Capitolo X

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" Mate "

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Alexander osservava i suoi guerrieri allenarsi duramente. Sulle sue labbra, da un po' di tempo a questa parte, aleggiava un sorriso sardonico. Da quando aveva preso il posto del suo vecchio, alcuni anni prima, non aveva fatto altro che progettare e pregustare il momento nel quale avrebbe messo le mani su Amanda, distruggendo tutto quello che avrebbe trovato sul suo cammino. Aveva allargato i suoi possidementi, rimanendo tuttavia nell'ombra più oscura aspettando l'attimo opportuno.
In quegli anni venne soprannominato dai tanti Il Leone, come il Re della Savana lui stava diventando il Sovrano dei territori nordici, arrivando ad occuparne quasi l'ottanta percento. La sua smania di potere l'aveva portato a stringere alleanze con branchi assetati di sangue, come quello di Holly Jefferson, la Sanguinaria.
Ella ad appena vent'anni riuscì a spodestare il precedente Alpha e, con i suoi seguaci, uccise tutti quelli che osavano andare contro di lei e il suo governo del terrore. La sua storia e quella del suo branco, Carpe Diem, divenne così famosa che alcuni la usavano come favola della buonanotte, dove il cattivo non era più l'uomo nero ma Holly, La Sanguinaria, Jefferson.
Un altro alleato del Leone era un certo Gregory, di cui si sapeva poco e niente. Si diceva che era uno dei pochi sopravvissuti del suo branco, assieme al suo Beta e a quattro o cinque, forse sei, guerrieri talmente forti che ne valevano più o meno il doppio.
-Allora è qui che ti nascondo.- una voce gli fece distogliere lo sguardo dai suoi soldati. Si passò una mano trai i capelli senza tuttavia perdere il sorriso.
-Carissima, come stanno i tuoi? Si trovano bene?-
-Per adesso va tutto bene, il mio branco ringrazia per l'ospitalità ricevuta.- disse la donna, stringendosi le mani in grembo. -Quando sarà il grande giorno? Non aspettiamo altro.-
-Non ti preoccupare, manca poco Holly. Manca molto poco.- la diretta interessata sorrise. Se dall'esterno dava l'impressione di essere fragile e innocente, per via della sua statura e al suo essere minutina, la realtà non si avvicinava neanche lontanamente a tutto ciò. Nella realtà la Jefferson era tutt'altro che fragile e innocente, era più simile ad un demone. Calcolatrice, grande stratega e astuta, la sua sete di sangue era impressionante, anche se non batteva di certo quella di Alexander.
-Non vedo l'ora.- esclamò la Sanguinaria, ricambiando il sorriso.

Amanda si svegliò frastornata, sentiva la schiena a pezzi, la testa le pulsava dolorosamente. I suoi occhi colore ghiaccio erano incredibilmente gonfi, lucidi e rossi. Quando scese al piano inferiore, la prima cosa che fece fu quella di strisciare i piedi fin in cucina. Quel giorno, per fortuna, sua madre Theresa era a riposo e così la trovò intenta a preparare un infuso dall'odore dolce ma delicato.
-Oh piccola mia.- affermò la donna, accarezzandole una guancia. -Vieni, siediti qui e bevi questo, ti aiuterà con i dolori post trasformazione.- le indicò la sedia, per poi poggiare davanti a lei la sua tazza preferita.
Un leggero silenzio cadde tra di loro, e Amanda non poté non esserne felice. Assaggiò l'infuso e riuscì quasi immediatamente a sentire il suo effetto rigenerante.
-Ma è incredibile.- sussurrò sorpresa. Theresa la guardò e si lasciò scappare una risatina.
-Lo so. Non sai quante volte ho usato questo trucchetto con tuo fratello. Le prime volte la trasformazione è dolorosa, ma alla fine è tutta questione di abitudine. Con il tempo ti sembrerà una cosa del tutto normale, come respirare.- le spiegò, prendendo un sorso del suo caffè super zuccherato.
-Allora dovrai insegnarmela la ricetta.- disse Amy, sorridendole. I suoi occhi aveva cominciato a sgonfiarsi e non erano più rossi. Certo il dolore alla schiena era ancora presente, ma almeno le tempie non le pulsavano più.
-Sai, quando subii la mia prima trasformazione, mi ricordo che non ero riuscita ad alzarmi dal letto per tutto il giorno. Ero talmente stanca che non avevo neanche voglia di alzarmi per andare in bagno. Per fortuna, tua nonna mi aveva tenuto compagnia raccontandomi tutto quello che dovevo sapere per il bene del branco, visto che poi sarei diventata la nuova Luna.-
-In che senso?- domandò la mora, bevendo l'ultimo sorso della bevanda calda. La donna si spostò una ciocca dal viso e si sedette accanto alla figlia.
-Mi trasferii qui, a DarkLake, quando avevo più o meno la tua età. Il primo periodo fu difficile, d'altronde ero la nuova arrivata... Per mia fortuna conobbi Lara, la mamma della tua amica Kate, e grazie a lei riuscii ad integrarmi abbastanza in fretta. Durante la pausa pranzo notai un gruppo di ragazzi in un angolo, ma quello che più mi colpii fu uno soltanto. Portava i capelli castani lunghi e sembrava il tipico cattivo ragazzo. Quando chiesi a Lara chi fosse, mi ricordo che sbiancò leggermente, avvertendomi di stargli il più lontano possibile. Le chiesi perché, ma lei non mi rispose. Un'altra mia compagna mi disse che era uno a cui piaceva partecipare a risse, provocare il prossimo e che lui ed il suo gruppo stavano sempre per conto loro, ma nessuno sapeva per quale strano motivo. Ero intimorita da quelle voci, ma i miei genitori mi avevano insegnato a non giudicare un libro dalla copertina e così decisi di non farmi influenzare da quelli che a me sembravano soltanto dei pregiudizi.
-Mi capitò di avere il corso di storia dell'arte assieme a lui, ma era l'unico con cui non parlavo anche se potevo avvertire il suo sguardo su di me per tutto il tempo. Un giorno, mentre rientrava dalla pausa pranzo lo vidi mentre insultava un ragazzino di un anno più piccolo. Non so che mi prese, ma decisi di intervenire, mai l'avessi fatto...

The Daughter Of The AlphaWhere stories live. Discover now