Capitolo 6

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Thomas aveva lo sguardo serio, fisso sul suo amico. Sentiva che per un momento, uno solo, gli si era fermato il cuore. Era successo davvero, e non gli era scesa l'aria ai polmoni, e la testa gli era diventata calda e pesante. Per fortuna, Minho scoppiò a ridere, battendogli pacche sulla spalla.
-Sei proprio un pive! Prendi tutto sul serio,eh? Tranquillo, non volevo offenderti. Ma sul serio, non parlavi così nemmeno di Teresa. Devi tenere tanto a lui. E poi, meglio che mi abitui all'idea di quello che è successo, se devo affrontare questo viaggio con te.
Thomas accennò un sorriso. Minho lo stava solo prendendo in giro,era uno scherzo. Eppure quella frase aveva avuto uno strano effetto su di lui. Non era la voglia di prenderlo a pugni che si aspettava di provare, era come un senso di autodifesa, di parare le mani avanti a sé e dire 'ti sbagli!'. Era come se avesse un segreto da proteggere, perché doveva conoscerlo solo lui.
Ripresero a camminare ancora per qualche ora, poi si fermarono perché quella notte non c'era nemmeno la luna ad illuminarli. Avevano superato quel mucchio di abitazioni che avevano visto in lontananza, perché erano solo rovine abbandonate. Erano passati sopra le macerie alla ricerca di qualcosa di utile, ma avevano trovato solo uno zaino vuoto che portavano a turno nella speranza di poterlo riempire.
Minho fece il primo turno di guardia, mentre Thomas si distese con le spalle appoggiate alla schiena del suo amico. Pensava che avrebbe voluto dormire per tutte le due ore che avevano accordato, invece non riuscì nemmeno a chiudere gli occhi. Aveva ancora quella frase in mente. "Sei innamorato di Newt". Perché non gli era andato giù quello scherzo? Perché continuava a tornargli in mente? Prese a girarsi e rigirarsi nel tentativo di sbarazzarsi di tutte queste domande, quando Minho gli levò l'appoggio della sua schiena.
-Ascolta amico,se proprio non vuoi dormire, facciamo a cambio, perché io invece ne ho un gran bisogno.
Thomas sbuffò e si sentì in colpa per aver fatto perdere sonno inutilmente a Minho. Si mise seduto con le gambe incrociate, allo stesso modo dell'amico fino a pochi istanti prima. Questo, da parte sua, iniziò subito a russare, e il rumore rimbombava nelle orecchie di Thomas, già tormentate da troppe voci dentro di lui.
Alzò lo sguardo e vide il cielo esageratamente scuro. Prima gli ricordò il giorno in cui era iniziata la fine, nel Labirinto, quando sopra la loro testa non sorse il sole ed era tutto grigio. Poi gli ricordò qualcosa di più bello. Sempre nel Labirinto, prima del cielo senza colori, a differenza dell'oscurità di quella sera che sraca vivendo, le stelle c'erano, ed erano anche più luminose del reale. Si era trovato a guardarle per ore, e una volta era con Newt. Erano distesi sul prato diradato di fronte il cimitero, quel cimitero dove aveva dormito tante volte perché era tranquillo. Ma a Newt faceva paura, quindi erano rimasti fuori. Ricordava che Newt si metteva a ridere ogni tanto, spezzando il silenzio, perché diceva di vedere alcune stelle che per un secondo si illuminavano di più, o scomparivano del tutto. Thomas pensava che fosse pazzo, ma col senno di poi capiva che probabilmente erano problemi tecnici alla base della C.A.T.T.I.V.O.
Si erano addormentati presto, ma Thomas si era svegliato prima dell'alba. Lo aveva trovato accucciato al suo petto, con i capelli davanti agli occhi e la bocca contratta, l'espressione impaurita. Si era alzato lasciandolo lì a combattere con se stesso, con le lacrime da bambino che minacciavano di rigargli il volto, con le mani che si stringevano a pugno. Probabilmente stava facendo un incubo. Gli aveva raccontato di quanto spesso capitasse da quando si era buttato dalla parete del Labirinto. Era andato così vicino alla morte che la paura di questa lo perseguitava giorno dopo giorno. Thomas stesso si era fermato diverse volte a pensare come sarebbe stato se quella volta Newt fosse morto. Non lo avrebbe conosciuto. Ci pensava anche adesso. Non si sarebbe sentito al sicuro,non avrebbe avuto un'ancora...non lo avrebbe ucciso. E adesso non gli mancherebbe, non sentirebbe il bisogno di riaverlo con sé. Non penserebbe a tutto questo.
"Sei innamorato di Newt". Ancora quella frase che ritornava a farsi viva. "Forse è vero",iniziò a pensare, ma cercò di scacciare dalla testa quest'assurda possibilità. Però, pensava anche che sarebbe stato più facile se Newt non fosse mai entrato nella sua vita, ma sarebbe stato anche tutto più schifoso. Thomas non voleva che fosse facile, voleva che fosse memorabile. Voleva una vita degna di essere chiamata tale. E ne aveva avuta una che poteva valere per dieci vite delle persone normali, ma non era piena. Lo era stata, non lo era più. Sarebbe potuta non esserlo. Dipendeva tutto dall'acqua che riempiva lo stagno arido: Newt. Thomas guardò l'albero davanti a sé, e senza pensarci su più di tanto capì perché Newt aveva desiderato di morire sfidando il vuoto sotto di lui. Capì perché aveva scelto di sopportare una pallottola in testa.
Improvvisamente ebbe un tuffo al cuore. Pensò alla lettera, all'espressione dolce e innocente del suo viso mentre diceva "per favore,Tommy", all'inclinazione della sua voce ogni volta che lo chiamava in quel modo. Pensò a come non lo guardava negli occhi quando rideva per merito suo, a come si torturava le dita quando erano soli, pensò a come si era addormentato quella notte sotto le stelle. Pensò che Minho non diceva mai nulla per caso, e se aveva fatto quella -a suo dire- battuta, doveva esserci un motivo. Forse aveva visto qualcosa che a Thomas era sfuggito. Forse Newt gli aveva rivelato il suo, di segreto. Forse era Newt ad essere innamorato di Thomas.

The Maze Runner - La Vita Dopo WickedWhere stories live. Discover now