3. You are my confession

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If you want me to run, just walk
*Se vuoi che io corra, cammina solamente*




Sono tornato a scuola, non posso permettermi di perdere troppe lezioni.
Il pensiero di rivederlo mi esaspera, perché non so capire che cosa mi provoca. Non so decifrare le emozioni che sento agitarsi dentro di me. Dare loro un nome.
Sono confuso, completamente, irrimediabilmente.
E la confusione non riguarda solo cosa provo nei confronti di Harry, fosse solo questo!
No!
Riguarda principalmente cosa sono io.
Questo è ciò che mi fa stare male.
Tutte le mie certezze sono crollate nel giro di un paio di settimane.
Le certezze che avevo da una vita, con cui ero cresciuto.
Ero fermamente convinto di conoscermi in modo completo e accurato, niente zone d'ombra, niente buchi neri, niente lato oscuro.
Ed ora mi sto chiedendo chi diavolo sono, perché sto agendo in questo modo, perché è bastato un maledetto bastardo pazzo e depravato che cerca di intimidirmi, per mandarmi in tilt.
Che ne è delle mie sicurezze, che ne è della mia autostima, della percezione di me stesso come di qualcuno che non può essere deviato dalla via che desidera perseguire.
Mi sento uno straccio, un' ameba.
Cerco di mantenere almeno esteriormente un comportamento dignitoso, quello che mi contraddistingue: serio e pacato.
I miei compagni prima dell'inizio delle lezioni mi chiedono gentilmente come sto, ma Harry Edward Styles se ne sta stravaccato sul banco e non alza neppure la testa.
Quando suona la campanella della ricreazione, mi alzo e mi accorgo che lui è proprio dietro di me.
"Vai alla scala esterna, ci vediamo lì" mi sussurra, attento a che nessun altro possa sentire.
Perché ci sto andando?
Perché non ho ignorato il suo bisbiglio?
Perché ci voglio andare!
Sì è così, inutile continuare a fingere con me stesso.
Anche se non ne capisco il motivo, anche se non esiste nessuna giustificazione.
Lo trovo che si sta accendendo una sigaretta, mi prende per il polso e mi trascina fuori.
"Non si può uscire, è vietato" dico.
"Già"
Sale le scale esterne di sicurezza, arriviamo in cima, c'è una porticina di legno con un cartello di divieto d'accesso alle persone non autorizzate.
La spinge con forza, è aperta.
Siamo nella soffitta della scuola, tra polvere, scatoloni, banchi e sedie ammonticchiate in disordine.
Una luce incostante entra attraverso alcuni spioncini, creando una penombra metallica.
"Non dovremmo essere qui, se ci scoprono ci sospenderanno"
"Sicuramente"
Mi osserva un istante.
"Hai paura Louis?"
Annuisco in silenzio.
"Ti piace avere paura?"
"No, che domanda è?"
"E allora cosa ti piace in ciò che stiamo facendo ora?"
"Niente"
"Non saresti salito fino a qui, non mi avresti seguito"
Ha ragione, mi accorgo che ciò che mi ha spinto ad accompagnarlo è legato a qualcosa che mi sfugge, ma che nello stesso tempo mi attrae con una potenza che supera ogni mia barriera, ogni mia volontà.
Mi si avvicina.
Sento il suo corpo accanto al mio che rimane immobile, che non fa nessun gesto di difesa, di protezione, ma si offre inerme e sguarnito di ogni possibile barriera.
Vedo le sue mani che mi scompigliano i capelli, che seguono il contorno degli zigomi, che scendono lungo la mascella e disegnano la curva della mandibola.
Vedo i suoi occhi così vicini.
Una prossimità mai vissuta con nessuno.
Così intensa.
Così violenta.
Così lancinante.
Le sue labbra sulle mie, sono solo qualcosa in più di suo che si appropria di me.
La sua lingua nella mia bocca sancisce l'appartenenza del mio corpo alla sua volontà.
Sento qualcosa di duro che sfrega sulla mia bocca, sul palato, sull'interno delle guance, metallo freddo mischiato a saliva e alito caldi.
Non mi sono mai accorto del piercing che ha sulla lingua.
Si stacca, mi guarda sogghignando.
"Quante volte hai baciato?"
"Qualcuna"
I suoi occhi si stringono, la bocca si storce.
"Voglio una risposta precisa"
Voce tagliente come una lama.
"Tre o quattro" balbetto.
"Maschi o femmine?"
"Femmine"
"Femmine? Sicuro?"
"Certo, chi altro?"
"Baci male Tomlinson, sei assolutamente incompetente, non va bene assolutamente"
Lo fisso negli occhi aspettando che cosa decida di fare per questa mia incapacità.
"Mi sono sbagliato, non sei una sassy queen, lo potrai diventare, ma solo dopo seri e duri allenamenti. Ma tu sei un perfezionista vero? Sei uno che non lascia un lavoro a metà, sei uno che se si propone una meta la raggiunge a tutti i costi, non è così?"
"Sì è così"
"Per questo ho scelto te, so che le mie lezioni daranno i loro frutti, so che ti applicherai, ma dobbiamo cominciare dalla base, c'è molto lavoro da fare"
Sto zitto.
"Allora, aspetto una tua risposta"
"Mi impegnerò" dico senza neppure pensarci.
Perché?
Perché ho dato questa risposta che va ad avvallare tutte le assurdità che Harry Edward Styles sta dicendo?
Perché è quello che voglio fare.
Sì, misurarmi con questa sfida, con questo impegno che non so dove mi porterà.
Seguire il bianconiglio, gettarmi a capofitto nel buco senza fine che è la sua tana.
"Ora andiamo"
Esco seguendolo.
Prima di rientrare in classe si avvicina al mio orecchio.
"Per tua informazione le femmine non fanno per te, tu sei frocio Louis."

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