Epilogo.

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* spazio me *

Salve a tutti! Dopo tanto, troppo tempo rieccomi!
Non amo dovermi giustificare ma sono costretta a farlo.
Questa storia è stata la mia prima storia.
Tanto è vero che ha tantissimi errori.
Ho iniziato a scriverla così, tento per fare qualcosa.
Scrivevo senza badare agli errori.
Ci sono errori grammaticali e di distrazioni a perdita d'occhio, ne sono consapevole.
Ho notato che ci sono persone che nonostante i numerosi errori si sono affezionate alla storia.
Inizialmente ho smesso di scrivere perché non riuscivo più ad accedere alla mia email.
Nel frattempo, ho iniziato a leggere e a raccogliere consigli qua e .
Ho capito che si, va bene scrivere per passatempo, ma bisogna sempre ricordarsi che c'è un determinato modo per scrivere.
Avevo pensato di eliminare la storia, perché aggiustarla significherebbe riscriverla dal primo all'ultimo capitolo... e sinceramente non me la sento.
Sono arrivata alla conclusione che alla fine, a questa storia, anch'io mi ci sono affezionata;
Allora mi son detta " Ma si dai, facciamo un epilogo e teniamo la storia. "

Tra tutte le persone che mi hanno aiutata a comprendere i miei errori devo ringraziare new-Warrior, che con tanta pazienza ha letto tutti i capitoli, mi ha fatto notare ogni errore e mi ha dato consigli!
Nonostante anche lei non abbia tantissima esperienza scrive davvero molto bene!
Magari un giorno inizierò a scrivere un'altra storia, non saprei...
Ma per ora mi fermo qui.
Grazie per chi è arrivato a leggere fin qui e buona lettura!
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Ed eccomi qui, seduta su una piccola sediolina di plastica affiancata da mio marito, a guardare mio figlio.
Qui sugli spalti con l'orgoglio negli occhi di mio marito e la gioia nel mio cuore.

Ricordo ancora il suo primo giorno in palestra.
Ricordo come felice, palleggiava con suo papà.
Ivan diceva che, una volta appese le scarpette al chiodo, non avrebbe voluto allenare.
Ha sempre sognato di aprire un ristorante, e lo ha fatto!
Ma quando tuo figlio viene da te, con un pallone in mano, a chiederti di giocare un po' non riesci a dirgli di no.

Ha sempre adorato quando suo padre gli raccontava dei suoi viaggi con la nazionale, io dal canto mio, ho dovuto rinunciare a questo sogno, limitandomi a rimanere in serie B1.
È vero, Ivan passava molto tempo lontano da casa, ma eravamo comunque felici.

Al quinto compleanno di Alex arrivò Zoe.
Alex è stato un ottimo fratello maggiore.
Ha trasmesso fin da subito la passione per la pallavolo alla sua piccola sorellina.

Per me e Ivan era sempre una gioia vederli andare in palestra e assistere alle loro partite.
Oggi siamo tutti qui, io e Ivan forse un po' acciaccati, ma tutto sommato stiamo più che bene.
Vedere mio figlio, indossare la stessa maglia di suo padre, mi emoziona tantissimo.
Quella maglia, con quel tricolore ha regalato sogni a tantissimi giovani.
Quando vedo Alex con la sua divisa penso sempre quando all'età di tredici anni, vedendo la medaglia d'oro vinta alle olimpiadi da suo padre, mi disse " un giorno ne avrò una anch'io "  .
Ora lo guardo e vedo che canta con orgoglio il nostro inno.
Zoe in lacrime proprio come la futura moglie del mio piccolo Alex.

Prendo la mano di Ivan e la stringo forte.
La prima partita in azzurro per nostro figlio sta per iniziare e presto, almeno speriamo, toccherà anche alla piccola Zoe.

Sorrido senza neanche rendermene conto.
Continuo a chiamare "piccoli" i miei figli quando ormai mi hanno anche superati in altezza.

Non avrò vinto una finale olimpica, ma ho vinto una partita bene più importante: la vita.

Sogno ad occhi aperti ||IN REVISIONE||Where stories live. Discover now