stronza della Vance!" urlò Barty non appena si Materializzò. Si teneva il braccio insanguinato, colpito di striscio da un incantesimo. Alexandra, la moglie di Barty, per qualche strana ragione era ancora al castello e si precipitò a medicare le ferite del marito.

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