II

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Chuck fece segno a Thomas di alzarsi per lasciarlo passare. « Io vado al bagno », annunciò al gruppo e Minho gli lanciò contro un fazzoletto sporco e appallottolato. « Cerca di non perderti nel labirinto, Chuckie! »
« Se non torna entro cinque minuti mandiamo una squadra di ricerca », propose Newt e tutti ridacchiarono.
Si trovavano in quel bar da poco meno di mezz'ora. Thomas non aveva ordinato nulla, ma Minho l'aveva costretto ad assaggiare il suo drink e Thomas aveva finito per mandarlo giù in un sorso solo. Ora si sentiva più allegro e la tensione che aveva provato all'inizio della serata si era dissolta, così come il pensiero dei suoi genitori, che ormai dovevano essersi resi conto della sua assenza.
Thomas sorrise, sentendosi felice come non lo era da settimane. Provava un senso di appartenenza che gli era estraneo, quasi come se lui e i Radurai si conoscessero da sempre: Thomas era diventato parte di quella cerchia allegra e spensierata, anche se solo per una sera.
Quando Chuck tornò dal bagno, pochi minuti dopo, sorrise divertito ai ragazzi e indicò con un cenno il paravento alle sue spalle, oltre il quale si trovava lo stretto corridoio che conduceva al bancone. « Che storia! Ci sono due tipi qui fuori che stanno dando spettacolo », trillò.
« Chi? » Minho si alzò sulle punte per sbirciare, ma dalla sua postazione era impossibile che riuscisse a vedere qualcosa. L'alternativa era far alzare tutti (dato che era seduto al centro, schiacciato tra due gruppi) e avvicinarsi al paravento, ma lui ci rinunciò e tornò a sedersi, indirizzando a Chuck un'occhiata interrogativa. Il ragazzino si strinse nelle spalle. « Ma che ne so. Una MILF e un tizio, forse il marito. Hanno perso un figlio o qualcosa del genere ».
Thomas per poco non si strozzò con la saliva. Ignorando il commento di Chuck nei confronti della donna, si voltò verso Newt con gli occhi sgranati e lui ricambiò il suo sguardo con un'espressione confusa e le sopracciglia aggrottate, ma bastarono pochi istanti affinché capisse. « Cacchio », sibilò, lanciando una rapida occhiata al paravento. « Sotto al tavolo! », disse poi e fece segno a Thomas di scivolare tra le gambe degli altri Radurai, che osservarono la scena senza capire.
« Cosa caspio stai facendo? », chiese Minho.
« Newt, cacchio, conosci la nostra politica in merito ai pompini fatti nei luoghi pubblici ».
« Zitto, Gally », gli intimò Newt, brusco. « Zitti tutti. Quelli sono i genitori di Tommy ». Thomas arrossì al soprannome e fu felice che nessuno riuscisse a vederlo. La voce di Newt gli giunse ancora all'orecchio: « Dopo vi spiegherà lui. Chuck, Tommy è visibile da lì? No? Bene così, torna a sederti, ora. Bocca chiusa ».
Thomas ricevette un calcio sul fianco. « Un po' di attenzione, diamine », rantolò.
Gally rdacchiò. « Ooops! Scusami tanto, pive », commentò, ma la sua voce non tradiva alcun dispiacere, anzi.
« Gally », disse Newt, « ti infilo questo bicchiere su per il culo, se non la smetti immediatamente ».
« Calmati, Newt, non volevo mica dar fastidio al tuo ragazzo ».
« Che testa di caspio ».
Il rumore di tacchi contro il pavimento giunse da dietro il paravento. Thomas non riusciva a vedere nulla, se non le gambe dei ragazzi che gli facevano da scudo, celandolo alla vista.
« Scusate, ragazzi », disse Abigail. La sua voce era scossa dal panico, ma Thomas non riuscì a impedirsi di pensare che lei e suo padre se lo meritavano. « Avete visto questo ragazzo? »
I Radurai risposero nello stesso momento, generando una cacofonia di voci differenti e sovrapposte.
« Mai visto ».
« No, mi dispiace ».
« No ».
« Sicuri? » Abigail era disperata. Thomas fu sul punto di scivolare fuori dal suo nascondiglio e farsi vedere, ma l'idea della reazione che avrebbe potuto suscitare nella donna lo terrorizzava: lo avrebbe messo in imbarazzo davanti a tutti gli altri (davanti a Newt!) e lo avrebbe trascinato via da quel luogo senza possibilità di replica. Thomas si morse in labbro fino a sentire in bocca il sapore del sangue e tese le orecchie.
« Aspettate », disse ancora sua madre, in tono pratico, « forse in questa si vede meglio. Niente? »
« Ci dispiace, signora ».
« Dannazione ». Abigail emise un verso di frustrazione. « Grazie comunque. Se lo vedete, chiamate questo numero ». Thomas intravide le sue gambe avvicinarsi al tavolo dei Radurai. Stava scrivendo il suo numero da qualche parte.
Quando suo figlio sentì lo scalpiccìo dei suoi passi e si mosse per uscire, la mano di Newt sbucò dall'alto e gli fece segno di aspettare. Thomas si immobilizzò e sentì ancora una volta la voce di sua madre, anche se si era fatta più distante. Forse stava chiedendo agli altri avventori del bar.
Passarono alcuni interminabili minuti prima che Newt desse a Thomas il via libera. Il ragazzo si trascinò fuori a fatica e si sedette al suo posto. Aveva i capelli scompigliati ed era abbastanza sicuro che l'indomani si sarebbe ritrovato il corpo disseminato di lividi a causa di Gally.
« Uh-uh! », cinguettò quest'ultimo, agitando in aria un tovagliolo bianco. « Ho il numero della madre di Thomas! Non ci ha messo molto a darmelo, eh? »
« Che coglione ». Thomas si allungò e gli strappò di mano il fazzoletto, controllando il numero scritto sulla sua superficie. « E, per la cronaca, Gally, ti è andata male: questo è il numero di mio padre ».
« Ora vogliamo sapere cosa cacchio è successo ». Minho si sporse sul tavolo puntellando i gomiti e rivolse a Thomas uno sguardo carico di aspettativa.
« Ho solo piantato i miei al ristorante », si limitò a rispondere lui, stringendosi nelle spalle. « Sono insopportabili ».
Dai Radurai si levò un coro di oooh. Alcuni cominciarono ad applaudire e Newt circondò le spalle di Thomas con un braccio. « Ora capite perché l'ho trascinato qui dentro, huh? »
« Io pensavo fosse a causa della sua bella faccia », commentò Minho con un sorriso storto. Newt osservò il volto di Thomas con più attenzione, le labbra distese in un sorriso sardonico, gli occhi semichiusi. Le sue ciglia arrivavano quasi a sfiorargli gli zigomi arrossati. « Anche per quella », disse, svincolando Thomas dalla sua stretta. Si portò la bottiglia di birra alla bocca e la svuotò. Thomas si sentì avvampare, gli occhi incollati alle sue labbra, che avvolgevano il collo della bottiglia in un'umida stretta... si riscosse con un brivido e distolse lo sguardo, a disagio.
Forse accettare l'invito di Newt non era stata una buona idea, dopo tutto.
Chuck gli rifilò una gomitata nel fianco. « Ehi, non sbavare dappertutto, questo posto fa già abbastanza schifo così com'è », lo punzecchiò a bassa voce, in modo che nessun altro potesse sentirlo. Thomas si massaggiò il costato con una mano e gli indirizzò un'occhiata torva, ma non disse niente.
Lui non stava affatto sbavando.

Il tuo nome sul mio polso - NewtmasWhere stories live. Discover now