Capitolo XXV

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" Tra Realtà e Finzione "

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Amanda si risvegliò, ma non riuscì ad aprire subito gli occhi a causa di una luce troppo forte. Le sembrò di rivivere un déjà vu. Scombussolata si guardò intorno, studiando l'ambiente circostante, quello che la sorprese di più fu di ritrovarsi in quella che sembrava essere in una semplicissima ed enorme stanza completamente bianca.
Era da sola nel nulla più totale.
"Devo stare calma." Si ripeté in mente come un mantra, facendo dei respiri profondi. Una volta in piedi, decise di fare un giro per cercare una possibile via d'uscita. Tuttavia si accorse che più camminava più la stanza cambiava forma, quasi come se volesse indicarle la strada da percorrere.
Si bloccò al centro della sala e fece una rapida giravolta su se stessa per provare a scorgere qualcosa.
Quella luce bianca iniziava a darle la nausea e ben presto si lasciò prendere dal panico. Il suo istinto prese il sopravvento e il suo lupo assunse il pieno controllo della situazione. Corse verso una meta a lei sconosciuta, finché non raggiunse quelle che la sua mente paragonò alle sbarre dorate di una probabile gabbia.
Esse erano piantate nel pavimento e si inalzavano fino al soffitto. Curiosa e sorpresa, vi appoggiò una mano, avvertendo subito il gelo del metallo. Camminò accanto alle sbarre, senza smettere di toccarle, convinta di trovare quella che avrebbe dovuto essere una porta, ma la sua ricerca si rivelò insoddisfacente. Presa dalla delusione, poggiò la schiena contro il metallo e si lasciò scivolare a terra, nascondendo il viso tra le braccia posate sulle ginocchia, strette al petto. I suoi occhi si riempirono di lacrime, anche se si impose di stringerli così forte da impedirne l'uscita.
Dopo quelle che le sembrarono ore, la sua attenzione venne catturata da una voce forte e chiara che chiamava il suo nome. Voltò la testa in tutte le direzioni, alla ricerca del proprietario di quel richiamo sentito. Ci mise una manciata di secondi per riconoscere quel timbro basso e roco.
-Luke!- gridò lei, tirandosi su e alzando la testa verso l'alto. Ancora una volta sentì la sua voce dire il suo nome. Si passò le mani tra i capelli e si tirò le ciocche more alla ricerca di qualche soluzione per uscire da lì.
La rabbia prese il sopravvento e iniziò a tirare calci ed a prendere a spallate le sbarre, convinta di riuscire a crearsi una via di salvezza. Continuò così finché non riuscì più a sentire Luke chiamarla. Preoccupata, lanciò un grido e si lanciò con tutta la forza che possedeva contro il metallo che la teneva prigioniera.
La botta però fu troppo forte e venne spinta all'indietro. Non riuscendo a stare in equilibrio, si sbilanciò e cadde, sbattendo la testa.
Prima di svenire le sembrò di riuscire a vedere Luke, oltre che sentire la sua voce. Poté sentire la sua mano accarezzarle i capelli, come se la volesse cullare nell'oscurità.

James sbadigliò, passandosi una mano sul viso. Osservò il volto della giovane e sospirò pesantemente. Le prese una mano e vi posò la fronte, chiudendo gli occhi.
-Mi manchi da morire Pulce.- sussurrò, decidendo di uscire dalla stanza per prendere un caffè. Dopo essersi chiuso la porta alle spalle, lanciò un'occhiata alla sala d'aspetto e notando Luke dormicchiare su una di quelle poltrone blu scomode, gli si avvicinò.
-Luke?- lo chiamò, scuotendolo leggermente per una spalla. Il castano si mosse agitato, gli occhi spiritati, assumendo poi una posizione di difesa.
-Hey, hey. Calmo, sono io.- esclamò il maggiore degli Evans, alzando le mani in segno di resa. L'altro ragazzo si passò una mano tra i capelli e si mise dritto.
-Scusa, non volevo.-
-Tranquillo, posso capire bene l'ansia che provi.- gli sorrise James. -Comunque, io mi vado a prendere un caffè, tu vuoi qualcosa? Mamma mi ha detto che non hai pranzato.-
-Non ho fame, al massimo anch'io prendo un caffè.-
-Va bene, vado. Se vuoi puoi entrare.- gli disse, facendo un cenno verso la porta poco distante. Luke annuì e si stiracchiò, prima di raggiungere la stanza 123 F, dove all'interno trovò Amanda profondamente addormentata, o così poteva sembrare.
Le si sedette accanto e le accarezzò il volto, incredibilmente pallido.
-Mi fa strano non vedere i tuoi occhi. Attraverso quelli riesco sempre a capire a cosa stai pensando, adesso non so nemmeno se stai facendo dei sogni e degli incubi. È pazzesco quello che ci è successo. Fino a qualche minuto prima ti avevo tra le mie braccia, sana come un pesce o forse con qualche semplice taglio superficiale, l'attimo dopo sono lì a reggerti perché hai perso i sensi e sei gravemente ferita.
La vita è una vera bastarda, io dovrei saperlo bene dopo quello che è successo alla mia famiglia, eppure quando accadono queste cose stento a crederci. Io, ora, cosa dovrei fare senza di te? Sei diventata la mia colonna, il mio albero maestro. Sei una parte indispensabile di me stesso. -Tu sei una persona che fa la differenza, basta pensare a Lizzie e gli altri. Senza di te si sentono smarriti, un po' come mi sento anch'io. Per non parlare della tua famiglia. Tua madre piange ogni volta che è convinta che nessuno la veda o la senta, James si muove come un automa mentre tuo padre è l'unico che sembra una lastra di ghiaccio, ma io li vedo i suoi occhi ogni santa volta che esce dalla tua camera. Sono rossi, lucidi e opachi. Sono immersi nei ricordi e nei sensi di colpa... Sì, perché lui si sente il responsabile di tutto quello che è successo, ma ognuno di noi sa che non è così. Conoscendo tuo padre però non sarà facile fargli cambiare idea.
-Ti prego svegliati Amy, non posso stare senza te. Mi pare di perdere il fiato ogni volta che entro qui e ti trovo sempre in questo modo. Vorrei solo che tu finalmente aprissi quei tuoi meravigliosi occhi e che mi dicessi soltanto che è stato tutto un brutto sogno, che tu non mi lascerai. Vorrei solo questo.- concluse Luke, allungandosi sure di lei per poter poggiare le labbra sulle sue, nascondendo poi il viso nell'incavo del suo collo. -Ti amo.-

The Daughter Of The AlphaWhere stories live. Discover now