Capitolo 13

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Minho andò freddo verso la cabina di pilotaggio. Non che fosse in pensiero per Brenda e Jorge, ma sapeva anche che - se fossero stati ancora vivi - sarebbero riusciti a cavarsela, ma loro dovevano andare via da quel posto. Iniziò ad analizzare tutti i pulsanti e le manopole che aveva davanti, sperando di trovarci in fretta un senso logico.
Thomas e Newt stavano seduti ai lati opposti della "stanza" grande, entrambi intenti a guardare per terra. Newt picchiettava nervosamente il piede sul metallo che componeva il pavimento, producendo un rumore che Thomas faticava a sopportare. Quel ticchettio disturbava i suoi pensieri, gli stessi da cui Newt voleva allontanarsi proprio con quel fastidioso e monotono suono.
-La smetti, per favore?- ringhiò Thomas.
Newt si assicurò che Minho fosse abbastanza concentrato sui comandi per preoccuparsi di loro, e vedendolo che probabilmente desiderava strapparsi i capelli per la disperazione si precipitò accanto a Thomas. Voleva parlargli. Forse non solo.
-Quindi l'unico modo per poterti parlare è...darti fastidio?
In tutta risposta, Thomas si girò dall'altra parte.
-Allontanati.-gli disse.
-Lo so che non lo vuoi davvero.-rispose il biondino con una risatina. Strinse le labbra, sperando di non aver detto una stupidaggine.
-Sai cosa, Tommy?
Quello si girò, sentendo uno strano tono nella voce del compagno. Qualcosa di innaturale, qualcosa di...malato. Ma forse era solo una sua impressione.
Non aspettò effettivamente una risposta, prima di continuare il suo discorso. Si alzò in piedi, piantandosi così vicino a Thomas da costringerlo ad allungare completamente il collo per guardarlo negli occhi. E quegli occhi... quegli occhi erano rossi, iniettati di sangue e allo stesso tempo maledettamente dolci e tristi. Erano così Newt.
-Tu mi hai ridotto così.
Thomas spalancò gli occhi, confuso da quell'affermazione tanto decisa.
-Tu mi hai fatto andare fuori di testa.
Stava alzando il tono della voce.
-È solo colpa tua se sono impazzito!
Ormai urlava, richiamando l'attenzione di Minho che lo vide prendere Thomas per le spalle e sbatterlo contro la parete. Si avvicinò correndo a loro, e staccò Newt dalle spalle di Thomas dovendo usare più forza del previsto. Le sue dita si erano strette così tanto da far diventare le nocche bianche. Minho lo girò verso di sé, urlandogli in faccia, ma Newt restò impassibile, con lo sguardo fisso nel vuoto. Sembrava una bambola. Un'adorabile bambola morta.
Thomas osservava la scena da dietro le spalle di Newt. Deglutisce, chiedendosi se quelle parole potessero essere vere. Ma poi, un altro dubbio, di gran lunga peggiore al primo inizia a farsi strada nella sua mente. Quel comportamento, quegli occhi venati...tutto ricordava il periodo in cui Newt si stava ammalando. Ma era tornato in vita solo da pochi giorni, come poteva ripetersi tutto così in fretta?
Newt strinse le labbra e, prendendo Minho per la testa, lo gettò di lato come se fosse senza peso, con una freddezza glaciale. Gli fece sbattere la nuca contro il piede di una specie di libreria, da cui cadde tutto ciò che c'era sopra. Thomas scattò in piedi, piantandosi a pochi centimetri dal viso di Newt, le mani sulle sue tempie. I loro occhi erano sulla stessa linea ma in mondi paralleli.
-Newt...-continuava a sussurrare-Svegliati, Newt...
Lui scosse la testa, come riprendendosi da una fase di trance.
-Tommy.
Minho, ancora per terra, si mise faticosamente a sedere con la schiena appoggiata alla parete. Anche lui, adesso, iniziava ad avere la stessa paura che tormentava Thomas.
-Tutto bene?- chiese quest'ultimo a Newt.
Lui si guardò intorno, e sulla sua destra notò Minho circondato da libri e provette vuote. Scosse la testa. Si stava di nuovo ammalando?
-Non...non sono pazzo, è stato solo...
Thomas lo abbracciò. Non doveva dire altro, gli sarebbe stato comunque accanto. Newt scoppiò in lacrime, stringendosi al petto di Thomas, soffocando i singhiozzi sulla sua spalla.
-Non è giusto, non è possibile...-sembravano le uniche parole che conoscesse.
-Quando siamo atterrati- prese a spiegare Minho, mentre si rimetteva in piedi -degli Spaccati hanno invaso la Berga. Penso abbiano lasciato il virus in circolazione nell'aria, o qualcosa del genere. Non pensavamo che...insomma...
-Speravamo che diventassi un Mune come noi.- terminò Thomas.
Newt scosse la testa, senza staccarsi da lui.
-Evidentemente non è così.
Il silenzio che seguì era colmato dai loro corpi che avevano sempre più bisogno di avvicinarsi. Sapevano entrambi cosa li aspettava da quel momento in poi, avrebbero dovuto godersi ogni momento di lucidità di Newt che gli restava. Minho li osservava a pochi passi di distanza, e bastò un'occhiata a come le mani di Thomas stringevano e accarezzavano i fianchi di Newt per fargli capire che piega stessero prendendo le cose tra loro due. Involontariamente, una smorfia di disapprovazione gli solcò il viso.
-Vi lascio soli.- disse, allontanandosi verso la cabina di pilotaggio. Thomas si staccò rapidamente da Newt, superandolo per parlare con Minho.
-Non è come pensi!-quasi gli urlò, con la voce incrinata dalla consapevolezza della bugia.
-Oh "Tommy", è esattamente come sembra.- e si chiuse tra i comandi del velivolo.
Newt scoppiò a ridere. "Come può ridere in questo momento?" pensava Thomas. Poi capì che era una delle risatine isteriche provocate dalla malattia.
-Andiamo a dormire, Newt.- disse secco.
Ma prima che potesse allontanarsi, il biondo lo afferrò per la maglietta e tirandolo verso di sé lo baciò con tutta la passione che aveva in corpo. Thomas si lasciò trasportare, attirò il ragazzino dai fianchi, facendo poi scorrere le mani sulla maglia lungo tutto il busto, sentendo costola per costola la sua magrezza e allo stesso tempo sentiva muscolo per muscolo la sua forza.
-Ci sono un paio di brande, nell'altra stranza.-sussurrò Newt.
-È la malattia a volerlo, o sei tu?
-Non sono mai stato così sano di mente, Tommy.-rispose sorridendo sulle labbra dell'altro. Thomas si guardò intorno fin quando non scorse una porta semiaperta da cui si intravedeva lo scorcio di un lettino.
Facendo intrecciare le loro lingue costrinse Newt a camminare all'indietro, incollati l'uno all'altro, fin quando non raggiunsero quel materasso coperto da un lenzuolo azzurro. Entrarono e Thomas chiuse la porta con un piede prima di far distendere Newt sul letto. Lui gli si mise sopra, guardandolo negli occhi. Lo vide spaventato, e gli venne da sorridere. Faceva tanto l'intrepido, ma restava un ragazzino insicuro.
-È tutto okay.-gli sussurrò all'orecchio, sfilandogli piano la maglietta sporca. Scoprì un corpo solcato da cicatrici, il che gli fece venire un moto di tenerezza. Prese a baciarle una per una, accarezzandogli il petto per poi far ruotare le mani verso la schiena. Sentiva le vertebre una per una e si divertiva a far passare lì le dita.
Newt si sciolse sotto il suo tocco, ansimando debolmente con le pupille dilatate dal piacere. Thomas si staccò un attimo per togliersi anche lui la maglietta, mostrando un fisico più curato e massiccio rispetto a quello del compagno, e riprese a baciarlo, stavolta sul collo, lasciando succhiotti qua e là. Newt si inarcava involontariamente verso di lui, gemeva per le unghia che gli graffiavano la schiena. Thomas continua a lasciargli scie di baci umidi, scendendo fino all'orlo dei pantaloni, con Newt che, tenendolo dalle spalle, lo spinge verso di lui. Stava per slacciargli il bottone quando si sentono sobbalzare, e la voce di Minho sovrasta i loro gesti.
-Si parte!
Thomas si accascia sul corpo livido di Newt, respirando il suo profumo pungente.
-La prossima volta?-gli sussurra.
Il biondo annuì, e quando Thomas scese da lui gli si appoggiò al petto. Ecco, così, nella loro bolla, una cosa così giusta non poteva sembrare sbagliata a nessuno di loro due.

The Maze Runner - La Vita Dopo WickedWhere stories live. Discover now