Capitolo 17

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Vedo mia cugina Lucy con la chitarra in mano che inizia a suonare un brano a me familiare...
Io: cosa stai facendo?
Lucy: sto suonando la canzone che ci unisce e spero con tutto il cuore di farti tornare a sorridere come nei giorni precedenti...ti prego, canta assieme a me!
Io e Lucy cantammo, ma ad un tratto, da dietro il bancone della reception, sbucarono i ragazzi, Alexa e Camille, mio padre e... ASPETTA! Quello è Gustavo Rocque! Il famoso discografico che sta lanciando Kendall e gli altri! Fui molto sorpresa, tanto che mi coprii la bocca e per poco non svenni. I miei sensi non funzionavano così bene perché non mi accorsi che stavano applaudendo.

Io: grazie, ma cos'è questa storia?
Kendall: ehm piccola... è da un po' di tempo che noto quanto ti piaccia cantare. Non metto in dubbio la tua passione sconfinata per la danza, ma ti voglio dire che hai talento anche nel canto... Così ho pensato di chiamare Gustavo e gli ho chiesto se poteva ascoltarti qualche secondo. Hai una voce che incanta tutti quanti come il suono del flauto suonato dall'incantatore di serpenti. Tu e Lucy, poi, formate un'ottima coppia! Siete molto affiatate. 

A quelle parole mi commossi. Andai da lui e gli diedi un bacio e, notando le mie lacrime, mi asciuga le guance rigate dalle lacrime. Con questi gesti come posso non amarlo?

Gustavo: Kendall ha ragione! La tua voce è magnifica e sarei felice se domani venissi con Lucy al mio studio di registrazione per incidere una canzone che sarà un duetto.

Io: ne saremo onorate, la ringrazio!

Lucy ed io ci abbracciammo e, dopo aver dato un altro bacio al mio amore, andai da mio padre per parlargli. 

Io: papà? Senti, ho riflettuto molto riguardo a quello che hai detto. So che hai fatto quello che hai fatto per il nostro bene e ne sono felice, ma ciò che mi ha fatto stare male è che mi hai mentito. Per diciotto anni ho creduto che tu fossi orfano, che i parenti del tuo ramo familiare non ci volessero e mi sono resa conto che era tutto una bugia: io ho avuto dei ripensamenti riguardo allo stare qua, al perché fossi qui e non in Italia, alle mie passioni, ma parlando con Alessio ho capito che tu l'hai fatto nelle migliori intenzioni. Volevi che la tua famiglia fosse protetta da occhi indiscreti, dai paparazzi e da una vita che non avresti voluto avere per noi. Quindi ti ringrazio infinitamente per tutto.

Papà: Oh, piccolina mia! Vieni qui!

Aprì le braccia e mi ci fiondai. Era il secondo posto dove mi sentivo al sicuro e sapevo che lui, anche senza questa protezione alare, lo avrebbe fatto sempre e comunque.

Io: Ti voglio bene, papà!

Papà: Ti voglio bene anch'io, piccolina mia!

Dopo questo momento padre e figlia andammo nella mia stanza e gli raccontai di Kendall, di come ci siamo incontrati, o meglio scontrati, delle emozioni che mi ha fatto provare quando mi ha chiesto di provare a far funzionare la nostra relazione, di ciò che sento e che si scaturisce dentro di me quando mi è accanto, mi abbraccia e soprattutto, mi bacia. È un ragazzo fantastico e non se ne trovano tanti come lui in giro. 

Dalle espressioni che faceva dedussi che gli piacque molto Kendall e mi disse che, da come gli raccontavo la storia, questa assomigliava moltissimo alla storia di mia madre con lui. Poi mi disse che rimaneva al Palm Woods, ma preferiva stare in una stanza diversa. Prima di uscire dalla stanza mi chiamò. 

Papà: Sarei felice se provassi a cantare con Lucy. In fondo siete cugine. Nelle vostre vene scorre il sangue degli Stone. 

Detto questo uscì e in un sussurro e con un sorriso da un orecchio all'altro, dissi: Sì, papà. Lo so.

Il giorno dopo lo portai in giro per la città. A pranzo rimanemmo con i ragazzi, che feci conoscere, e tutti coloro che mi conobbero in questo breve periodo. Nel pomeriggio andammo in piscina, ma ad un tratto decise di portarci tutti in spiaggia perché l'hotel era un po' troppo affollato. Stemmo là fino a poco prima di cena. Gli chiesi se volesse stare un po' con sua figlia e mi rispose di sì, ma ad una condizione: doveva venire anche Lucy. Non rifiutai di certo la condizione, così tutti e tre, vestiti come eravamo, andammo in un ristorante non troppo IN e mangiammo tranquillamente tra risate e racconti di famiglia. Non mi sono mai sentita più serena di così. Ho fatto pace con mio padre, ho scoperto di avere una cugina e ne sono più che felice. La mia vita è una sorpresa: non so mai cosa mi posso trovare davanti agli occhi.

Infatti, per essere in tema, ritornati in hotel ci dividemmo per andare nelle varie stanze. Ma cosa c'è attaccato alla mia porta? Un biglietto? Questo diceva:

Cambiati perché sarai un po' sporca. Poi raggiungimi in piscina perché ho una sorpresa per te. Spero ti piacerà. 

Tuo, Kendo 

Cosa avrà mai da dirmi? Sono curiosa...


Amore a Los Angeles (IN FASE DI CORREZIONE)Where stories live. Discover now