8.You are my persecution

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Come to me
*Vieni da me*




Quanto tempo è passato da quel giorno in cui Harry Edward Styles è entrato nella nostra classe e si è seduto accanto a me?
Non riesco a calcolare il tempo seguendo dei parametri normali.
I miei calcoli sono legati alle esperienze a cui mi sta sottoponendo.
Lui è lento.
Lento nel procedere con me.
Lo fa sicuramente perché sa che per me sta diventando una tortura aspettare.
Cosa?
Non lo dico neppure a me stesso, ma non vedo l'ora che lui mi possegga.
I miei genitori hanno cominciato a captare qualcosa di stonato in me.
Non sono soddisfatti dei miei voti scolastici, che pur rimanendo ottimi non lo sono sempre.
Della mia aria svagata, ma soprattutto delle mie uscite pomeridiane che sono diventate più frequenti.
"Che c'è? Hai litigato con qualcuno?"
Harry me lo chiede appena entro nel suo appartamento, ancora con il fiatone per la corsa fatta, dopo una discussione con mio padre.
E mi sorprende perché è la prima volta che sembra accorgersi di me come individuo e non solo come suo trastullo.
"I miei mi stanno creando dei problemi"
"Perché?"
"Mio padre pensa che da un po' esca troppo e si è accorto che gli racconto delle storie, ha minacciato di non farmi più uscire"
Lui ride.
"Padri stronzi, amano minacciare, impaurire, ma è importante non accettare le loro intimidazioni"
"Tu avresti potuto rovinarlo il tuo, ma non lo hai fatto"
"Certo, ho fatto di peggio. E' da quando avevo undici anni che ogni anno cambio scuola, ho girato tutte le migliori scuole dell' Inghilterra, ogni anno uno scandalo, una sospensione, un dover sparire alla svelta perché nessuno venisse a sapere. Sono un tipo poco raccomandabile, in realtà mi piace eccedere, in tutto. Ho diciotto anni ma ho provato più cose io che una persona media in tutta la sua vita"
Ride, di gusto.
"Molto, molto di più. Ho deciso di non avere limiti, quello che desidero faccio o mi prendo, ma il divertimento vero consiste nel sapere che mio padre pur rodendosi il fegato mi coprirà sempre, che userà il suo potere per mettere tutto a tacere; so che mi odia perché infango il suo nome, perché i miei vizi non li soddisfo di nascosto, magari tra le sicure pareti domestiche come ha fatto lui, ma anche se probabilmente vorrebbe vedermi morto deve tacere, sa che se io cado lui cadrà con me e non solo perché è mio padre ma perché io, giunti a quel punto, racconterò tutto quello che lui è veramente"
"Non hai paura che in qualche modo ti possa far smettere di minacciarlo?"
"Quando hai a che fare con una belva o ti lasci sbranare o ti affili gli artigli. Non voglio finire come mia sorella che entra e esce da cliniche per disintossicarsi, lui sa che io non mi farò più sbranare, mai più e che i miei artigli ora sono più pericolosi dei suoi. In realtà non mi può fare nulla, solo odiarmi ma non certo come io odio lui"
"Potrebbe trovare il modo di farti smettere, potrebbe farti del male"
"Tutto il male che poteva farmi, me lo ha già fatto"
"La tua situazione è diversa, io sono sempre stato un ragazzo educato che dta alle regole e i miei potrebbero mandarmi in un collegio o fare tutto quello che vogliono se solo ci provo.."
"Solo se tu glielo permetterai"
"Non ho idea di come oppormi, non l'ho mai fatto"
"Non devi opporti, solo essere più furbo di loro. Racconta la verità, la verità è forte più di qualsiasi bugia"
"Che verità? Che dovrei dire?"
"Che quando esci vieni da me, che siamo diventati amici, che mi dai una mano con i compiti perché io te l'ho chiesto e a te è sembrata una buona idea accettare."
"Perché?"
"Perché io sono Harry Edward Styles, il figlio dell'onorevole Desmon Styles e tu pensi che la nostra amicizia è una buona occasione per te e per tutta la tua famiglia di fare un bel salto di qualità, è un'opportunità ottima che non hai voluto lasciarti sfuggire"
"Pensi che basti questo?"
"Basterà"
Poi lui ritorna ad essere quello di sempre, come se questo momento, questa parentesi si sia chiusa inesorabilmente.
Ed anch'io ritorno ad essere quello di sempre, perdo la mia personalità, ritorno ad essere un suo gingillo.
Va in bagno e ne torna con una trousse di trucchi in mano. Ne estrae un rossetto rosso fuoco e con un pennellino morbido comincia a dipingermi le labbra a forma di cuore.
Rimane un po' a guardare la sua opera, sorride soddisfatto.
Poi mi penetra ancora con le dita.
Rimane piacevolmente sorpreso dal fatto che usando il suo regalino mi sia più allargato e proprio per questo ne usa prima due e poi tre anziché uno come la prima volta.
Si muove dentro di me provocandomi come al solito disagio, ma poi al fastidio subentra lentamente piacere.
E più lui muove le dita, più io comincio ad eccitarmi.
Mi trovo con un'erezione difficile da nascondere.
Mi trovo a gemere senza ritegno.
Vorrei che prendesse di nuovo tra le mani il mio membro e mi facesse venire, come è successo pochi giorni prima in bagno, ma naturalmente lui non accenna neppure a una cosa del genere.
Solo nel momento in cui mi fa voltare se ne accorge e corruga le sopraciglia e stringe gli occhi.
Fessure di acqua, frammenti di vuoti di bottiglia.
"Fatti una sega, veloce mi raccomando, non ho ancora finito"
E io ubbidisco naturalmente, mentre lui mi osserva con aria schifata.
"Ti avevo già detto che non voglio che tu ti ecciti, mi pare"
"Lo so, è che non dipende da me, non ce la faccio"
"Dove è andata a finire la tua famosa volontà Lou, dove la tua supposta capacità di controllarti?"
La sua voce trasuda sarcasmo.
Io non parlo.
Dov'è andata?
Dà un ultima occhiata di disprezzo al mio membro ormai moscio e mi dice di voltarmi di nuovo.
"Riprendiamo il lavoro, ti voglio scopare con le dita ancora per un bel po', ma tu non devi eccitarti hai capito? Non te lo voglio vedere ridiventare duro. Sai a volte penso di essermi sbagliato con te. Forse mi sono fatto ingannare dal tuo viso dolce e dai tuoi occhi da cortigiana, ero convinto di dover impegnare tempo e pazienza per farti diventare quello che desidero, ma non è la tua inesperienza il problema, mi sto sempre più convincendo che sei solo una puttanella che non vede l'ora di prendere il suo primo cazzo "
Le sue parole scivolano su di me come olio bollente.
Ma ciò che è veramente una tortura, è sentirmi penetrare da lui e dover pensare ad altro, per non deluderlo di nuovo.
Terminato, si allontana lasciandomi senza fiato.
Mi alzo e mi stiracchio i muscoli indolenziti ma lui è già dietro di me e mi copre gli occhi con una benda nera.
Poi mi spinge le braccia dietro la schiena e sento che mi lega i polsi con un laccio di cuoio.
Il cuore mi batte forte.
Ho paura.
Paura di non vedere nulla, paura di essere immobilizzato.
Non so da dove nasca questo panico, non certo da oggi, sono fobie che mi porto dietro fin da piccolo.
Lui si accorge dell' angoscia che si sta impossessando del mio corpo nonostante gli sforzi per controllarmi.
"Non ti faccio niente"
Ma le sue parole non bastano, comincio a tremare violentemente.
La sua bocca è vicinissima alla mia, posso sentire il suo alito sulle labbra.
"Ehi calmati e ascoltami, voglio che tu ti fidi di me hai capito, ciecamente, in modo assoluto, se non sei in grado di superare le tue paure diventa tutto inutile. Ti ho detto che non ti accadrà niente di male. Ti fidi di me?"
"Sì" balbetto cercando di calmarmi.
Sento che mi accarezza i capelli.
Poi con le mani sulle spalle mi spinge ad accovacciarmi sulla moquette del salotto.
Cerco di sopperire con l'udito alla possibilità di vedere e di toccare.
Ogni rumore che sento mi fa rabbrividire, sono teso, ogni muscolo pronto a scattare.
Intuisco che lui si sta sedendo accanto a me.
Qualcosa sulle labbra mi fa fremere.
"Avanti assaggia"
Cerco di annusare, di farmi un idea di cosa vuole che mi metta in bocca.
"Fidati"
E io apro la bocca.
Alterna piccoli bocconi di cibo dai diversi aromi sempre più speziati.
Sempre più piccanti.
Poi passa un cubetto di ghiaccio sulle mie labbra irritate e brucianti, me lo mette in bocca.
E infine ci spalma una crema dolce e densa.
Le ripulisce con la lingua e poi mi mette in bocca il suo dito zuccherato e io lo succhio,
con avidità e disperazione.
C'è un'intensità in questo momento che quasi mi spezza il respiro.
Non solo il mondo è scomparso, ma anche noi due.
C'è solo la percezione del suo dito nella mia bocca.
E basta!
Io non so più dove sono, dovunque o da nessuna parte.
Annullato.
Lui è solo il suo dito dentro di me, che mi da piacere.
Questa è la felicità.
Quella più intensa e violenta che abbia mai sperimentato.
Potrei stare qui per sempre.
Morire ora.
Nulla ha importanza.

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SPAZIO AUTRICE

*prossimo capitolo a 70+ visualizzazioni e 5+ voti*

Finalmente aggiorno, alleluia!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Sinceramente non mi piace moltissimo maaa quando ho poca fantasia é così.... ora vado a nanna ahahah buonanotte bellezze!

Buonasnoche, Letstrytowrite.

You are my fetishOù les histoires vivent. Découvrez maintenant