13. You are the question and the concslusion. (First part)

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Let us make a thousand mistakes
We will never learn.
*Lasciaci fare un migliaio di errori
Non impareremo mai*







E' passato un mese, oggi sono iniziate le vacanze estive.
Ho sempre nella testa il rumore della chiave nella toppa: secco, metallico. click.
Non ho pensato a lui, non ho pensato a niente, solo quel click nella testa.
Ho solo studiato, studiato e giocato a calcio.
L'unico modo per tenere la mente e il corpo occupati.
Harry Edward Styles ed io abbiamo condiviso gli ultimi giorni di scuola ignorandoci completamente.
Come io sia riuscito a non impazzire è un vero mistero.
Il segreto è forse stato proprio quello di non pensare.
Reset totale.
E' una sensazione strana quella che provo.
Non mi sento più.
Mi sembra di continuare a muovermi, di fare le stesse cose che ho sempre fatto ma di non esistere.
Non sento più il mio corpo: mangio solo per convenzione, non provo sensazioni, piacere, dolore.
Non sento più il mio spirito.
Niente emozioni, riflessioni, giudizi.
Un fantasma paradossalmente percepito dagli altri ma non da se stesso.
Ma ora che la scuola è finita, ora che il tempo sembra sommergermi come uno tsunami, ora non posso evitare di chiedermi cosa è successo.
Mi sono sbagliato così completamente?
Sono stato così cieco e stupido da dare un altro valore a ciò che era solo sesso da quattro soldi?
Il rapporto completo che volevamo creare io e Harry era solo un mio film?
La ricerca della perfezione, dell'assoluto, era solo una mia esigenza?
Tra me e lui c'era un sogno, quello di arrivare ad un totale e completo abbandono di ogni paura e ritrosia. Di dubbio e segreto. E pudore da parte mia nei suoi confronti.
Ma perché io potessi fare questo, da parte sua era implicita la totale e completa gestione di tutte queste mie fragilità.
Io avrei abdicato alla mia individualità affidandomi interamente a lui, ma lui avrebbe dovuto garantirmi la sua capacità ad accogliere questo dono che gli facevo, ad usarlo con cura come qualcosa di prezioso.
Ed invece probabilmente per lui si era trattato solo di divertirsi come in un qualsiasi rapporto sadomaso: lui il padrone, io il suo sottomesso.
Master e slave.
Sadico e masochista.
Nulla di più.
Il solito schema duale banale e ripetitivo.
Sono stato usato.
Mi sono fatto usare.
Fine della storia.

Oggi mi sono alzato presto e sono rimasto ad osservare il cielo blu, quasi senza nuvole.
Fa caldo, ma la mattina l'aria mantiene ancora una leggera freschezza notturna.
Sono in bagno quando mia madre viene a bussarmi.
"Louis, c'è quel tuo amico, Harry, sbrigati!"
Chiudo gli occhi lasciandomi scorrere l'acqua sulla faccia.
Non penso, non voglio pensare.
Quando scendo in soggiorno Harry è seduto sul divano in una posa ineccepibile e sta chiacchierando amabilmente con mia madre.
"Ciao Louis"
Si alza e mi stringe la mano.
"Scusa se non mi sono fatto sentire per un po' ma sai lo studio e poi sono dovuto andare a Holmes Chapel dai miei, era parecchio che non li vedevo, mio padre ci teneva a che io passassi con la famiglia qualche giorno, appena finita la scuola"
Non rispondo, non faccio nessun movimento, nessuna espressione.
"Louis che ti succede?"
Mia madre ha il tono di chi è in imbarazzo.
"N-niente" balbetto e mi siedo.
"Stavo dicendo a tua madre che vorrei passare qualche giorno alle terme , mi hanno detto che sono un posto molto bello e rilassante. Poi partirò per gli Stati Uniti, fino alla riapertura della scuola e quindi non ci vedremo per un po'. Perciò ho pensato di invitarti. Sarebbe un modo per ringraziarti di tutto quello che tu hai fatto per me"
E' come se fossi impermeabile sotto una pioggia torrenziale, nessuna goccia mi bagna.
Mia madre sorride gentilmente.
"Dovrò parlarne a mio marito stasera"
"Certo naturalmente, mi scuso per l'invito senza preavviso ma vorrei partire domani"
"Bene allora perché non vieni a cena stasera, mio marito ti conoscerà e ne potremo parlare direttamente"
"Non vorrei disturbare"
"Nessun disturbo, l'onore è nostro"
Harry si inchina leggermente, è così deferente e rispettoso.
Ha cancellato il suo sorriso selvatico dalle labbra, la sua luce di vetro dagli occhi.
E' solo un giovane a modo che parla con una signora della buona borghesia con tatto ed educazione.
Quando lui sta per uscire, mia madre interviene.
"Louis accompagnalo"
Mi accosto a lui in silenzio.
Ha l'auto parcheggiata sul viale.
Rimaniamo in silenzio.
Prima di salire, lui mi guarda prendendomi per un braccio.
"Lou avremo modo di parlare, ora devi solo accettare"
Non dico nulla, sto solo a guardarlo mettere in moto e partire.
La sera si presenta puntuale, con un mazzo di narcisi per mia madre e un abito serio ed elegante.
Sembra un fidanzato che viene a conoscere i genitori della sua ragazza.
Mentre mangiamo, conversa con spontaneità con i miei, scherza con Charlotte, mia sorella.
E' divertente, arguto, spiritoso, brillante.
Come è facile per lui attirarsi le simpatie degli altri, l'interesse, come è semplice catturarne l'attenzione, fare una buona impressione.
Mio padre non ha smesso di osservarlo per tutta la serata, Harry gli piace.
"Quindi Louis può venire? Mi farebbe un grande piacere, non sarei da solo e potrei sdebitarmi e poi io e suo figlio andiamo molto d'accordo, ci troviamo molto bene insieme"
"Penso che non ci siano problemi" mio padre sta gongolando.
Intravede già la possibilità di arrivare al padre di Harry, di poterlo conoscere.
Non è solo ricerca di favori o vantaggi, quello che lo anima è la possibilità di poter dire che conosce un personaggio di quel calibro, l'onore e la stima che ne ricaverebbe non hanno prezzo.

You are my fetishWhere stories live. Discover now