1. You are mania

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*Come vi accorgerete questo capitolo, come tutti quelli che seguiranno, ha un ritmo narrativo diverso dal prologo, che mi è servito per introdurre la storia come un evento che il protagonista ricorda.*




I can hear you
You don't need to talk
*posso sentirti
non hai bisogno di parlare
*


Cinque giorni, immoti, ore che si sommano ad ore, il nulla, solo la monotonia di giornate uguali alle altre.
Non so che mi succede, io che non ho mai conosciuto la noia, che ho giornate programmate fino all'ora di coricarmi: studio e ancora studio, allenamenti di nuoto, footing nel parco, qualche uscita con gli amici programmate anche quelle come tutto il resto, come se non si trattasse di tempo da passare in assoluta libertà.
Tempo libero e libertà sono concetti che non riesco a concepire come qualcosa di antitetico al tempo occupato e all'obbligo.
Studiare per me non è una costrizione ma un piacere, lo è sempre stato, perché sono curioso e amo conoscere e scoprire ma soprattutto perché è attraverso lo studio che i miei progetti si realizzeranno; lo studio è un piacere e un mezzo efficace per raggiungere i miei obiettivi.
Il nuoto mi permette di scaricare la tensione di muscoli sforzati per ore in posizioni statiche, le gare sono momenti in cui la mia competitività e la mia voglia di emergere possono trovare uno sfogo sancito e benedetto dalla società.
I momenti di ritrovo con gli amici (?), non sono meno faticosi di una pagina d' algebra, richiedono il medesimo impegno, la medesima concentrazione e spesso non danno in cambio la medesima soddisfazione.
Amici, con il punto di domanda, perché in realtà le persone con cui esco sono solo compagni di scuola o di nuoto con i quali è sancito un patto non dichiarato apertamente: loro sopportano me e io sopporto loro, solo per un po'.
Non sono un tipo antisociale, ma nella quasi maggior parte dei casi i ragazzi della mia età mi annoiano, preferisco stare con gli adulti, mi interessa ascoltare conversazioni che a qualsiasi altro ragazzo molto probabilmente risulterebbero noiose.
Mi piace la mia vita, sono pienamente soddisfatto di come le cose stanno andando, anzi di come le sto facendo andare, perché siamo sempre noi che ci creiamo il destino e ognuno ha nella vita ciò che si merita.
Per questo sono perplesso.
Perché in questi cinque giorni Harry Edward Styles è come se fosse invisibile: non una parola (dopo la richiesta di passargli il compito il primo giorno), uno sguardo, nulla.
Eppure è così presente seduto vicino a me, così profondamente che lo sento con tutto il mio corpo e come me lo sente tutta la classe.
E' una perturbazione silenziosa che ci ha avvolti tutti in un clima di totale inquietudine, è come sapere di un imminente catastrofe senza avere nessun' altra informazione.
Mi accorgo di stare sempre all'erta, con i nervi tesi e i muscoli contratti, fatico a concentrami su quello che i vari professori spiegano.
A volte mi sembra di sentire il suo sguardo su di me, fisso e ipnotico come quello di un predatore, ma quando mi giro lui è assorto nei suoi pensieri o sta giocherellando con il telefonino o qualcos'altro.
Non segue le lezioni, non prende appunti, non apre neppure il libro, per i professori sembra invisibile.
Voci circolano come lacci fatti di parole che si perdono nell'aria, voci che si frammischiano, si sovrappongono, pettegolezzi.
"E' il figlio di un importante industriale"
"No di un politico"
"Suo padre è uno dei capi della BBC"
"Ha due anni più di noi"
"Espulso, bocciato"
"Il preside lo ha ammesso solo per un debito d'amicizia verso il padre"
"Allontanato dalla famiglia... scandali...qui non potrà fare grande danno"
"Vive da solo, suo padre lo mantiene, gli darebbe tutto perché smettesse di farlo vergognare, di disonorarlo"
Ascolto accanto ad un gruppo di compagni.
Le parole si librano in aria ma pesano come cemento armato.
Ad un tratto me lo trovo accanto.
Silenzio.
Immediato.
Gelo.
Lui ci guarda, ad uno ad uno, i suoi occhi si assottigliano ancora di più, gli occhi di un lupo nella notte, pronto a saltare, pronto a mordere.
Il suo sorriso mostra denti candidi, la lingua passa sulle labbra, rapida.
Non dice nulla , solo passando mi sfiora la schiena con la spalla e basta solo questo piccolo contatto perché mi senta completamente in sua balia.
Mi riscuoto.
Tutta la situazione è completamente assurda.


Il giorno dopo una nuova verifica.
Chimica.
Temo la sua voce, le sue richieste, ma lui sembra indifferente, finchè quando sto per alzarmi per consegnare, sento la sua mano bloccarmi il braccio.
Rimango così stupito da risedermi senza fiatare, come fosse la cosa più ovvia da fare, anziché strattonarlo e dirigermi verso la cattedra.
"Ti sei dimenticato il compito" mi sussurra con aria sarcastica.
"Lo sto consegnando" bisbiglio di rimando, cercando di assumere un'aria sicura.
Ma dentro sto tremando e non so neppure io perché: temo la sua voce, il suo ordine, soprattutto temo di cedere di nuovo.
Non devo.
Mai più.
L'ho giurato a me stesso.
Lui non sa con chi ha a che fare.
Pensa che sia uno dei soliti secchioni, impauriti dal bullo della classe.
Se lo pensa, oggi capirà di essersi sbagliato.
"Lo consegnerai dopo che l'avrò copiato"
Faccio per alzarmi.
"Se non lo fai te ne pentirai"
Non sono ancora una volta le sue parole a fermarmi, non la paura di queste assurde minacce.
Ciò che mi ferma sono i suoi occhi gelidi.
E' il suo tono che non è quello di un bullo, ma quello di un signore che si degna di parlare con il suo servo.
Non c'è nulla di minaccioso nella sua voce, solo gelo e freddo e determinazione e assoluta sicurezza di avere quello che chiede, senza neppure porsi il minimo dubbio.
Mi siedo, gli consegno il foglio.
Mi sento accaldato come se avessi la febbre, mi sento svuotato e ricolmato di un caldo che mi soffoca.
Non so come faccio dopo poco a d alzarmi e a consegnare quasi per ultimo il compito.
"C'è qualcosa che non va Tomlinson?"
"Nulla professoressa" rispondo a fatica.
"Tomlinson non sta bene, lo accompagno io in bagno"
Harry è già accanto a me, già mi prende per un braccio e si avvia verso la porta.
Io lascio che tutto ciò che deve accadere, accada.
Ognuno costruisce il suo destino?
E' ancora vero?
Mi spinge in bagno.
Poi mi fa entrare in una cabina e mi segue chiudendo la porta alle sue spalle.
Che ci faccio in un cesso con Harry Styles?
"Ascoltami con attenzione, è fondamentale che tu capisca bene ciò che ti sto per dire, intesi?"
La sua voce è tranquilla, senza un fremito ne una provocazione, sembra un adulto che con pazienza cerca di far comprendere qualcosa di elementare ad un bimbo un po' tonto.
Annuisco.
"Io do ordini, tu ubbidisci, tutto qui. Semplice no? Non devi porre domande ne a te stesso ne tanto meno a me, devi solo ubbidire"
"Sei impazzito" mormoro "Non so come ti sia venuta in mente una cosa del genere ma sei fuori strada, non ti passerò più nessun compito, questa è stata l'ultima volta, non m' importa se mi picchierai"
Ride.
Una risatina sottile come vento tra i rami secchi, una risatina fredda.
"Picchiarti? Da dove ti è uscita fuori questa idea? Per chi mi hai preso?"
"E allora perché mi hai minacciato?"
"Se non ubbidirai dirò a tutti il tuo segreto Louis"
"Segreto? Io non ho nessun segreto"
"Tutti noi ne abbiamo almeno uno"
"Sei pazzo, lasciami andare"
Cerco di afferrare la maniglia per aprire la porta, ma la sua mano mi blocca.
Mi sento afferrare per i capelli e sbattere la testa contro la parete, poi le sue labbra si avvicinano alle mie, succhiano il mio labbro inferiore e poi lo mordono.
Lo allontano terrorizzato.
Sento che dal labbro mi esce del sangue.
Sono troppo scosso per dire qualcosa, anche solo per pensarla.
"Tu non dirai mai nulla di ciò che io ti costringerò a fare, perché altrimenti io racconterò a tutti come stanno le cose veramente"
Non so di cosa sta parlando.
Lo guardo sbalordito.
"A te piace vero Louis, a te piace...."
Si avvicina e mi lecca il sangue che esce dal labbro.
Esce.
"Dirò alla professoressa che sei andato in infermeria, ti consiglio di andare a casa, scotti, devi avere la febbre"




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SPAZIO AUTRICE

TAAAAAADAAAAANNNN!
Ciaoooo bellezeeeeeeeee,
eccomi di nuovo a scrivere ma questa volta si tratta di una storia molto diversa da quelle scritte in precedenza. Eh già si tratta di una larry fanfiction.
Mi fa strano scrivere certe cose non essendo Larry.
Ma nonostante ciò mi piace e ci credo molto in questa storia sinceramente.
Premetto che è la prima che scrivo quindi se è un obbrobrietà ditemelo plizz.

*Prossimo capitolo a 20 visualizzazioni e 5 voti.*


Grazie, ciao mi dileguo.
Besooos, Letstrytowrite.

You are my fetishWhere stories live. Discover now