𝐈𝐈𝐈 - 𝐒𝐢𝐛𝐥𝐢𝐧𝐠𝐬' 𝐓𝐚𝐩𝐞𝐬𝐭𝐫𝐲

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Softcore - The Neighbourhood
"Are we too young for this?"

Mentre il nostro progetto universitario sulla storia dell'arte contemporanea prendeva forma, Lucille e io ci immergemmo in ricerche approfondite, esplorando le influenze dei diversi movimenti artistici e analizzando come questi riflettessero la so...

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Mentre il nostro progetto universitario sulla storia dell'arte contemporanea prendeva forma, Lucille e io ci immergemmo in ricerche approfondite, esplorando le influenze dei diversi movimenti artistici e analizzando come questi riflettessero la società dell'epoca. Il nostro entusiasmo cresceva man mano che scoprivamo nuove prospettive e interpretazioni.

Durante una delle nostre sessioni di studio, Lucille condivise la sua passione per la pittura e mi raccontò di un'opera d'arte che l'aveva particolarmente colpita: un dipinto astratto che sembrava catturare emozioni profonde. Decidemmo di includere questo capolavoro nella nostra presentazione, cercando di trasmettere la sua potenza visiva e il significato intrinseco.

Con il passare dei giorni, Lucille si rivelò non solo una compagna universitaria, ma anche una confidente. Condividemmo esperienze, sogni e speranze, creando un legame che andava oltre il contesto scolastico. La sua gentilezza e comprensione resero più leggero il peso delle sfide quotidiane.

Mentre ci preparavamo per la visita alla mostra d'arte, la nostra anticipazione crebbe. Attraverso il nostro progetto, speravamo di ispirare le persone che si sono fidate di noi e del nostro progetto a esplorare l'arte contemporanea in modo più intimo. Durante la visita, le opere d'arte catturarono l'attenzione dei nostri compagni, e la nostra presentazione suscitò discussioni appassionate.

Lucille e io decidemmo di organizzare un dibattito sulla percezione dell'arte, coinvolgendo non solo i nostri compagni, ma anche gli insegnanti. Era un modo per condividere la nostra passione con la comunità universitaria, aprendo un dialogo sulla bellezza e la varietà dell'arte contemporanea.

Mentre il dibattito si svolgeva, la mia mente tornava brevemente al silenzioso mondo dello shifting, ma questa volta non come una fuga solitaria. La mia ricerca interiore aveva trovato un equilibrio nella condivisione delle passioni e nella connessione con gli altri. Avevo imparato che esplorare mondi alternativi non doveva necessariamente significare isolamento, ma poteva essere arricchito dalla condivisione di esperienze.

Lucille e io continuammo a coltivare la nostra amicizia, affrontando insieme le sfide universitarie e nutrendo la nostra curiosità per l'arte. Nel nostro piccolo angolo del mondo, la ricerca personale di nuove prospettive si fondeva con la gioia della scoperta condivisa.

I mesi successivi al progetto artistico mi immersi nella solita routine di studio per gli esami e nelle dinamiche quotidiane. Il ricordo dello shifting si era temporaneamente assopito sotto gli impegni e gli svaghi di ogni giorno, ma la mia curiosità per esplorare mondi alternativi continuava a pulsare in sottofondo.

Durante una serata invernale, mentre riflettevo sulla mia ricerca interiore, mio fratello Jacopo, un ragazzino di 15 anni scettico e pragmatico, mi osservava con un misto di incredulità e divertimento. «Che cosa stai cercando di fare, Althea?» Chiese lui, alzando un sopracciglio.

Sorrisi, cercando di spiegare con entusiasmo ciò che stavo studiando. «Sto cercando di capire come riuscire a esplorare mondi diversi, Si chiama shifting.»

Jacopo arretrò leggermente, con uno sguardo scettico. «Shifting? Sul serio? Suona come una cosa pazza.»

Cercai di convincerlo con un racconto entusiastico delle possibilità che il mondo dello shifting avrebbe potuto offrire. Ma Jacopo, con il suo atteggiamento pragmatico, scosse la testa con un sorriso scettico. «Mi sembra più una fantasticheria che una cosa reale, sorella. Forse dovresti concentrarti su qualcosa di più concreto.»

Nei giorni seguenti, ogni volta che menzionavo il mio interesse per lo shifting, Jacopo scrollava le spalle con un sorriso sarcastico. «Sei sicura che non siano solo sogni strani?» Chiedeva lui con un tono beffardo.

Nonostante l'incredulità di mio fratello, continuai a esplorare il mondo dello shifting. Durante le lunghe notti di tentativi infruttuosi, Jacopo sbuffava dall'altra parte della stanza, considerando tutto come una specie di pazzia.

Mesi dopo, durante una delle rare conversazioni sullo shifting, Jacopo mi guardò con un'espressione di stupore. «Davvero credi a tutto questo?»

Con una dolcezza compassionevole, risposi: «Credo che ci siano molte cose in questo mondo che non possiamo capire completamente. Forse è solo questione di aprire la mente a nuove possibilità.»

Sebbene la sua incredulità persistente, Jacopo divenne, in modo strano, un tipo di anello critico nella mia ricerca. Ogni sua espressione scettica diventava un incentivo per me, spingendomi a dimostrare che c'era più nella realtà di quanto i suoi occhi potessero vedere.

Il rapporto tra me e mio fratello Jacopo era un intricato intreccio di legami familiari che si sviluppava tra le dinamiche di affetto e le sfide tipiche di un rapporto tra fratelli. Penso che con me come sorella maggiore, il nostro legame era una combinazione di affetto e sano confronto.

Io, più grande di alcuni anni, incarnavo il ruolo di guida e mentore per Jacopo. Durante le lunghe serate di studio o i momenti di svago in famiglia, offrivo il mio aiuto con i compiti e condivideva con Jacopo le sue esperienze scolastiche. La sua presenza era una fonte di supporto, ma allo stesso tempo, le differenze di età portavano a divergenze di opinioni.

Jacopo, con la sua giovane età di 11 anni, esplorava il mondo con gli occhi curiosi di chi è in continua scoperta. Spesso mi guardava con un misto di ammirazione e sfida, desideroso di dimostrare la sua indipendenza e saggezza nonostante la disparità di età. Le nostre interazioni erano un equilibrio tra il confronto e l'affetto, con battute giocose e piccole rivalità che caratterizzavano la vita quotidiana.

Nonostante le divergenze, il legame tra me e Jacopo era fondato sulla fiducia reciproca. Posso dire che rappresentavo un modello da seguire, ma allo stesso tempo incoraggiavo Jacopo a esprimere la sua individualità. Le nostre conversazioni spaziavano dai miei sogni e desideri, alle piccole gioie e preoccupazioni di Jacopo, creando un dialogo aperto che nutriva il nostro legame.

Nelle situazioni difficili, mi trasformavo in una specie di rifugio sicuro per Jacopo, offrendogli consigli e ascolto comprensivo. La mia capacità di comprendere le sfide dell'infanzia e dell'adolescenza creava un ponte di empatia tra noi, facendo sì che Jacopo si sentisse libero di condividere i suoi pensieri e preoccupazioni.

Insieme, io e Jacopo costruivamo ricordi preziosi. Le risate condivise e le piccole avventure quotidiane creavano un tessuto di connessione che si consolidava attraverso il tempo. Il nostro rapporto, caratterizzato da una mescolanza di dinamiche tipiche di fratelli, rifletteva l'amore, la comprensione e la crescita condivisa che avrebbero caratterizzato il corso della loro vita familiare.

 Il nostro rapporto, caratterizzato da una mescolanza di dinamiche tipiche di fratelli, rifletteva l'amore, la comprensione e la crescita condivisa che avrebbero caratterizzato il corso della loro vita familiare

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