Capitolo XXIX

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" Destini Scritti "

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Amanda osservò il riflesso che lo specchio a forma intera le stava regalando e faticò a riconoscersi.
Con mano tremante si accarezzò il collo fino ad arrivare a una guancia, constatando di aver perso più chili del previsto. Guardandosi meglio poté notare come il suo corpo fosse cambiato, assomigliando a quello di una donna fatta e finita, o forse più semplicemente a quello di una vera guerriera, ma la sua attenzione venne catturata dai suoi stessi occhi, c'era qualcosa di diverso in loro.
Quel giorno le sue iridi color ghiaccio se possibile sembravano ancora più chiare del solito ed avevano una scintilla che non riusciva a identificare. Il suo sguardo sembrava nascondere qualcosa di selvaggio, come se qualcuno si stesse muovendo nell'ombra e lo si potesse vedere attraverso loro.
Tuttavia fu costretta ad interrompere quello studio così approfondito ed a voltarsi verso la sua destra, sentendo qualcuno bussare.
-Papà? Che ci fai qui? Dovresti essere alla festa.-
-Dove dovresti esserci anche tu, cara.- la riprese bonariamente l'uomo, sedendosi sul letto. -In realtà sono qui perché mi sei sembrata distante e così ho pensato che parlare con qualcuno ti avrebbe solo fatto bene.- concluse, battendo una panno accanto a sé. Amy gli sorrise e prese posto accanto a lui.
-Allora, cosa succede bimba?-
-Avevo bisogno solo di un attimo per rielaborare con calma tutto quello che ci è successo nell'ultimo periodo. Come ben sai per me non è stato affatto facile scoprire che esistono creature che fino ad alcuni mesi fa pensavo fossero solo leggende, per non parlare del fatto che io sono una di loro. Poi c'è stata tutta la questione Alexander, e devo ammettere che mi ha destabilizzato e non poco, purtroppo.
A volte spero di svegliarmi e rendermi conto che tutto è stato solo uno strambo sogno, altre invece ho paura che Alexander sia ancora vivo e pronto a darmi la caccia. Poi però mi guardo intorno e capisco che è davvero finita, lui non potrà più farmi nulla e allora mi sembra di riuscire a tornare a respira. Penso che la cosa più difficile sia stata riaprire quelle ferite e dover affrontare il passato faccia a faccia. Ero convinta di essere riuscita a superarlo dopo quattro anni, invece era tutto il contrario...
Alexander è stato il mio incubo costante, ho sempre avuto il timore che ritornasse, eppure me ne sono resa conto solo una volta che ho ricevuto il suo messaggio ed ho capito che non era scomparso nel nulla. E lì mi è mancata la terra sotto i piedi. Mi ricordo che pensai "Non posso crederci, è tutto vero ed io non posso farci nulla."
-Sono arrivata ad odiarlo con tutta me stessa, gli ho augurato le cose peggiori solo perché speravo potesse soffrire come l'ho fatto io anni prima e come mi è ricapitato poco tempo fa. Ho desiderato di ritrovarmi in un combattimento corpo a corpo con lui e vedere come la sua vita lo abbandonasse lentamente sotto i miei colpi e morsi. E non puoi immaginare quanto io abbia avuto paura di me stessa, ho avuto paura di diventare come lui e avrei fatto tutto quello che era in mio potere per fare in modo che non capitasse.
-Quando l'ho visto per la prima volta ho pensato subito che fosse un ragazzo dolce, premuroso e insicuro, ed è proprio a questa che ho dato la colpa dei suoi comportamenti ossessivi, ma in realtà era soltanto una maschera. È stato decisamente un bravo giocatore.
Per quello quando ho scoperto ciò che gli era successo da piccolo ho sperato di riuscire ad aiutarlo, magari si sarebbe reso conto di aver sbagliato e avrebbe potuto diventare una persona migliore. Quando però Gregory mi ha fatto capire che per lui non c'era più nulla da fare, ho capito che si era bruciato troppo e che per lui fare del male era diventato la normalità. C'è da dire che rimpiango il fatto di non essere riuscita a chiedergli perché me. Perché io? Poteva trovare altri cento modi per attaccarti, invece sì è puntato su di me, perché?- esclamò Amanda, asciugandosi il viso, guardando il padre negli occhi. Edward semplicemente la prese tra le forti braccia e la cullò, canticchiando la stessa canzone che da piccola usava per farla dormire.
-Shh.- la tranquillizzò quando sentì i singhiozzi scuoterla prepotentemente. -È finita, adesso sei finalmente libera tesoro.- le baciò il capo e le accarezzò la schiena.
Rimasero così per alcuni minuti, fino a quando Amy non smise di piangere.
-Sai cosa facciamo adesso cara?- le chiese con un sorriso. -Andiamo alla festa, passiamo il resto della serata con le persone che amiamo e salutiamo coloro che ci hanno aiutato e che ora possono tornare a casa. Da oggi in poi, goditi il tuo futuro, figlia mia.-
La mora sorrise e gli baciò una guancia.
-Ti voglio bene, papà.-
-Anch'io bimba, anch'io.-

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